In Sickness and in Health

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Penelope si svegliò confusa, con un mal di testa insopportabile. Per un istante, sbattendo le palpebre, non riuscì a capire dove si trovasse. Era tutto troppo lussuoso e perfetto per essere casa sua. Poi, un ricordo le attraversò la mente: il lungo viaggio, le ore di riflessione in aeroporto, il volo interminabile, e infine l’arrivo in quell’hotel di lusso. Colin.

Si passò una mano sugli occhi, stanca, e fece un respiro profondo. La sera prima aveva chiamato la signora Danbury per avvertirla che avrebbe preso qualche giorno di ferie per sistemare alcune questioni familiari, ringraziandola per averle concesso quel tempo e rassicurandola di non preoccuparsi.

Guardò l’orario sul cellulare e si accorse che erano le otto del mattino; non aveva mangiato nulla da quando era arrivata il giorno prima, e lo stomaco le brontolava per la fame. Strinse gli occhi per cercare di alleviare il mal di testa e prese un altro respiro. Avrebbe chiamato per farsi portare qualcosa in camera, ma prima di tutto, doveva chiamare Gabriel e rassicurarlo.

Si alzò dalla stanza e si diresse verso la terrazza privata, infilando un maglioncino sulle spalle e godendosi il freddo che la giornata portava con sé. Las Vegas era già sveglia e frenetica, con l’atmosfera natalizia che sembrava impazzire tra la folla, alla ricerca dei regali dell’ultimo minuto.

Piano piano, i suoi muscoli si risvegliarono, così come il cervello, ancora intorpidito dal jet lag e dal sonno. Era il momento di fare quella telefonata, ma prima doveva accertarsi che a Londra non stessero ancora dormendo.

Gabriel rispose subito al primo squillo, come se fosse impaziente di ricevere sue notizie. Non aveva torto, negli ultimi due giorni era stata vaga e lo aveva quasi evitato. Si sentiva in colpa per le bugie che aveva cominciato a raccontare. Maledizione, sarebbe stato suo marito! Non poteva comportarsi così. Ma si dava la colpa alla situazione, alla frenetica corsa contro il tempo, e alla sua distrazione.

“Penny?”

La voce di Gabriel, anziché calmarla come aveva pensato, la fece agitare di più. Fino a quel momento gli aveva scritto dei messaggi ed era stato semplice gestire la sua situazione, ma in quel momento preciso, con lui preoccupato dall’altra parte del mondo, si sentì invadere dal dolore. Non poteva davvero lasciare che il suo matrimonio iniziasse in quel modo.

“Stai bene? Dove sei? Perché non mi hai detto che saresti partita?” domandò tutto d’un fiato, quasi avesse paura di perdere la linea e non poterle parlare.

“Gabe,” mormorò con voce roca. “Mi dispiace per essere scappata così, la signora Danbury mi ha mandata a Las Vegas urgentemente per un… convegno,” spiegò, cercando di non incartarsi. Si diede immediatamente della stupida. Quella era l’occasione giusta per dire la verità e l’unica cosa che aveva fatto era mentire ancora di più.

“Di solito non organizzate questi viaggi con settimane di anticipo?” domandò ma senza essere troppo sospettoso. In fondo, non avrebbe mai potuto immaginare che la gita di Penelope fosse così assolutamente incredibile.

“Non sempre, lo sai,” cercò di dirgli, ed era vero. Non era la prima volta che partiva all’improvviso, però almeno aveva avuto qualche ora di preavviso. “E poi, dovevo farlo in fretta, lo sai che a breve sarò ufficialmente in ferie pre- matrimoniale,” le scappò un leggero sorriso nella voce ma un cupo pensiero si fece strada in lei. Non ne hai bisogno, sei già sposata, hai già un marito. Scacciò quel pensiero.

“Okay, non ho avuto nemmeno modo di salutarti,” si lamentò il ragazzo. “Stai bene? Quando torni?” chiese, con voce un po’ triste.

Penelope sentì il cuore farsi piccolo. Non voleva davvero ferire Gabriel, non voleva fargli sapere in che situazione assurda si era cacciata, non voleva illudere il suo sogno del matrimonio.

"Yes, I do." (Or How to Fall in Love in Vegas in 30 Days.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora