1. Facce nuove già viste

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A tutte le persone che hanno trovato la forza nel dolore. 

A tutte le persone che non sono riuscite parlare.


Delynne:

È il mio primo giorno alla Forest Hill Collegiate Institute, e sono un pò ansiosa. 

Sono appena scesa dal bus, e spero che la puzza tremenda che c'era lì dentro sia l'unica cosa brutta della giornata.

Sono qui in America, precisamente a Toronto, da due giorni, quindi non conosco ancora nessuno. A parte i parenti di mio padre.

Non mi lamento di essermi trasferita. Insomma, Rennes non mi è mai piaciuta.

Venivo sempre presa in giro nella mia vecchia scuola, e ci stavo male. Non avevo nemmeno un amico con cui parlare in mensa. 

Sono nata a Rennes, ma mio padre è americano, e mi ha insegnato la lingua.

Spero di non avere problemi qui a Toronto.

Alzo lo sguardo, e poso le mie iridi nocciola sopra la mia nuova scuola. È bellissima già da fuori.

Apro la cerniera del mio zaino, ed estraggo il mio cellulare. Scatto delle foto, prima di entrare.

Il corridoio abbonda di studenti che parlano tra loro. Sento i loro occhi addosso. Che imbarazzo.

Cammino a testa bassa, cercando il mio armadietto. Hanno dato le chiavi ai miei genitori - che poi hanno dato a me - quando sono venuti qui per l'iscrizione. Il numero 10.

Sento le voci degli studenti sussurrare il mio nome, accompagnati dalle risatine che ho sempre sentito. Cavolo, non è cambiato nulla, verrò presa in giro anche qui a Toronto. Ignoro tutti e proseguo verso il mio armadietto.

Dopo qualche minuto riesco a trovare il mio armadietto. È argentato come tutti gli altri, ma ha delle scritte sopra. Molte di queste scritte riguardano l'hockey. Altre, invece, raffigurano solo dei numeri di telefono, Instagram e richieste di appuntamento. Probabilmente era l'armadietto di un giocatore di hockey popolare.

Quando infilo la chiave nella serratura, noto che gli sguardi su di me sono aumentati. Non capisco.

Dopo vari sforzi riesco ad aprire l'armadietto, che rivela dei vestiti piegati all'interno e dei libri. È l'armadietto di qualcun altro.

Ricontrollo prima il numero della chiave, e poi il numero dell'armadietto. Corrispondono.

Devo subito chiudere l'armadietto e far finta di nient...

<<Hey! Cosa stai facendo?>> mi ritrovo davanti a un ragazzo che mi fissa con i suoi occhi grigi.

È sudato, i capelli neri gli si attaccano sulla fronte. Mi guarda male dall'alto, non mi stupirei se arrivasse 2 metri. L'ho già visto, ma non ricordo dove.

Che vergogna, non riesco a parlare.

<<Mi senti? O sei sorda?>> che scorbutico.

Non esce nemmeno una parola dalla mia bocca.

<<Se volevi il mio numero potevi chiedere. Anche se non te l'avrei dato.>> dice come se fosse onnipotente.

Mi danno fastidio le persone come lui.

A questo punto riesco a rispondere.

<<Senti, non voglio il tuo numero, e di certo non voglio nemmeno rubarti nulla. Sono nuova e mi hanno dato questo armadietto. Guarda con i tuoi occhi, bastardo.>> lo guardo con sfida.

Game of glancesWhere stories live. Discover now