Elena's pov
Stamattina ci siamo esibiti per il compito a squadre e noi siamo arrivati secondi.
Ora da sola sul retro con le cuffiette, sto ascoltando soltanto un po' di musica dall'mp3.
Sono completamente assorta in alcune canzoni, quando sentii aprire la porta, così mi voltai e vidi Ilan.
«Ei, anche tu qui vedo» disse sarcastico, sedendosi accanto a me. Io tolsi le cuffiette e mi girai leggermente verso di lui.
«Ti va di sentire il mio inedito, li presentiamo in puntata però ci tengo molto e vorrei spiegare a qualcuno il significato che c'è dietro». Spiegò lui, facendomi capire che non lo dirà in puntata, davanti al pubblico.
Io ovviamente accettai e lui prese il suo computer e lo fece partire.
'Le lentiggini d’estate
Che svanivano a settembre
Come le nostre passeggiate
Col tramonto a Lungotevere
Ora sto in luna di miele
Con tutti i miei mostri e le cose non dette
Chi dice “si ritorna sempre”
Sai mente
Ma sento che
Senza di te
Non so nemmeno un futuro, cos’èForse ho già perso
Qui senza te mi manca mezzo cielo
E cosa ti resta di me se
Non puoi più sapere cosa è vero
Ma provo a dirti che
Avrai sempre la mia spalla
E mi manchi più dell’aria
E ho tatuato una farfalla
Solo per
Vederti crescere insieme a meOggi ho 21 anni
E pensa a quello che non so di te
Io dormo con i fantasmi
Se non ti ho saputo difendere
Vorrei cancellare i miei sbagli
Potermi spiegare, anche se un po’ distanti
Ma se sono niente per te'«Dio Ilan, te mi fai piangere troppo» sorrisi spontaneamente, perché sono felice di come sia venuta la sua canzone, ma anche per nascondere lacrime.
«Oi, ma c'è qualcosa... Insomma se vuoi» iniziò lui, vedendo una lacrima scendere sulle guance. Io annuii.
«Non so se è lo stesso significato, ma io ho un'immagine molto chiara di questa canzone» spiegai, con le lacrime agli occhi e il respiro corto.
I ricordi mi assalirono.
«Io l'ho scritta pensando alla mia sorellina» abbassò lo sguardo «lei non è figlia di mia madre però, siamo tipo fratellastri e non siamo cresciuti insieme». Gli occhi divennero più lucidi di quanto già fossero.
«Lei è cresciuta con nostri padre, mentre io con mia madre» continuò.
«Sai, anche io ho un fratello, lui è più grande, però abbiamo madri diverse. Non lo vedo praticamente mai sia perché è cresciuto con sua mamma, sia perché è grande e gira per il mondo». Presi parola io, ricordando quei pochi momenti passati con lui.
«Quanti anni ha lui?»
«Ora ventisei, però non ci scriviamo mai e l'ultima volta che l'ho sentito è stata prima di entrare qua, molto prima».
Lui ascoltò, capendo completamente ciò che intendo.
«Sai ho sempre patito questa cosa, è sempre stato un peso sentirmi dire che avevo la 'famiglia perfetta' quando di perfetto non ha nulla». Non so perché mi sto confidando così tanto, però sento di poterglielo dire, magari non tutto.
«Capisco, hai avuto problemi in famiglia?»
«Sono successe molte cose, litigi, problemi di salute, rapporti persi e cose del genere. Eppure non potevo lamentarmi perché "c'è chi ha peggio" o "c'è chi non ha nemmeno i genitori". Che assolutamente è vero, però qualche cosa l'ho passata anche io.» Mi liberai di un grosso peso. Certo, non del tutto, ma una già buona parte.
Lui non disse nulla semplicemente si sporse verso di me e mi strinse a lui, in un abbraccio, caldo e sincero.
«Grazie» sussurrò.
«E di cosa?» Sorrisi io.
«Che mi hai ascoltato».
«Anche tu l'hai fatto con me» sottolineai.
«Lo so» sussurrò.
«Grazie, allora».
Proprio mentre si alzò per uscire la porta si aprì, rivelando la figura di Vybes.
