Seconda prova - One shot.

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(Parigi, 7 luglio 2008.)

"Domi, sei mai stata innamorata?"

"Cosa?"

Io e Feu eravamo sdraiati l'uno accanto all'altra sul pavimento dell'appartamento che condividevamo.

A Parigi, a quell'ora della sera, il caldo era decisamente insopportabile.
Squattrinati come eravamo, stendersi sulle gelide piastrelle era l'unico rimedio che potevamo permetterci contro l'afa.

Feu, con voce ferma, continuò a parlare, guardando il soffitto.

"Hai mai sentito il tuo cuore scoppiare di gioia solo pensando ad una determinata persona?
Hai mai sentito i tuoi occhi gridare il suo nome? Hai mai sentito la tua gola stringersi, il tuo stomaco svuotarsi, le tue dita tremare, in sua presenza?"

Voltò il capo verso di me, guardandomi negli occhi.

"Ti sei mai... innamorata?"

"..Io... Non lo so, Feu."

Avvampai, e distolsi lo sguardo.

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(Parigi, 23 giugno 2008.)

Ciao, ti scrivo per l'annuncio su internet dell'appartamento in affitto. Se è ancora disponibile, ti prego di richiamarmi o riscrivermi a questo numero.
Grazie.
-Feu Blanchard

Avevo passato giorni interi a pubblicare annunci su ogni tipo di bacheca online, e finalmente ore e ore passate su internet avevano dato i loro frutti.
Tirai un sospiro di sollievo. Certo, ancora non l'avevo scampata, ma a questo punto avevo buone possibilità di farcela.

All'epoca vivevo in affitto in una palazzina della periferia di Parigi, ma le cose non andavano a meraviglia. Le entrate erano quasi insignificanti, i costi troppo elevati.
Ero al verde. Completamente a secco.
Imparai presto che alla gente non piace aspettare, soprattutto se si tratta di soldi.

Se non avessi pagato l'affitto entro il 24 giugno, sarei stata sfrattata.
Spedita con un calcio in culo verso una meravigliosa vita sotto i ponti.
Mancava un giorno esatto.

E visto che i miei non sembravano intenzionati a darmi alcun sostegno economico, me la sarei dovuta cavare da sola. O, per meglio dire, in due.

Perché la soluzione, ormai, sembrava una sola: smezzare l'affitto con un coinquilino.

Feu Blanchard. Certo che è un nome strano.

Pensai fra me e me, rileggendo il messaggio una seconda volta.
Beh, in fondo, io non avevo voce in capitolo.
Mi chiamo Dominique. Non esattamente il nome più comune per una ragazza.
I miei genitori le hanno pensate tutte, pur di farmi passare una vita di merda.

Digitai la risposta, sospirando.

Si, l'appartamento è ancora disponibile. Se non hai impegni, puoi venire a vederlo domani o lunedì verso le 11:00, così ti fai un idea. La via la conosci. Ti aspetto.
-Dominique Duval

Gettai il telefono fra le lenzuola, e mi infilai a letto.

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(Parigi, 24 giugno 2008.)

Un sogno.
Sono immersa nel vuoto.
Intorno a me, un'immenso deserto incolore.
Urlo, ma dalle mie labbra esce solo un flebile respiro strozzato. Ho paura.
Poi la vedo. Una lontana chiazza colorata, in quella distesa bianca. E' la mia salvezza.
E' la via d'uscita da quest'universo fermo e gelido.
Inizio a correre. Devo raggiungerla prima di esalare l'ultimo respiro.
Devo correre, finché i miei polmoni sono turgidi d'aria. Perché dopo non avrò più altre occasioni.
Ed eccola li, la via di fuga. E' un fiore.
Un fiore violaceo di cui non conosco il nome.
Finalmente, sono salva.
Lo colgo.
Ma nell'esatto istante in cui il suo gambo viene spezzato, il fiore inizia a gridare.
Un urlo straziante, l'acuta voce di un dolore lancinante. Una voce che mi entra nelle ossa gridando aiuto.

WLABW - by Tatumsunday (Concorso indetto da Calicothebravest)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora