I Leviatani del Reef

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Sapete come vengono al mondo gli squali toro?

No?!

Be' lasciate che vi racconti la storia di due fratelli subacquei dotati di denti acuminati e dimensioni imponenti.

La nostra storia parte con mamma e papà squalo. Visto che si vogliono tanto bene, si esibiranno nella grande danza dell'amore e, dopo aver compiuto il fatto, la mamma e il papà si separeranno. La madre intanto verrà costretta da altri squali ad avere rapporti con lei, ma finito il periodo dell'accoppiamento mamma squalo comincerà il periodo della gestazione.

Mamma squalo ha due uteri e qui dentro succede di tutto. Intanto, gli squali toro sono una specie ovovivipara, cioè fanno le uova nell'utero, dove rimangono fino alla schiusa, per poi partorire i cuccioli. Ma lo squalo toro si differenzia un po' dagli altri. Intanto la gestazione dura dai 9 ai 12 mesi, i cuccioli di papà squalo nasceranno subito e cominceranno a nutrirsi delle altre uova fecondate, i fratellastri, e altre uova non fecondate.

Questo fenomeno è chiamato cannibalismo intrauterino.

I cuccioli superstiti dopo i 12 mesi circa verranno partoriti dai due uteri già lunghi di circa un metro, e saranno dotati di denti molto forti e taglienti.

Ed è così che sono nati i nostri protagonisti.

Mike e Lela erano due fratelli. Lui era lungo 350 cm, lei invece 320 cm. Entrambi hanno sempre vissuto intorno alla barriera corallina americana presso le coste dei Caraibi e al tempo avevano 7 anni, che per loro era come essere nel fiore degli anni. Non sono dei temibili predatori, mangiucchiano quello che si trovano davanti in quel momento, anche se in realtà non masticano, ingoiano. Non a caso tendono a mangiare la nostra spazzatura pensando che sia uno spuntino prelibato. La loro vita non è sempre così semplice, anche per loro il mondo può essere una sfida, nonostante siano grandi e grossi; non a caso ricordo un giorno in particolare in cui... be', andiamo con calma.

All'alba di quel giorno particolare giaceva il silenzio. I pesci dormivano con il sole che non illuminava ancora tutto il mare ma due ombre lasciavano già le loro impronte sulla barriera corallina. Mike e Lela. Abbastanza mattinieri si aggiravano per il reef in cerca di un pasto prelibato. Non trovando nulla si allontanarono dalla barriera, verso il mare aperto. Sullo sfondo dell'oceano si vedevano le tartarughe marine, che usavano le correnti per spostarsi. I banchi di pesci occupavano l'acqua ma alla vista dei fratelli scapparono, in lontananza si vedevano altri squali, uno in particolare si stava avvicinando. Un amico di Mike, una verdesca di nome Gin. Lo squalo blu girava intorno ai due fratelli.

Lela non è molto socievole, perciò ignorava Gin, al contrario di Mike, che si lasciava strofinare dallo squaletto. Per alcune specie è normale intrattenere rapporti sociali con squali della propria specie e di altre, certo, ci sono squali più socievoli e più timidi, ma lo sono un po' tutti. Infatti Gin aveva fatto amicizia con Mike anche se appartenenti a due specie diverse, anche se di solito gli squali toro non lo sono molto, Lela è molto riservata infatti lei non socializza mai, se le piaci ti segue, non a caso è quello che ha fatto con suo fratello dal primo giorno in cui è nata. La giornata era proseguita, Gin dopo un po', attirato da un banco di pesci, se ne andò; i due fratelli continuavano con la ricerca di cibo, quando ad una certa Mike venne attirato verso una preda che sembrava prelibata, iniziò a smuovere la sabbia per cercare cosa ci fosse sotto, ma l'unica cosa che trovò fu una piastra di metallo che emetteva onde elettromagnetiche, era stato piazzato da una squadra di ricercatori che studiava la modalità di individuazione della preda da parte degli squali. Gli squali, di qualunque specie, sul proprio muso hanno dei pori dette ampolle di Lorenzini. Questi pori permettono di catturare delle onde elettriche che i pesci emettono muovendosi nell'acqua. Ed è per questo che Mike si era fatto ingannare, gli sembrò un grosso pesce. Felici delle loro scoperte i ricercatori spensero la piastra, e scoperto il misfatto Mike tornò a cercare pesci con la sorella, che era stata in disparte. Ormai era giunta la notte, gli squali ancora gironzolavano, non a caso sono una specie notturna, ma non trovando più prede decisero di coricarsi. Si adagiarono sul fondo sabbioso e dormirono.

Ad un certo punto della notte Mike si svegliò, era stato attirato da qualcosa. Così lasciò la sorella dormire mentre lui partì per la ricerca; Mike si avvicinò e notò che era una piastra simile a quella del mattino precedente, e non capendo provò comunque a morderla, quando, ad un certo punto, un arpione alle sue spalle lo arpionò alla coda, la catena venne azionata e lo squalo fu trascinato verso l'alto, ma Mike si mise a nuotare fortissimo, come un forsennato, verso il basso.

D'altronde gli squali toro anche se hanno una corporatura molto massiccia sono comunque degli eccellenti nuotatori, anche se non sfruttano mai questa capacità fisica. Intanto Mike continuava a nuotare verso il basso, l'unico vantaggio era che il motore a cui era agganciata la catena dell'arpione si stava surriscaldando e faceva più fatica a trasportare il pesante pesce. In lontananza saltò fuori Gin che vide il raccapricciante spettacolo. Non poteva fare niente, era troppo piccolo per aiutarlo ma conosceva un altro peso massimo che avrebbe potuto farlo, così corse a cercarla.

Mike faceva ormai troppa fatica a continuare a nuotare, la coda gli faceva sempre più male. Si stava arrendendo, pensava di aver trovato un predatore troppo forte. Mentre lui non applicava più sforzo, al contrario il motore lo portava verso la superficie. Quando dall'oscurità apparve Lela, con una spinta si agganciò alla catena con i denti, lei spinse da un lato, lui tornò a spingere verso il basso e la catena si spezzò. Dietro a Lela sbucò Gin, e tutto felice andò verso i fratelli. Dal fondo si vedeva la barca ondeggiare per lo scontro, ma i bracconieri non si persero d'animo, sostituirono la catena e attaccarono all'estremità un nuovo arpione, lo caricarono e fecero di nuovo fuoco. I tre pesci se ne accorsero e lo schivarono, l'arpione si conficco tra le rocce, i fratelli decisero di vendicarsi, così afferrarono la catena con i denti.

I bracconieri intanto credettero di averne preso uno, così azionarono il motore, l'arpione rimase ancorato, con il motore che tirava insieme agli squali, la barca poco a poco si inclinava, fino a che non si ribaltò. I bracconieri caddero in mare e la nave andò persa, i pesci si avvicinarono ai mammiferi, che a quel punto decisero di scappare. Penso che risparmiare la vita a quei bruti sia stato troppo poco, ma li capisco, la carne umana agli squali fa schifo, avrebbero avuto quel saporaccio in bocca per tutta la notte.

Devo dire che quando Il mattino dopo ho visto Mike con quell'arpione nella coda mi sono spaventato, ma ha vissuto molto e non gli ha mai dato problemi, oltretutto penso che i bracconieri non abbiano più osato mettere i piedi in testa a Mike e Lela, la coppia di squali toro più bizzarra tra tutte. Di solito gli squali toro sono pesci solitari, ma loro due hanno vissuto insieme fino alla fine, aiutandosi da buoni fratelli, infatti Mike è morto qualche anno fa all'età di 14 anni, un anno in più alla media maschile, mentre Lela? Lela è viva e vegeta, ha già 20 anni, tre anni in più dell'età media delle femmine, e da quando ha perso suo fratello non fa altro che seguirci mentre la studiamo, come con gli altri suoi simili più giovani, addirittura abbiamo installato un adesivo sul fondo della barca per farci riconoscere meglio da lei.

Penso che di loro due mi ricorderò fino alla fine dei miei giorni.

Grazie Mike e Lela, i miei squali preferiti in assoluto.

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