«Oi» lo salutai. Sono ancora un po' scombussolata dal discorso avuto con Ilan.
«Posso?» Io annuii. Entrambi salutammo Ilan, che ci lasciò soli, e lui si sedette accanto a me. Io strinsi le ginocchia al petto, iniziava a fare freschetto fuori.
«Vie' qua» mi prese dal fianco e mi portò accanto a lui, mettendomi poi un braccio sulle spalle.
«Cosa dicevate tu e Ilan?» Chiese curioso, ma una luce nei suoi occhi mi fece capire che già sapeva che era qualcosa di profondo.
«Mi ha fatto sentire il suo inedito e mi ha spiegato a chi è dedicato, io mi ci sono ritrovata molto».
Non disse nulla, capii che aveva paura di spiegarsi troppo oltre o di mettermi a disagio, per questo continuai da sola.
«Perché io ho un fratello più grande, ma abbiamo madri diverse, per questo non ci vediamo mai. Pensa che non sapeva nemmeno fossi qui, ora forse sì ma comunque non l'ho ancora sentito». Spiegai, per la seconda volta in pochissimo tempo. Le lacrime minacciarono di scendere, ma io cercai di trattenerle.
«Poi quello che mi fa restare peggio è lui, però ho anche altri rapporti simili, tipo mio zio o mio cugino, che sono gli unici che ho. Mio cugino non lo vedo da tre anni ma prima ha pure avuto problemi quindi lasciamo stare». Gli occhi iniziarono a bruciare.
«Ci sono molte cose da dire sulla mia famiglia, che tutti dicevano fosse 'perfetta'». Mi scese lacrima, che Gabriel si affrettò a rimuovere, delicatamente, col pollice.
Non è finito qui, ma le parole si persero nell'aria, mentre io mi persi nei suoi occhi.
«Grazie di esserti confidata con me» sussurrò, avvicinandosi ulteriormente.
«Sai, raramente mi fido e racconto certe cose. Da piccola, o fino a qualche settimana fa, riuscivo ad esprimermi soltanto con la scrittura e poi con il canto. Alle medie ancora non cantavo, però scrivevo e amavo farlo, raccontavo tutto al mio diario segreto e poi iniziai anche a scrivere dei libri, che non finii mai ovviamente».
«Anche io ho sempre scritto, sai dalla prima media purtroppo ho passato momenti in cui ho proprio toccato il fondo, altri in cui magari ero al top, ma tutta quell'alternanza non mi faceva bene. La scrittura e il sostegno di mamma mi aiutarono tantissimo e mi fecero uscire da quel loop». Si liberò anche lui.
«Ma avevi...» non sapevo bene cosa dire, non voglio sembrare troppo diretta e nemmeno voglio obbligarlo a parlare.
«Soffrivo di depressione, dalla prima media. Ora l'ho superata però, tranquilla.» Mi scese un'altra lacrima. Cavolo, quante ne può passare un qualsiasi bambino, o adolescente.
«Ti prego non piangere, non per me».
«Non lo faccio apposta, però mi hai detto certe cose, che insomma».
Lui si fiondò su di me, tenendomi stretta stretta.
«Basta fare i morti, ora ridiamo un po'» e iniziò a farmi il solletico.
«Gabriel, dai!» Lo rimproverai, scoppiando a ridere senza smettere più.
Spazio autrice
Capitolo molto emotivo, ci tengo molto e sinceramente ho pianto scrivendolo.
Fatevi sapere cosa ne pensate!Se vi è piaciuto lasciate una stellina.🌟
E grazie per le 4000+ letture❤️
Su Instagram mi trovate come @bookss._lover
🤍📚

STAI LEGGENDO
STANDARD - Amici24
Fanfiction🅂🅃🄰🄽🄳🄰🅁🄳 - 𝑙𝑎 𝑙𝑖𝑛𝑒𝑎 𝑒̀ 𝑠𝑜𝑡𝑡𝑖𝑙𝑒 Gli standard sono nascosti tra i riflettori e le apparenze. Basta un passo falso o una parola di troppo per scoprire quanto possa essere brutale la linea che divide il sogno dalla realtà. Elena...