Capitolo 1

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Mi era mancato.
Mi sento male al vedere questo mondo in comparazione al mio.
Mi dispiace sempre di più per la mia gente , che muore senza avere nessuna colpa .
Questo mondo è così bello da farmi schifo e io lo distruggerò se ci sarà bisogno .

Sono incazzata, ho fallito, di nuovo. Non riesco più a sentire la base. E come se non bastasse in questo bar i cornetti fanno schifo. Tutto fa schifo qui. Tutto.
Emily e Edoardo parlano del più e del meno. Anche se già siamo nella merda sento che succederà qualcosa, ma non riesco a capire se sarà qualcosa di bello oppure un'altra delusione.

È la voce di Edoardo a distrarmi dai miei pensieri «Agente, ora come proseguiamo? Non abbiamo più una nave e non possiamo contattare il nostro universo, siamo nella merda» per quanto mi dispiaccia ammetterlo ha ragione, non so cosa fare, le mie idee potrebberò peggiorare ancora di più la situazione.
«Non ti preoccupare, aspetteremò qui finche non riceveremo dei segnali dalla base. Per il momento non dovete più chiamarmi "Agente". La gente potrebbe sentirvi e insospettirsi , chiamatemi Elena» sono un fallimento, ma non devo permettere che loro stiano male, mi devo comportare da amica, ne hanno bisogno.
Sophie dice sempre che c'è del buono in me, ma che non lo dimostro.
«Va bene Age... Elena, è strano chiamarla per nome» risponde Edo alle mie raccomandazioni di poco prima .
«Lo so, bene, ora che so che abbiamo perso tempo sono arrabbiata, ma non sono più in veste di comandante, ma in veste di amica, quindi .... Chi vuole bere qualcosa per dimenticare tutta questa merda?» Sarà la scelta migliore ubriacarci? No. Allora perchè lo faccio? Per darci alla pazza gioia e dimenticare i numerosi fallimenti, non è così che si dice? Bevo per dimenticare? Non mi ricordo, ma sti cazzi, tanto lo faccio lo stesso.
«Io !» rispondono in coro tutti così efettivamente finiamo per ubbriacarci .

«Elena ?»
«Dimmi, Emily, succede qualcosa?» domando preoccupata.
« C'è un uomo che la fissa da tutta la sera» ah, questa risposta non me l'ha aspettavo.
Ho avuto solo una relazione seria nella mia vita e vorrei dimenticarla.
Al solo pensiero inizio a sentirmi male, è la voce di Edo, come sempre, a riportarmi alla realtà.
«Chi non la fisserebbe? È una bella ragazza, ha le labbra color bordo, delle labbra molto invitanti, la carnaggione chiara, i capelli neri lisci che fanno impazzire tutti i ragazzi, il fisico a clessidra, ma punto più importante: i suoi occhi, sono stupendi» sono sicura di essere arrossita, ci scommetto la vita.
«Edoardo!» lo rimproverà Emily dandogli un colpetto sulla nuca.
«Che cos'hanno di così speciale i miei occhi?» domando. Sono molto incuriosita dalla sua risposta, a me non piacciono i miei occhi.
«Ha gli occhi eterocromi, come cosa ci sarebbe di cosi speciale ?» risponde lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo, il suo intervento mi causa una risata.
«A me fanno paura, Edoardo, è brutto avere un occhio azurro e l'altro nero, io gli vorrei... normali» sono seria, so che molte persone gli trovano stupendi, ma a me fanno paura, poi dubito che quell'uomo da lontano abbia visto i miei occhi.
«Qui nessuno capisce un cazzo» sbotta lui infastidito del fatto che nessuno lo prende sul serio, Emily scoppia a ridire e a me sfuggie un sorriso.

Andiamo avanti a parlare per almeno mezz'ora finche Emily dice qualcosa a cui non avevo efettivamente pensato.
«Comunque, io direi che forse è meglio trovare un posto dove rimanere finche non riusciamo a sentirci con la base»
«Voi andate, io voglio prendere un gelato» spero solo che non faccia schifo come i cornetti di poco prima.
«Ci vediamo dopo Capo, la informiamo riguardo all'hotel» dice Edoardo imitando la voce di Emily, impeccabile e perfetta .
«A dopo» conludo io prima che quei due decidano di rimanere.

Pago il gelato e mi diriggo verso un parco. Non fa schifo come il cornetto. Grazie a Dio.
La giornata è così bella, vorrei tanto che mia sorella fosse qui con me. Per fargli capire che il mondo non fa poi così schifo.
Trascorre tutto bene finché un ragazzo mi si avvicina, non voglio guardarlo.
«

E cosi ti rivedo, non eri morta?» Merda, è la sua voce, la riconoscerei, la voce di colui che mi ha fatto soffrire tanto.
«Scusa ci conosciamo?» devo far finta di niente prima di saltargli adosso. Non l'ho ancora visto, magari non è lui.
«Si, Elena» okay, è lui. Rimane il fatto che non so come lui sappia qual'è il mio nome.
«Come fai a sapere come mi chiamo ?» domando senza guardarlo, non me la sento.
«Studiavamo insieme. Arte? Ti dice niente?» si vede che la me di quest'universo gradiva arte, io non la sopporto. Preferisco le materie nelle quali si usa il cervello.
«Scusa ma credo che tu ti stia confondendo, Nathan» Voglio che se ne vada. Adesso.
«Ora perchè sei incazzata ?Come fai a sapere il mio nome se dici di non conoscermi» sono incazzata perchè esisti, mio caro Natha Wilson.
«Vai via e lasciami finire il mio gelato, grazie» dico io, spero mi ubbidisca.
«Ma è mango e oreo? Ma non ti facevano schifo?» no, mi fai schifo te.
«Gli ho sempre amati» rispondo con una scrollata di spalle.
«Davvero? Io mi ricordo che ti piaceva cioccolato e caffè» a me? Che schifo.
«Quegli mi fanno schifo da sempre, ora te ne vai?» ripeto io.
«Non capisco cosa ti ho fatto?» non capisci cosa hai fatto? Mi hai minacciata, mi hai stuprata, mi hai menata quando ho provato a ribellarmi e la lista prosegue lunga quindi credo di aver motivi per essere arrabbiata con te.
«Non ti voglio vicino, mi riporti a galla dei brutti ricordi. Va via» in fin dei conti non posso dargli tutta la colpa, lui non è lui. Lui è il lui in un universo parallelo. Confusionario, vero ?
«Non me ne vado, voglio sapere che cosa ti ho fatto» No, di certo non glielo dico.
«Bene, me me vado io» concludo io prima di scoppiare a piangere per tutti i ricordi che mi tornano in mente.
Così mi alzo e prendo il telefono in mano, compongo il numero di Emily, squilla per 15 secondi dopo di che sento la sua voce dall'altra parte del telefono.
«Emily , dove siete ?» chiedo subito, senza neanche salutarla.
«Siamo all'Hotel Bellevue Syrene, le abbiamo preso una stanza» risponde lei.
Il suo tono di voce sembra preoccupato, ha capito che c'è qualcosa che non va. Lei mi capisce sempre. Per questo è la mia migliore amica. Anche se ultimamente sembra distante.
«Grazie , sto arrivando» dico io fermando un taxi che mi passa affianco.
Non mi giro a vedere Nathan, ma sento i suoi occhi adosso.

Scendo dal taxi un po' prima dell'hotel. Mi è sempre piaciuto camminare.
Continuo a chiedermi come starà Sophie, mia sorella, sarà viva? sarà morta? Cazzo, la devo smettere di pensare a lei in posti pubblici, se mi prende un attacco di panico davanti a tutti sono fottuta.
Rivedere Nathan non mi ha fatto piacere, so che non era lui, ma mi son sentita male lo stesso. Sento dei passi dietro da me. Non dirmi che mi sta seguendo.
«La smetti di seguirmi?» pronuncio quella frase sapendo che chiunque mi stia seguendo saprà che so della sua presenza ... se invece non ci fosse nessuno a seguirmi sembrerò una completa idiota.
«Da quant 'è che sai della mia presenza?» e invece purtoppo non mi sbagliavo.
«Da adesso, smettila di seguirmi o sarò costretta a chiamare la polizia» ti prego fa che si spaventi e se ne vada.
«Non ti sto segundo, sto camminando per strada» si certo come no e io sono Elon Musk.
«Coglione» borbotto a denti stretti.
«Sei cambiata davvero tanto, non sembri neanche te!» ah, okay, non mi interessava.
«Vai via!» urlo ormai spaventata, da come si comporta mi ricorda troppo Nathan. Il mio Nathan. I miei incubi.
Comincio a correre finchè non arrivo all'hotel, entro dentro mentre lui mi parla, sento solo una parte della frase.
«Elena , ci vediamo doma...» domani? No , ti prego non di nuovo.

«Elena, stai bene? Sembri scossa» Emily mi viene subito contro. Fa parte di lei prendersi cura degli altri e lasciare da parte se stessa.
«Sto bene Emily, lasciami in pace, per favore» forse sono stata troppo cattiva, ma ho bisogno di stare da sola e Emily lo capisce subito. Ecco perché le voglio bene.
«Va bene, agen... Elena, dorma bene» prima che io diventassi il suo capo lei si fidava più di me, ora ci stiamo perdendo.
«Anche lei, Emily» pure io le parlo formalmente.
Avvolte ho l'impressione che lei mia abbia paura e io vorrei rassicurarla, ma succede sempre qualcosa e non riesco più a dirglielo.
Lei è stata la prima alla quale ho detto di essere stata stuprata, lei mi ha capita e mi è stata vicino. Mi dispiace.
Mi diriggo nella mia stanza con tutti quei pensieri nella testa, mi fiondo ad aprire la finestra così da poter vedere le stelle. Le amo.
«Buonanotte Sophie , ovunque tu sia» sussurro quelle parole mentre una lacrima mi scende lungo lo zigomo.
Mi butto nel letto e in meno di dieci minuti mi addormento. So già che anche questa notte dormiro massimo un'ora, come sempre.
Vorrei tanto dormire e non svegliarmi mai. Mai.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 9 hours ago ⏰

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