Capitolo 19

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Sento qualcuno alle mie spalle e una mano sul fianco.

E sono stupita perché al posto del re, dietro di me, a sorreggermi è Hades.

Che con la delicatezza che non gli ho mai riconosciuto mi guida fuori dalla sala.

Coloro che sono attorno a noi vengono con un cenno invitati ad andare via.

Mi guardo intorno e non capisco più nulla.

Ho ucciso un uomo.

Ho levato la vita ad un uomo che non  ho mai visto.

Ripenso a come minacciavo Hades, con quel pugnale tra le mie dita sottili, con la voce cupa e il mio corpo dominante nei confronti del suo, e mi verrebbe anche da ridere al solo pensiero di aver recitato una parte così male davanti a qualcuno che mi conosce così bene, ma le sua mani mi afferrano il volto e mi concentro solo su di lui.

Vorrei spingerlo, allontanarlo da me, e lo faccio.

Lo spingo, una, due...dieci volte, ma torna sempre da me.

Al mio volto e ai miei occhi.

Mormoro continui e disperati no.

E rido, rido come non faccio da tanto.

Rido come una pazza, ma lui è ancora qui, con il mio volto tra le mani.

Ogni mio movimento della testa è assecondato da lui, ma non mi lascia andare,  non mi molla.

E quando sento che il mondo a parte noi due si è fermato, mi calmo, tra le mani di qualcuno che da mesi odio e disprezzo.

Lui mi vede.

Sa chi sono.

Sa come vanno le cose nella mia testa.

E  la cosa mi piace, ed è per questo che odio lui e me stessa.

"Lo hai ucciso...e va bene così." È tutto ciò che dice prima di affrontare un momento di silenzio e poi parlare di nuovo.

"Mio padre avrebbe ucciso te se non lo avresti fatto."

E allora lo spingo una volta per tutte.

Quando la sua schiena tocca il muro alle sue spalle, il pensiero repentino di strappargli la collana dal collo si fa vivido dentro di me.

Lo faccio senza esitare e quando se n'è accorto è già troppo tardi, perché lo costringo a camminare.

Così come da me richiesto mi guida verso una camera per lui sicura.

E questa camera è la mia.

Non ci penso neppure troppo al perché la trovi sicura.

Ma lo continuo a guidare come un burattino.

Il suo corpo risponde ai gesti da me dettati mentre le parole continuano a scolpire la paura su di me.

"Potrai anche controllare la mia mente e il mio corpo ma continuo a pensare che tu abbia fatto la cosa giusta."

Aveva mugugnato mentre camminavamo per i corridoi.

Quando chiudo la porta alle mie spalle lascio che lui si sieda e faccia ciò che vuole.

Semmai dovesse andarmi contro ho un modo per difendermi.

"Chi era?" Dico mentre mi aggiro per la stanza e penso a cosa fare.

"Non ti riguardano certe cose."

Si sta sistemando sulla sedia mentre con la testa punta all' indietro.

"Potrei farti strisciare a terra come un verme quindi in questo caso ti conviene che  mi riguardi." Esordisco con serietà mentre mi chino su di lui.

"Vuoi convincermi che tu non abbia paura in questo momento?"

Anche adesso sa che sto fingendo.

"È la prima volta che uccidi qualcuno...va bene che tu ti senta così, non puoi smentire da tua natura codarda."

Adesso ha le braccia conserte e mi guarda anche lui serio.

Mi allontano tutto d'un tratto per distrarmi dalla sua freddezza.

Mi siedo sul letto e poggio i gomiti alle ginocchia nella speranza di avere un'idea.

Adesso che l'ho portato qui, adesso che ho a disposizione i miei poteri e lui senza la collana.

La cosa che più mi tormenta adesso è sapere chi fosse quell'uomo.

"Dimmi chi era, non raggirarmi con queste stupidaggini."

"Aveva fatto un torto a mio padre, il minimo era ucciderlo."

Penso a come cercavo di far finta di nulla mentre lui, morente, ai miei piedi chiedeva pietà.

Ma voglio sapere dí più.

"E cosa ha fatto di così crudele?"

"Ha rivelato qualcosa...che non doveva essere rivelato...non dirò altro."

"Posso farti parlare se lo desidero, o almeno, fino a quando sarò qui, con i miei poteri e te ai miei ordini."

"Se ti dico che non lo so mi crederai?"

"Assolutamente no."

E prima ancora di poter controbattere gli ho già ordinato di dire la verità.

E cosi fa.

"Non so cosa voglia fare mio padre, non so nulla, sono sempre l'ultimo a sapere le sue mosse, non sono tenuto a conoscere, così come non so cosa ci aspetta domani non so cosa abbia fatto e detto quell'uomo, ma sono certo che c'entra con la prossima conquista."

"Hai detto la verità quindi..."

"Esatto." Mormora lui mentre si alza e avvicina a me.

I suoi occhi blu mi osservano con disprezzo, odio, mi fanno sentire sbagliata e in errore.

E vorrei costringerlo a farmi uscire dal palazzo a lasciarmi andare ma per quanto lo odi non gli farei fare mai del male, per aver tradito il regno facendomi scappare.

Ma tutto ciò che riesco a fare è chiedergli di andare via.

Non voglio causare nessun danno e mandarlo via sembra essere il modo più semplice.

Rimango di nuovo sola, nel buio della camera.

Minuti dopo, sfortunatamente, si accorgono di non avermi fatto bere la solita sostanza che mi annulla i poteri e facendomi visita in camera, Halkar è colui che ne occupa, poi però, la solitudine mi avvolge di nuovo.

Bull Bones'//ossa di toroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora