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Apro gli occhi prima che suoni la sveglia e mi allungo nel letto stirando tutti i muscoli indolenziti. Resto qualche secondo sotto le coperte a riflettere su quello che è successo e anche su Francesco. Ragazzo interessante, senza dubbio. Mi volto e prendo la borsa, rovescio il contenuto sul letto e inizio a cercare il cellulare, approfittando per mettere ordine nel caos che ci regna dentro. Dopo aver rimesso tutto al proprio posto metto il telefono in carica, appena si accende, per cinque minuti abbondanti, è tartassato dalle notifiche di Nina, quando finalmente smette di vibrare salvo il numero di Francesco e mi alzo.
Arrivo in cucina e infilo gli avanzi di ieri nel forno, nel frattempo volo a farmi una doccia fresca, tempo di asciugare i capelli che il forno suona. Mangio in accappatoio appollaiata sul bancone della cucina. Sto terminando gli ultimi bocconi ed il telefono inizia a squillare, rapida occhiata, è una videocall da parte di Nina, rispondo senza preoccuparmi dell'abbigliamento, e ci facciamo compagnia mentre lavo i piatti e sistemo un po' casa. Quando chiudiamo noto che manca un'ora all'inizio del mio turno, decido di prepararmi con calma e ne approfitto per fare su un altro po' d'erba.
Mentre metto le scarpe rubo un' occhiata allo specchio per l'ultimo controllo, i lunghi capelli scuri annodati in una treccia bassa, maglia del bar, pantaloni neri, perfetto, prendo la borsa e una giacca di jeans leggera. In un attimo sono in strada, mi accendo una sigaretta e mi incammino a lavoro.
Finisco di fumare ed entro dal retro.

Fuori c'è il sole, è una bellissima giornata di Ottobre, ma non appena metti piede nel bar ti dimentichi che cosa sia la luce. Le pareti scure, le luci soffuse e le vetrate dai colori cupi rendono  l'ambiente più simile ad un sotterraneo medievale che ad un bar vero e proprio, ma è esattamente la caratteristica che cercano i clienti abituali.
Arrivo dietro il bancone e saluto il proprietario, Antonio, alle solite domande di routine mi risponde a mugugni, come ogni giorno; lavo le mani, metto il grembiule e sono pronta. A quest'ora non c'è mai molta affluenza perciò ne approfitto per pulire un po' i tavoli e riempire i frigoriferi. Finito il giro ai soliti cinque clienti fissi, che stanno buttati qua dentro dalla mattina alla sera, l'unica cosa rimasta da fare è un the caldo per ingannare l'attesa. Frugo nella scatola di infusi e tisane, che Antonio compra solo per me, e mi lascio guidare dal naso estraendone uno ai frutti rossi. Dal profumo promette molto bene. Preparo la teiera e metto la bustina a bagno.
La porta si apre di scatto e il brusio di sottofondo viene bruscamente interrotto da sei ragazzini che entrano schiamazzando e ridendo forte, si avvicinano al bancone ed il più spavaldo mi lancia un sorrisetto brufoloso "Ciao bella che per caso c'hai un tavolo per me e i miei amici?" Con la testa gli faccio cenno di sedersi al tavolo in fondo, il più grande e il più lontano.
Mentre si siedono sono già lì a lasciargli la lista delle bevande e me ne torno al mio the. Gli lascio qualche minuto per decidere e mi avvicino al tavolo. "Allora, deciso?" "Si, vogliamo tre campari gin e tre negroni, poi se ti avanza pure il numero" sfodero la mia miglior espressione disgustata e torno dietro al bancone a preparare l'ordine.
Gli lascio tutto sul tavolo, ignoro l'ennesimo commento allusivo e decido di scrivere a Francesco.

Hey, sono Elena, grazie ancora per ieri!

La risposta arriva dopo qualche secondo, sorrido.

Hey, come ti senti? Che fai già sveglia?

Riempio di nuovo la tazza e inizio a bere ponderando se invitarlo qua o meno.

Tutto bene, sono a lavoro, se non hai altri programmi passa pure per una birra!

Metto via il telefono ed inizio ad asciugare i bicchieri.

Passa circa mezz'ora e la porta si apre di nuovo, entrano alcune persone, appena la porta chiude fuori la luce del giorno riesco a riconoscere Francesco e l'altro ragazzo di ieri, Ginko. Alzo la testa e gli sorrido, Francesco ricambia mentre si avvicina al bancone e i suoi amici occupano un tavolo all'angolo. "Ciao straniero! Come stai?" Arrossisce e sorride ancora di più "Tutto bene, e direi lo stesso per la tua faccia, ottimo" È il mio turno di arossire sotto il suo sguardo attento "Vero, menomale! Che vi porto da bere? Qualcosa da sgranocchiare?" "Fai tre bionde alla spina, e io bevo quello che stai bevendo tu." "The caldo?" Gli chiedo scettica, Francesco scoppia a ridere e annuisce "Perché no, sempre birra, ogni tanto cambiare va bene." Alzo le mani e sorrido poggiando un vassoio vuoto sul bancone. Mentre preparo il the e spillo le birre Francesco mi racconta dei suoi amici e da come ne parla capisco il grande affetto che li lega. Mentre aspetto che le birre siano pronte per essere spillate nuovamente verso una tazza di the al ragazzo di fronte a me "Tieni, assaggia, sei ancora in tempo per la birra."
Francesco ride mentre mi prende la tazza dalle mani facendo sfiorare le nostre dita più del necessario. Soffia sulla tazza bollente e beve il primo sorso. "Cazzo buono! Non immaginavo, di solito sa di piscio di gatto o fiori marci!" Scoppio a ridere e scuoto la testa "Ma cosa ti sei andato a bere cristo!" Appoggia la tazza sul bancone e non mi permette di fare il giro per portare il vassoio, consegna lui le birre ai suoi amici e poi torna da me, parliamo per quelle che sembrano ore, come l'altra volta sembra di parlarci da sempre, raramente mi è capitato di riuscire a trovare qualcuno di così affine e mi godo il contatto il più a lungo possibile.

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