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o2. ➵ 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐢𝐥𝐥𝐮𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢
Il fischio prolungato nelle sue orecchie era decisamente familiare: lo aveva sentito quando era salito sull'Hogwarts Express per la prima volta, quando Voldemort aveva cercato di impossessarsi del suo corpo nel primo anno, quando era sul punto di morire avvelenato da un basilisco, e quando il tempo era corso in senso opposto mentre lui ed Hermione erano immobili. Il velo delle anime in cui cadde Sirius dopo la sua morte. Vedere l'uccisione di Silente da pietrificato. L'inseguimento dai mangiamorte prima del matrimonio di Bill e Fleur. La tortura di Hermione. Quando la terza maledizione senza perdono aveva staccato la sua anima dall'horcrux. Il binario 9 ¾ dove vide per l'ultima volta il preside.
Il binario 9 ¾.
Stava riacquisendo i sensi poco alla volta, e il primo a riprendere a funzionare fu la vista. Il luogo sembrava essere identico all'ultima volta in cui era stato lì, reale ma allo stesso tempo parte del suo inconscio.
Harry non poteva affermare con certezza dove fosse, poiché il suo sesto senso lanciava segnali contrastanti. Non poteva essere in un luogo reale, ma c'era qualcosa di familiare: la sensazione di uno spazio occupato, ma allo stesso tempo vuoto, era la stessa di quando si era finalmente liberato di un pezzo pesante d'anima, che mai gli era appartenuto.
Senza confini, il luogo sembrava estendersi all'infinito. Se con Silente era stata una luce quasi accecante a dominare le ombre, in questo spazio era il contrario: nero, o quasi. La luce sembrava fare fatica ad illuminare la stazione dei treni, ma riusciva comunque a distinguere alcune sagome.
Dalla resurrezione di Voldemort, Harry era abituato a sogni oscuri, a causa della connessione mentale dovuta all'essere un Horcrux vivente. In quei sogni, però, si sentiva sempre angosciato e paranoico. In questo momento, invece, non sembrava che qualcuno lo stesse rincorrendo o osservando dalle ombre.
La pelle d'oca si fece strada sulle sue braccia scoperte dalla maglietta estiva che aveva indossato per andare alla Tana. Si avvolse le braccia attorno al torso per trattenere il calore. Notò la bassa temperatura e si guardò attorno.
Infinito e buio in tutte e quattro le direzioni.
Fece qualche passo. I suoni risuonarono intorno, rimbalzando su pareti invisibili e amplificandosi, fischiando nelle sue orecchie. Più camminava, più lo spazio sembrava allargarsi, facendolo sentire quasi agorafobico.
Avrebbe voluto orientarsi, ma ormai aveva anche perso il senso di cosa aveva davanti e dietro, perché non riusciva più a distinguere l'avanti dal dietro, talmente tante volte aveva girato su se stesso.