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La guida sport se ci pensi è di per se uno sport, la devi saper fare, se sei principiante rischi di farti male e tu, Fabio, non lo sei.
La sua auto scivolava tra le altre come una murena tra i coralli, le mani che accarezzavano il volante riscaldato erano come una lama sul ghiaccio.
Veloce, libero, leggero, era questo quello che provavi.
Sorrideva, amava puzzare di adrenalina, le mani sudate, i muscoli tesi, si sentiva come se nulla al mondo avrebbe potuto fermarlo, niente al mondo poteva ferirlo.
Fabio non voleva tornare a casa ancora per un po', adorava Milano al tramonto e odiava quanta solitudine si potesse provare ad essere ricoperti dal lusso, però quanto è bello ritornare a casa sul divano a mettere in standby i pensieri grazie ad un film.
Prima che potesse rendersene conto, stava già camminando sull'entrata di marmo di casa sua.
Fabio non lo sapeva cosa mancava quella sera, ma era abbastanza sicuro che mancasse qualcosa, poi il frigo sembrava non volergli dire proprio niente e allora decise di provare a vedere se la doccia avesse qualche pensiero in più.
Quanto è bella l'acqua bollente, peccato non lavi via i peccati e che il vapore non li cancelli.
Sembrava quasi di percepire a vista d'occhio come i muscoli si rilassassero in quel momento e la pelle si accapponasse per la temperatura forse un po' troppo alta.
-forse dovrei prendere un cane- pensò legandosi l'asciugamano in vita e afferrando il phon.
-o forse un acquario grande quanto la parete- continuò passandosi la mano tra i capelli.
-sarebbe meglio un criceto o un serpente?- alzò gli occhi al cielo quando si finì di vestire.
Chi vuoi prendere in giro Fabio, nel petto hai una voragine, hai un mostro che ti mangia da dentro e ti distrugge le interiora.
La tv ti distrae o ti aiuta a concentrarti sui tuoi pensieri?
Puoi fare finta di niente, comprare l'ultimo modello esistente di macchina e correre per tutto il mondo, puoi ricoprirti di gioielli e di orecchini di diamante, puoi indossare l'ultimo paio di scarpe uscito in commercio, ma Fabio, tu sei solo.
Vivi in una bolla lontana anni luce dal resto del mondo, non c'è un posto per te, non c'è posto per te, nessuno ti salva e nessuno ti aiuta, sei invisibile.
-dovrei andare in Francia- pensò.
-o meglio a vedere l'aurora boreale-
-no, ma che dico, dovrei andare alle seychelles-
Fabio si fissò le mani per un tempo indefinito, la faccia gli colava a picco sul pavimento e si sentiva a pezzi che neanche una candela avrebbe potuto competere.
Non era triste, non era arrabbiato, non provava assolutamente niente se non odio verso se stesso, odio verso le sue mani che sembravano tagliare oro bianco come se il cervello fosse d'accordo con loro, odio verso il suo corpo che decise di rimanere steso sul pavimento a fissare il soffitto dopo aver detto che questa volta sarebbe stata l'ultima, di nuovo.
Però quanto era bello quando quel vuoto spariva per un po', quanto era bello quando non c'era più silenzio, ma solo voglia di fare, solo luce che forse in fondo in fondo il mondo non ce l'aveva con lui, che forse lui non era così cattivo.
Ed ecco che si ricominciava con il primo pugno sul pavimento, poi il secondo, il terzo, il quarto e ancora niente.
Si alzò, barcollando, spingendosi con forza contro il muro.
-io ti uccido Fabio- pensò tirandosi uno schiaffo.
"Smettila di guardarmi" disse indicando lo specchio, dove l'unica cosa presente era il suo riflesso nella penombra di una cosa buia illuminata solamente dalla luce proveniente dalle finestre
"Ho detto di smetterla di guardarmi" disse ancora avvicinandosi davanti ad esso.
"Lo capisci o no che devi smetterla?" Esordì prima di finire per tirargli un calcio.
Sussultò quasi incredulo quando si trovò un mare di luci cosparse sul pavimento di casa sua.
"Ti avevo detto di non guardarmi" urlò al pavimento.
