CAPITOLO UNO.

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La donna di carattere
fa paura
agli uomini deboli
e fa impazzire
gli uomini veri.
-RICHARD GERE







Sophie Dawson, 3 anni dopo.

Pensavo che sarei diventata come Julia Roberts in Pretty Woman, e invece finì per essere Richard Gere.

Non mi mancava niente nella mia vita, sorrisi al pensiero mentre l'avvocato Miller mi stava illustrando tutte le molteplici compagnie con le quali avrei potuto contrattare per farmi un po' di soldi.

Non che mi mancassero, assolutamente. Quando si pensa ad un miliardario la mente si proietta subito alla figura di un uomo, mai di una donna, e questo era uno dei motivi per il quale mi dilettavo a farmi temere da tutti.

Soldi, paura, alcol, sesso...era la mia quotidianità dalla fine del mio ultimo anno di college.

«Sophie, sembra che tu non mi stia ascoltando!» la voce autoritaria del mio sexy avvocato mi fece tornare lucida e voltarmi a guardarlo.

«Sembra? Non illuderti, Miller. È proprio così. Cosa posso farci? Lo sai come lavoro, vedrò quando sarò li e comprerò le compagnie di coloro che più mi stanno sul cazzo, e potrò rovinare.» il mio ghigno beffardo lo fece sbuffare e cadere a peso morto sulla sedia in pelle nera.

«Allora abbiamo finito. Vai a casa, riposati. Ti manderò un file con tutto il programma, dacci almeno una letta.» chiuse il computer, lo mise dentro la sua valigetta scura e senza il mio consenso, uscì dal suo ufficio, lasciandomi sola con il mio bicchiere di vino rosso.

Guardai il liquido scuro roteare nel bicchiere di cristallo e inclinai la testa riflettendo su ciò che mi aveva detto. Era sera, mi voltai verso la finestra dell'ultimo piano e lentamente mi alzai dalla sedia per ammirare la mia bellissima città.

Affermare che New York era mia era, senza ombra di dubbio, una riflessione non da tutti e per tutti. Ma era così, possedevo molteplici hotel, strutture e avevo sottratto a qualche milionario qualche attività. New York era il mio regno, la mia casa. Mi sentivo un po' come Traiano, che molti secoli prima aveva sottratto territori in tutto il mondo per ampliare il suo e portarlo alla massima estensione, io volevo fare lo stesso.

Ero ambiziosa e non mi sarei fermata dinanzi a niente per diventare la donna che volevo essere.

Le luci della città erano miliardi, i grattacieli imponenti mi levavano il fiato e non riuscì a fermarmi dal sorridere. Portai il bicchiere alle labbra colorate di rosso ciliegia e le appoggiai nell'esatto punto in cui le avevo posate qualche minuto prima, finì l'alcol e feci schioccare la lingua sul palato, con fare altezzoso.

Niente e nessuno poteva sapere come mi sentivo. Avevo passato un'intera vita a preoccuparmi di essere invisibile, non essere conosciuta. Volevo rimanere nel mio, da sola. Ricordavo le notti insonne, la paura del mondo reale...ricordavo che volevo restare coperta, nascosta.

Tutto per colpa sua.

Cazzo, il suo ricordo mi tormentava ancora, nonostante il suo corpo fosse sotto terra.

E fu lì, a quel pensiero, che ritornai in me, sentendo i vetri cadere a terra e graffiarmi la mano. Guardai il mio palmo, lo aprì sotto ai miei occhi, e il sangue che colava a terra mi fece tremare il cuore.

NIGHTMAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora