Da 𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝘩𝑎𝑛𝑑𝑖𝑐𝑎𝑝, 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐜𝐜𝐡𝐢𝐧𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐭𝐫𝐨𝐧𝐳𝐚𝐭𝐞 𝐛𝐮𝐨𝐧𝐢𝐬𝐭𝐞 ha partorito la definizione di "diversamente abile" pensando di fare un favore ai portatori di handicap: in realtà li sta solo offendendo.
Ogni persona, affetta o meno da un handicap, ha le sue propensioni: ogni individuo possiede le sue specifiche abilità: 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐨! Questa radicata ipocrisia deriva dal pensare che il rispetto stia nelle forma e non nella sostanza.
Mi ci pulisco, grandemente!, solo le natiche con il Politically Correct: 𝐥𝐞 𝐦𝐢𝐧𝐨𝐫𝐚𝐧𝐳𝐞 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐢 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐢𝐮𝐭𝐢 𝐞 𝐚𝐩𝐩𝐥𝐢𝐜𝐚𝐭𝐢, non di finti intellettuali che fanno il pelo al maschile e al femminile nei nomi e/o applicano quella 𝐞𝐧𝐨𝐫𝐦𝐞 𝐢𝐧𝐬𝐮𝐥𝐬𝐚𝐠𝐠𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐒𝐜𝐡𝐰𝐚, degna solo di 𝑐ℎ𝑒𝑐𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑠𝑡𝑒𝑟𝑖𝑐ℎ𝑒. Vale per tutti: 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗮𝗱𝗲𝗴𝘂𝗮𝘁𝗲 𝗿𝗶𝘀𝗼𝗿𝘀𝗲, 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗰𝗼𝗿𝗿𝗲𝘁𝘁𝗶 𝘀𝘁𝗿𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶, 𝗰𝗵𝗶𝘂𝗻𝗾𝘂𝗲 𝗲̀ 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮𝗻𝗻𝗮𝘁𝗼 𝗮 𝗿𝗶𝗺𝗮𝗻𝗲𝗿𝗲 𝘀𝗰𝗵𝗶𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝘂𝗻𝗮 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗶𝗺𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗽𝗲𝗿𝗺𝗲𝘁𝘁𝗲 𝗹𝗼 𝘀𝘃𝗶𝗹𝘂𝗽𝗽𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗯𝘂𝗼𝗻𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶; è totalmente assurdo che un soggetto portatore di handicap, a meno che non sia ricco, possa trovare solo nello sport un proprio spazio ricreativo per esprimersi al meglio: è una forma sottile ma ben evidente di razzismo!
𝗨𝗻𝗮 𝗦𝗼𝗰𝗶𝗲𝘁𝗮̀ 𝗦𝗮𝗻𝗮, in primo luogo, 𝗻𝗼𝗻 𝗶𝗻𝘃𝗲𝘀𝘁𝗲 𝗶𝗻 𝗿𝗲𝗹𝗶𝗴𝗶𝗼𝗻𝗲 (𝗲𝗿𝗴𝗼: 𝗶𝗴𝗻𝗼𝗿𝗮𝗻𝘇𝗮!) 𝗺𝗮 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗶𝗻 𝗦𝗰𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮, 𝗽𝗲𝗿 𝗴𝗮𝗿𝗮𝗻𝘁𝗶𝗿𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗲𝘀𝘀𝘂𝗻𝗼 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗱𝗲𝗯𝗯𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗯𝗮𝘁𝘁𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗺𝗮𝗹𝗮𝘁𝘁𝗶𝗲 𝗶𝗻𝗴𝘂𝗮𝗿𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶 𝗲 𝗱𝗶𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀, 𝘀𝗼𝗿𝗿𝗶𝗱𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗮 𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶 𝘀𝘁𝗿𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗴𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗯𝗲𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗲: 𝗹𝗮 𝗦𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲. In questa mia ottica empatica e progressista, mi rifiuto di accettare qualsiasi elogio del dolore, qualsiasi discorso che trasformi il soffrire in una virtù, poiché si rivela soltanto una 𝘃𝗶𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗺𝗮𝗹𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗲𝗮𝗹𝘁𝗮̀ dentro alla quale un portatore di handicap, un malato cronico, sostiene, addirittura!, che si possa essere felici lo stesso in quanto portatori di un handicap, in quanto affetti da una malattia cronica: 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝗳𝗲𝗹𝗶𝗰𝗶𝘁𝗮̀ 𝗺𝗮 𝗺𝗲𝗿𝗮 𝗿𝗮𝘀𝘀𝗲𝗴𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗻𝗲𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗲 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 "𝗳𝗶𝗹𝗼𝘀𝗼𝗳𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝘁𝗮" 𝘁𝗼𝘁𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶𝘀𝘂𝗺𝗮𝗻𝗶𝘇𝘇𝗮𝗻𝘁𝗲.