Il pavimento era diventato molle sotto i suoi piedi e la voglia di distruggere l'universo prese il sopravvento.
Ad un tratto si girò decidendo che prendere le scale sarebbe stato meglio, ma tra tante possibili opzioni decise di lanciarsi rotolandole una ad una e finendo senza fiato di nuovo sul pavimento del piano inferiore.
Fabio tossì più volte sospirando amareggiato.
"Ma perché non sento niente?"
Alyssa nel frattempo aveva passato la notte a dormire su un letto di spine.
Traumatizzante il turno la mattina in quanto Alyssa odiava profondamente doversi svegliare presto, ma qualcosa di più traumatizzante? Ingresso con codice 1 per overdose.
Il giro mattutino per la misurazione dei parametri vitali era stato fatto, ed anche le terapie erano state somministrare.
Come di prassi Alyssa scelse le scale piuttosto che l'ascensore, inserì le monete nel distributore e selezionò il suo solito caffè amaro a cui poi avrebbe aggiunto il dolcificante come di prassi.
Odiava svegliarsi presto la mattina, ma amava il turno la mattina, niente operazioni, poche e semplici azioni di routine e il resto della giornata libero per se stessa.
Odiava anche i nuovi ricoveri quando era gente che conosceva, ma amava conoscere nuove persone e dover somministrare nuove terapie.
Amava anche sciogliersi i capelli quando non era in reparto, odiava doverli tenere raccolti.
Era forse una delle mattinate più tranquille nell'ultimo mese, ma perché aspettava sempre un codice rosso, quel codice rosso.
-adesso basta Alyssa, la vita va avanti-
Non era per i soldi, non era per la fama, erano gli occhi.
{ Mesi prima
"io ti chiedo dieci giorni, dieci giorni con me e basta, non mi interessa andare in un continente esotico, non mi interessano le cene in ristoranti di lusso, ti chiedo solo un modo per dimostrarti che non sono quella che credi" Alyssa lo sapeva che stava sbagliando, lo sapeva che delle star non ci si deve fidare, ma erano gli occhi, era come la fissava dall'alto senza mai distogliere lo sguardo a farla sentire in cima ad un dirupo.
"Tu hai idea di cosa mi stai chiedendo?" Disse lui senza lasciar traspirare alcuna emozione dal volto.
"Io e te abbiamo lo stesso fuoco che brucia dentro")
Prima che potesse accorgersene, tra una terapia e una misurazione di glicemia, la sua mattinata era volata e si ritrovò a camminare verso casa.
Ed era lì che le colpì l'idea che forse avrebbe dovuto aggiungere dello zucchero nel caffè.
La testa sembrava stare al di sopra delle nuvole, era come se una nebbia fitta fosse entrata dalle sue orecchie ed avesse occupato la scatola cranica circondandole il cervello e facendo si che l'intero corpo tremasse in maniera incontrollata.
-sto bene, sto bene- Pensò, passandosi le mani sul viso cercando di tenere il respiro controllato e gli occhi ben aperti.
Sarebbe stato perfetto riuscire ad arrivare a casa, o almeno al primo mezzo di trasporto pubblico che l'avesse portata il più vicino possibile, ma mentre le cose sembravano andare per il peggio, per lei ovviamente non potevano che peggiorare, quando voltò il viso verso destra e lo vide.
Sempre quando meno se l'aspettava, sempre quando non doveva esserci, lui era lì, nella sua auto, fermo al semaforo, guardando la strada davanti a sé.
Non era il momento adatto per Alyssa di cedere, per questo riprese a camminare svoltando alla sua sinistra, andando nella direzione opposta alla sua meta.
Voleva solo che e ne andasse, che scomparisse, che non la vedesse, che non si fossero mai incontrati, mai conosciuti.
Il muro sembrava l'unica certezza in quel momento alla quale era aggrappata ad un filo talmente tanto fine che un solo soffio sarebbe bastato a farlo spezzare.
"Stai bene?" Ed ecco la caduta in picchiata da milioni di metri senza nessuna rete di contenimento alla base, un uccello con le ali spezzate, le ali di Icaro che si sciolgono.

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⏰ Ultimo aggiornamento: a day ago ⏰

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