La mattina seguente dopo un'abbondante colazione e una rinfrescante doccia, decisi di andare in giro per la città, in compagnia della mia reflex. Il mio obbiettivo principale furono i passanti, come al solito: fotografai i bambini che giocavano per strada, un cane accucciato sul prato, e un uomo sulla quarantina, intento a riparare la sua vecchia auto, nel garage. D'un tratto notai un ragazzo seduto su una gradinata di un edificio abbandonato. Capii subito chi fosse. Naturalmente Harry. Mi avvicinai a lui e lo salutai timidamente. " Ehi , tu sei Harry, giusto?", "si, e tu sei la vicina rompiscatole e impicciona, giusto?".
Stronzo, pensai. " Già, lo so che abbiamo iniziato col piede sbagliato, ma possiamo comunque provare ad essere dei buoni vicini, no?", " no"rispose secco. "Guarda che io ti capisco" dissi cercando il suo sguardo. " ma cosa ne puoi sapere tu? Non mi conosci nemmeno! Sai come ci si sente ad essere l'urlo che nessuno sente?"disse alzandosi e puntandomi il dito contro.
" Conosco la tua storia, so che i tuoi genitori ti hanno abbandonato! Ti ho detto che so come ci sente!".
"Lasciami in pace!" Urlò. "Se tu mi conoscessi veramente, in questo momento non saresti qui con me, ma lontana almeno due chilometri".
"Hai mai ucciso qualcuno?", "no". "Allora dimmi per quale motivo dovrei starti lontano?"
"Sei troppo curiosa, spavalda e stupida ragazzina. Io non sono un ragazzo raccomandabile". "Non mi importa niente di ciò che dice la gente". "Ammettilo è stata mia nonna a chiederti di venirmi a parlare, per caso? Oppure sei solo attratta da me?".
"Ma cosa farnetichi? Io attratta da te... Tu sei fuori.." Risposi stizzita diventando paonazza in volto. "Va bene, ci ho provato e ho fallito. Ora è meglio che ritorni a casa". "Ricordi la strada?" "certo stoccafisso" . Gli voltai le spalle e me ne andai ancheggiando come un'oca.
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È inutile dire che mi persi.
Guardai il cielo e notai che il sole era stato coperto da degli enormi nuvoloni grigi dall'aria un po triste, e che i giganteschi alberi diventavano sempre più fitti.
Sbuffai e mi diedi uno schiaffo sulla fronte continuando a darmi della stupida. Ad un tratto le goccioline d'acqua iniziarono a cadere copiosamente.
Corsi, senza una meta, alla ricerca di un rifugio, ma nelle vicinanze non c'era niente se non vaste distese di terra e alberi enormi che sarebbero potuti cadere da un momento all'altro se un fulmine li avesse colpiti.
La terra diventò subito fradicia e scivolosa e le mie scarpe assunsero un colore molto carino: color fango.
Iniziai a correre più velocemente ma caddi in una piccola buca. Tentai di risollevarmi ma notai subito di essermi sbucciata un ginocchio. Gridai in cerca di aiuto ma dubitavo che qualcuno potesse sentirmi. Ad un tratto però sentii due forti mani sollevarmi da terra per portarmi al riparo sotto un incavo della roccia.
Poi l'uomo del mistero mi posò per terra e riuscii fortunatamente a reggermi sulle mie gambe. Quando i nostri volti si ritrovarono a pochi centimetri di distanza, riconobbi i suoi meravigliosi occhi verdi. "Smettila di fissarmi" disse brusco. "Grazie Harry" lo ringraziai con la voce flebile.
All'improvviso un lampo squarciò il cielo, mi strinsi ad Harry, e lui posò le mani sulla roccia, ai lati della mia testa proteggendomi dalla pioggia con la sua schiena. Il suo sguardo era calamitato dalle mie labbra, del resto come il mio lo era dalle sue. Quelle labbra erano state fatte proprie per essere baciate, pensai.
Quando la pioggia cessò di cadere lui, a mio malgrado, si allontanò e ritornò a guardarmi con indifferenza.
"Ti accompagno a casa" disse prima di prendermi per mano e di iniziare a incamminarci verso la nostra meta.
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Ti scatterò una foto
RomanceFoto-grafia, significa scrivere con la luce, significa immortalare un qualsiasi momento della vita, renderlo indimenticabile. Gli occhi sono aperti, ma non vedono sempre. D'altronde non si vede solo con gli occhi. Quando io scatto una foto, tutti i...