Capitolo 1 Il mio primo giorno.

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12 settembre 2014.
È arrivato il momento. Cazzo. Il mio primo giorno di superiori. Purtroppo sono sola, qui non conosco nessuno, per ora.
Dopo 3 anni dalla morte di mia madre mi sono dovuta trasferire da Milano a Trieste. Non è stato per niente facile, fare nuove amicizie, cambiare tutto e lasciare il passato alle spalle.
Amavo stare a Milano, lì,seppur fosse una città molto incasinata, era perfetta. Ero nata li, avevo trovato le amicizie giuste e stavo benissimo, ma quando mi hanno detto del trasloco mi è caduto il mondo addosso. Ma ora devo pensare al presente. Non si può tornare più in dietro.
Suona la campanella, spengo la sigaretta ed entro nell'altrio dove una bidella urla:-Le prime in palestra piccola, gli altri nelle proprie classe-.Seguo la massa di ragazzi che si dirigono in palestra. È molto piccola ed è già affollata. Io so già in che classe sarò, ma aspetto che chiamino il mio nome per andarci. Mi siedo vicino la porta, così da uscire subito appena mi chiameranno. La prima classe che chiamano è la G, dopodiché la H è in fine la mia, la I "Ah come Ilaria" il mio stupidissimo nome. Bella merda.
Una professoressa piccola e magrolina inizia a chiamare i miei futuri compagni, quando arriva il mio turno mi alzo e vado fuori dalla palestra dove, messi tutti in cerchio, trovo i miei nuovi compagni di classe. Appena esce la prof, ci guida fino alla nostra classe. E, senza farlo apposta, bisogna fare tre piani di scale. Cazzo. Non sono mai stata una tipa da ginnastica. E il mio corpo robusto lo può confermare.
Arrivati su cerco di controllare la respirazione, ho il fiatone "cazzo ila calmati!" Ripeto dentro me stessa. Ora l'ansia cresce. Dove mi metto? " e se rimango sola?" Non ci avevo pensato a questa cosa. Merda. Ma poi, illuminazione.
Ogni banco ha sopra un cartellino con un nome. Cerco velocemente il mio. Eccolo! Seconda fila centrale. Non male. Mi siedo e, dopo aver ripreso fiato, una ragazza bionda e con occhi azzurri si siede vicino a me. Purtroppo non riesco a vedere come si chiama. Per ultima entra la prof che ci ha chiamati in Palestra. Si chiama "Baricco" e dal suo accento si capisce che è romana. Fa velocemente l'appello e scopro che la bionda si chiama Eleonora, il cognome non me lo ricordo, come non ricordo quello degli altri.
Dopo pochi minuti, entra un'altro professore. Bellissimo. Alto. Stempiato. Con occhi marroni. Una favolosa barba ed estremamente sexy.
Si siede vicino ad un ragazzo, che da quanto ho capito si chiama Alessandro ed è sordo.
Non riesco a staccargli gli occhi di dosso. È tremendamente sexy.
La prof consegna ad ognuno di noi un foglio dove dobbiamo scrivere della nostra vita. Merda. Odio fare queste cose. Però, mio malgrado, mi tocca farlo. Finito di scrivere ci ordina di scambiarlo con il compagno di banco. Cazzo. Non capisco nulla. La bionda ha una bella scrittura, ma non riesco proprio a leggerla. Capisco solo che fa hip-hop da pochi anni, vive un po' fuori Trieste ed ha un fratello.
I miei occhi ricadono di nuovo sul professore sexy. Perché non si è presentato?! Vabbè. Uno ad uno ci mettiamo a leggere i fogli, poi suona la campanella dell'intervallo e per mio culo, la sera prima mi sono ricordata di mettere il secondo libro della trilogia della mia autrice preferita. E.L.James. Riprendo dal 7º capitolo. "Cazzo. È impossibile leggere con questo baccano" poi sento una voce, molto bassa, che mi chiede cosa stia leggendo. -50 sfumature di nero- rispondo io un po' seccata. Dice di chiamarsi Luisa. L'unica che mi abbia rivolto la parola.
Passano altre due ore e finalmente posso andare a casa. Il professore sexy è andato via prima dell'intervallo e non l'ho più visto per tutta la giornata. Per fortuna fuori c'è una bella giornata. Indosso un paio di leggins, una maglietta della mia serie Tv preferita, una giacchetta di jeans con le maniche arrotolate e le mie amate converse. Arriva l'autobus. Merda. È pieno, ma, cercando di dare qualche strattone, entro e mi infilo le cuffie, decido di ascoltare "Blood Brothers" degli Iron Maiden. Dopotutto non è stata una giornata pesante. Torno nella casa dove sono ospitata da mia Nonna. Ad aprirmi la porta c'è mio padre il quale mi chiede della mia giornata. Il pomeriggio passa in fretta, è oramai si è fatta sera. Sono le 22.30 e cerco di prendere sonno. Ma i miei pensieri sono rivolti ad una sola persona.
Lui.
Il professore sexy.

La perfezione aveva un nome, e si chiamava Leonardo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora