Capitolo 2

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Apro lentament egli occhi, abituandoli alla luce del mattino.
I ricordi del mio incontro notturno con il Doc. rifluiscono nella mia mente, impedendomi di sorridere.
Rimango ancora un attimo sotto le coperte prima di uscire stiracchiandomi.
Mi dirigo in bagno per darmi una sciaquata, oggi ho lavoro e vorrei sembrare presentabile.
L'acqua fredda mi risveglia completamente, mi sento rinata.
Mi prendo un attimo per guardarmi allo specchio. I miei capelli neri cadono in onde scomposte sulle mie spalle, mentre due occhi color del cristallo rispondono al mio sguardo dallo specchio.
Ancora una volta mi chiedo chi io sia in realtà. Abbandonata quando avevo poco meno di quattro mesi, cresciuta in un manicomio e scoperta immortale.
Penso di superare persino le stranezze del soprannaturale.
Non ho un inidzio per capire chi io sia se non i miei occhi. E conoscendo la quantità di creature soprannaturali che esistono, non è molto.
Possiedo sensi acuti, una buona vista notturna e un'agilità straordinaria. Ma oltre a questo sono come ogni altro essere umano. Niente zanne, artigli o incredibile forza.
Mi sento scoraggiata, da quant'è che cerco la verità? Anni ormai.
Fortunatamente ho conosciuto Satomi, e il suo motto mi infonde un pò di speranza.

"Tre cose non possono essere nascoste: il Sole, la Luna e la verità"

Mi riscuoto dai miei pensieri e finalemente mi preparo per andare a lavoro.
Lavoro in un piccolo bar-caffè, il Cocoa&Mint , situato nel centro di Beacon Hills, abbastanza conosciuta.
Il lavoro non è un granchè, ma gli orari sono buoni e la paga mi permette di arrivare a fine mese.Inoltre mi permette di socializzare, parlare un po' con la giente, sentire che problemi li affliggono.
Se non lavorassi al Cocoa&Mint probabilmente non parlerei quasi con nessuno. È difficile spiegare perchè quando incontro qualcuno dopo dieci anni che non lo vedevo, lui magari è sposato con due figli e io ho ancora 17 anni.
Al caffè, però quasi nessuno fa domande. La maggior parte dei clienti abituali sono creature soprannaturali, e se gli altri fanno domande sui miei occhi o il fatto che non invecchio mai, ho sempre la scusa delle lenti a contatto e una vita sana.
La cosa incredibile è che ci credono sempre.
Gli uomini sanno essere così ciechi.
Indosso il grembiule e mi dirigo alla cassa a prendere ordinazioni.
Il Cocoa&Mint ha uno stile un po' antiquato, dà l'idea di un luogo raffinato ma al contempo accogliente. Il bancone è pitturato di verde scuro, mentre la mobilia è di legno di quercia. Tutto è sui toni del verde e marrone, anche se può non sembrare così, l'insieme è davvero armonioso.
Per ora non c'è nessuno alla cassa, i clienti sono tutti seduti a gustarsi i caffè e le brioches. Alcuni uomini vestiti di tutto punto si affrettano a finire al colazione per andare a lavorare, mentre tra le persone sedute tranquillamente individuo qualche lupo mannaro, varie creature e anche un Wendigo. Mi irrigidisco. Non ho nulla contro di loro, insomma, dovranno pur mangiare per sopravvivere, è solo che mi innervosiscono.
Sento la campanella attaccata alla porta dell'entrata tintinnare ed indosso il mio miglior sorriso.
Essere cordiale è uno dei punti vincenti quando si lavora in un posto come questo.
Un ragazzo alto dai capelli biondi e ricci si dirige verso la cassa,mentre i suoi occhi blu si rivolgono un attimo verso il Wendigo. È nervoso, posso dirlo dal suo odore.
È nervoso ed è un lupo mannaro.
Si ferma nel mezzo della sala e annusa l'aria. Poi mi fissa.
Riprende a camminare verso di me e i suoi occhi non lasciano un attimo i miei.
Purtroppo non ha quell'aria da 'Ehy, perchè non diventiamo amici?'.
Sospiro. So già cosa accadrà.
- Cosa sei?- mi chiede rude, troppo vicino a me per i miei gusti.
È praticamente appiccicato al bancone e torreggia su di me di almeno due spanne.
So di non essere alta, ma non sono neanche una nana!
- Buongiorno anche a te- gli dico per farlo innervosire.- Vuoi ordinare qualcosa?-
Il mio piano ha funzionato. Sbuffa irritato, le sopracciglia aggrottate.
- Hai un odore antipatico.. che cosa sei?- Questa volta è il mio turno di sbuffare.
- Sono felice di sapere la tua opinione sul mio odore, ma temo di non poter rispondere alla tua domanda- gli dico in modo canzonatorio.
Aggrotta ancora di più le sopracciglia, sempre se possibile.
- Cosa vorrebbe dire?- dice, quasi in un ringhio.
Sospiro. Doc mi ha sempre detto di non far arrabbiare un lupo mannaro.
- Vuol dire che non lo so. Non ho la più pallida idea su che cosa io sia-
Questa volta sono sincera, e probabilmente lui l'ha sentito dal battito del mio cuore.
Mi guarda male prima di allontanarsi di un passo e ordinare un cappuccino e una brioches al cioccolato.
Mentre si va a sedere a un tavolo libero e aspetta la sua ordinazione, ne approfitto per studiarlo un po'. È davvero un bel ragazzo, peccato i lupi mannari non siano il mio tipo.
Poi un dubbio mi sorge in mente.
Occhi blu, capelli biondi corti e ricci, alto.
Sgrano gli occhi in realizzazione.
Noto Mindy, una delle cameriere, che prepara sul banco il vassoio con la sua ordianzione.
-Mindy, mi sembri un po' stanca, prendi il mio posto alla cassa, questo giro lo faccio io- le dico, avvicinandomi a lei. Mindy mi lancia un occhiata di ringraziamento prima di affrettarsi alla cassa.
Prendo un vassoio e mi dirgo verso il tavolo del bel biondo.
Un leggero ringhio lascia le sue labbra mentre mi avvicino.
Decido di ignorarlo e appoggio il cappuccino sul tavolo.
- Così fai parte del branco del cucciolo eh?- gli chiedo, tenendo la voce bassa. Le orecchie indiscrete sono sempre nei paraggi.
Mi guarda con un occhiata confusa. Immagino di dover essere più chiara.
- Il branco di McCall. Scott McCall.-
Annuisce lentamente, squadrandomi come se fossi il pericolo publico n.1.
- Isaac, giusto? Il Doc. mi ha parlato di te. In ogni caso, voglio solo dirti una cosa. Fate attenzione. Tutti. Qualcosa di grande sta per arrivare.-
Appoggio anche la brioches sul tavolo prima di voltarmi e andermene, lasciandolo con un'espressione perplessa in viso.

Sentendomi stanca ma soddisfatta mi tolgo il grembiule e lo ripongo nel mio armadietto prima di andarmene a casa.
È stato un turno di lavoro faticoso, è ora di avere il mio meritato riposo.
Incontrare un lupo mannaro non ha rallegrato la mia giornata.
Nonostante sia ormai abituata ad averne intorno, nessuno mi era mai venuto vicino come quell'Isaac. E devo ammettere che quando mi ha detto che avevo un odore 'antipatico' avrei voluto dirgli che per me era la stessa cosa. Non mi è mai piaciuto il loro odore. Era come annusare un cane bagnato, nonostante poi ognuno avesse la propria nota indistinta.
Non era neanche la prima volta che un lupo mannaro mi guardava male o mi ringhiava contro.
Era come se fossimo fatti per starci lontani.
Penso che dovrei parlare con Doc. di questo.
Apro la porta di casa, per trovare due convers rosa lanciate attraverso l'entrata.
Abbandono le scarpe di fianco al muro e corro in salotto, dove un fulmine sui toni del rosa mi placca scaraventandomi per terra.
-Flam! Quante volte ti ho detto di non placcare le persone!- faccio finta di sgridarla.
Flamingo, detta Flam, mette su il suo finto broncio e io mi metto a ridere.
La storia di Flam è un po' come la mia, ma lei dice che è più bella, perchè ha avuto la fortuna di incontrarmi.
Ho incontrato Flam un centinaio di anni fa, in un paesino povero al confine con il Messico.
A quel tempo Flam aveva 4 anni. Beh, in teoria ne aveva 40, ma solo perchè le Salamandre invecchiano più lentamente.
La sua famiglia era morta, ma prima che anche la madre la abbandonasse le aveva insegnato a sopravvivere nel mondo soprannaturale, rivelandole tutti i segreti della sua razza.
Ma Flam era ancora piccola, e per sopravvivere doveva rubare.
La gente del villaggio la chiamava Serpe.
Appena la incontrai, capii che nonostante tutto quello che i cittadini dicevano di lei, era solo una bambina che aveva bisogno di amore. Così la presi con me, come se fosse mia figlia.
Era da un po'di anni che insistevo con Flam perchè cominciasse ad andare a scuola e finalmente si era decisa.
Avrebbe dovuto cominciare la prima superiore qualche giorno fa, ma aveva deciso di prendersi "l'ultima" pausa, andandosene per un mesetto circa.
-Dove sei stata per tutto questo tempo?-
Le chiedo. Vedo il suo viso rabbuiarsi, e mi pento di aver fatto quella domanda.
Mi metto a sedere e abbraccio Flam.
Probabilmente è tornata alla sua città natale, a visitare la tomba della madre.
- Ehi... non devi parlarne se non vuoi...-
Le dico dolcemente. Lascia andare un sospiro tremolante, capisco che sta per piangere.
Le creature soprannaturali non dimenticano facilmente, è una conseguenza del vivere più a lungo, come anche il fatto che maturino più lentamente.
Prendiamo Flam per esempio, ha quasi un secolo e mezzo ma la testa di una quattordicenne.
Per via di qiesti fattori, si può dire, che passiamo oltre alle cose con più difficolta.
Per questo Flam soffre ancora molto.
La stringo a me, e sento il suo respiro stabilizzarsi.
La lascio andare e le lancio un sorriso, che ricambia subito.
- Allora, sei pronta per il tuo primo giorno di scuola?-
Sbuffa e io ridacchio.
- Non c'è modo che io eviti la scuola, vero? -
Con un sorriso malvagio scuoto la testa, prima di alzarmi e dirirgermi in cucina.
-Che cosa vuoi per cena?- le chiedo.
La sua testa fa capolino dalla pprta della cucina, e sento i suoi occhi marroni fissarmi.
- Non lo so- dice - quello che vuoi tu-.
Sospiro. Ogni volta è la stessa storia.

Angolo dell'autrice
Salve!
Sono qui a disturbarvi solo per specificare una cosina.
Allora, come avrete potuto notare, Athalanta ha due "lati".
Il primo è da vecchia bacucca matura di 217 anni che ha cresciuto Flam, il secondo da diciottenne-diciasettene che è.
Prendo anche l'occasione per ringraziarvi per il vostro sostegno, mi è stato di molto aiuto, spero continuerete a seguire questa storia.
Alla prossima, andypluffa XD

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 12, 2015 ⏰

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