Capitolo 29: Spegnersi🔴

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Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne.”
(Maya Angelou)

Rose
Coraline

Calabria ➳ Cosenza.

Coraline è il mio secondo nome, non tutti lo pronunciano, mi chiamano sempre Rose. Coraline è variante di Coral, che si riferisce al paesaggio marino. Invece Rose significa bella fresca come bocciolo di rosa. Li ha scelti papà questi nomi. Mamma invece avrebbe voluto chiamarmi Costanza.

Menomale che si è intromesso mio padre, mi ha salvato da una vita di bullismo e prese per il culo. Vabbè che i miei ormai ex compagni di scuola mi hanno sempre presa di mira ugualmente.

Prendono in giro il mio corpo perché sono formosa. A volte neanche mangio pur di perdere qualche chilo.

Perché non vado bene così? Cos'ho che non va? Devo per forza essere magra?

La porta della mia camera si apre all'improvviso e guardo quella faccia di cazzo di mio fratello Tristano. Quello maggiore, Riccardo è l'unico che non mi infastidisce, mentre lui sì, fa lo stronzo ogni volta.

Senza parlare si avvicina alla mia scrivania e getta i libri a terra. Uno c'è l'ho in mano e continuo a guardarlo dal letto distesa. Tristano ruba il mio bicchiere, sorseggia, fa i gargarismi e poi sputa nuovamente l'acqua nel calice.

Mi fa un rutto davanti alla faccia stando piegato alla mia altezza. Mi scompiglia i capelli ricci e mi lecca la guancia come se fosse un gatto. Non mi disgusto, è mio fratello e se non fosse così infame lo bacerei perfino sulle labbra.

«Sono io il preferito di mamma!» esclama.

«E allora? A me basta essere la preferita di papà.» gli faccio una pernacchia davanti al viso e lui si mette a sbattere le mani sulla mia scollatura come se fossero due tamburi.

Visto che c'è le ho abbondanti le tette si diverte a fare questo gesto.

«Trist! Stai fermo!»

«No! Sopportami!»

«Ma basta torturarmi le tette!»

Un'altra scompigliata ai capelli e Tristano esce dalla mia stanza lasciando la porta aperta. Chiudo il libro che lascio sul comò e mi sistemo i ricci. Mi alzo dal letto e mi aggiusto anche il corpetto del vestito nero che ho addosso.

Esco dalla mia camera. Mi sto annoiando a dire la verità. Sto cercando di mantenere il patto che ho fatto con Ramon. Se per cinque giorni non invaderò la sua privacy mi concederà un uscita. Voglio resistere, anche se mi manca terribilmente.

La cosa peggiore che mi potesse capitare è stata innamorarmi di un uomo che non mi vuole. Vorrei dimenticarlo per essere libera da questo sentimento.

Sospiro e vado in soggiorno. Tristano è seduto sul divano a guardare la TV mentre mamma controlla dei documenti accomodata sulla sedia. Do un'occhiata alla porta finestra. Mio padre è in giardino che parla al cellulare.

«Cor, potresti mettere l'immondizia nel cassonetto fuori?» chiede mamma.

«Sì.» vado in cucina e prendo il sacco. Faccio un nodo e poi mi dirigo all'ingresso. Apro la porta e mi incammino, dirigendomi verso i bidoni dell'immondizia dall'altra parte della strada.

Lo getto in quello giusto e appena mi volto mi accorgo di un auto a pochi istanti da me. Riconosco la macchina. È quella di Alexander. Il cuore inizia a battermi velocemente. L'ultima volta che ha cercato di importunarmi sono riuscita a scamparla dandogli un calcio nelle palle, ma stavolta non so se ne sarò in grado.

𝐇𝐢𝐭𝐦𝐚𝐧 ➳ ᴄᴏᴍᴇ ᴠᴇʟᴇɴᴏ [Primo Volume]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora