"Mi hai salvata"

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Nei giorni a seguire continuammo a parlare.

Diventammo più affiatati, ci capivamo subito, non era per il bacio, ma per qualcosa di inspiegabile, tra mente cuore e farfalle nello stomaco.

Capì che stava diventando una cosa seria, avevo una paura assurda, non volevo perdere quella persona che mi faceva stare così bene anche solo con un:"buongiorno amore".

E mi scioglievo soltanto leggendolo.

Sentivo sensazioni mai provate; lei voleva me e io volevo di più lei, era un sentimento reciproco e non riuscivo a capire come bloccarlo, o forse non volevo.

Un giorno improvvisamente mi mandò un messaggio del tutto inaspettato:"Mi hai salvata, sei arrivato proprio al momento giusto."

Non capii perché mi disse così e tanto meno volle spigarmi il perché, ma quel messaggio mi fece capire tante cose, mi fece capire quanto io tenessi a lei e viceversa, quanto non volessi perderla ma soprattutto quanto non dovessi abbandonarla.

Ci rivedemmo dopo quasi una settimana, venne da me eravamo solo io e lei a casa ci poggiamo sul letto e rimanemmo stretti per quasi due ore senza la minima voglia di staccarci, sotto quel piumone rosso che ci faceva stare al calduccio accoccolati.

Bussarono al citofono e con un po di fatica andai a vedere chi fosse, erano Lisa, Anna e Marco, che mi chiedavano di scendere.

Andammo a mangiare una cosa al pub, poi dopo la portai sul cavalcavia del doppio senso, non era mai stato un posto romantico ma quella sera lo divenne.

Lei si sedette sullo scorrimano di ferro, e io mi misi avanti a lei, poggia la testa sul petto, sentivo il suo cuore battere a mille, le misi le mani sui fianchi e la strinsi forte a me, fu uno dei momenti più intensi fino ad allora, la guardai fisso negli occhi, lei arrossì e mi diede uno schiaffo dicendomi:"TI ODIO."
Le chiesi il perché e mi disse che il modo in cui la guardavo la faceva sentire strana, e che questo non le era mai successo, poi mi fece uno di quei suoi sorrisi enormi e mi baciò, la amavo,lo sentivo dentro, lei sarebbe stata la prima ed ultima.

Le arrivó la chiamata della mamma e l'accompagnai al ristorante cinese dove la stava aspettando.

Una decina di metri prima mi strinse, e mi disse che non voleva perdermi, e che ci dovevamo vedere più spesso.

E fu così, tre giorni dopo, precisamente il mercoledì, ci vedemmo.

Avevamo deciso di andare a Napoli, ma purtroppo io non avevo il passaggio poiché mia mamma non guida e mio padre era a lavoro.

Mi venne a prendere con sua madre.
Si fa strano e anche io quando entrai in macchina pensai subito:"che figura di merda."

Si presentò con un sorriso enorme, si chiamava Rosaria, mi meraviglio di come me ne ricordo dopo tutto questo tempo.

Lei aveva i suoi occhi, il suo sorriso e la sua parlantina.

Mi diceva che Alessia a casa era una pazza, ma che da quando mi aveva conosciuto si era calmata e che passava le ore a raccontarle di tutte le cose che facevo o dicevo.

Il tragitto fu breve, ci fermò alla metropolitana di frullone, salimmo le scale in fretta e furia poiché sentimmo arrivare il treno.

Quando entrammo c'era solo un posto libero, così lei si sedette sulle mie gambe.

Mi infilò una cuffietta e iniziammo a sentire delle canzoni.

Io avevo la testa poggiata sulla sua spalla e lei a sua volta sulla mia testa, il mio braccio la stringeva sui fianchi e l'altra mano la tenevo poggiata sulla gamba.

Partì la prima nota di una canzone, la mia preferita: "Magnifico" di Fedez.
Lei mi afferò la mano e me la strinse forte, tra qualche bisbiglio di strofe e qualche sguardo profondo, ci baciammo e anche se non può sembrare vero ogni volta sembrava la prima: le emozioni erano uguali, il cuore che batteva era lo stesso e le farfalle non smettevano di svolazzare.

Arrivammo alla fermata di Piazza Dante, quella giornata non fù molto fortunata, pioveva ma noi eravamo stretti stretti sotto i balconi dei palazzi.

Mi costrinse ad entrare con lei in un negozio, e anche se io avevo giurato di non andare mai a fare compere con una ragazza, lei mi convinse.

Cercò un paio di abiti, visto che il sabato sarebbe stato il compleanno del fratello e voleva fare bella figura.

All'improvviso vidi un sorrisone enorme spuntargli in faccia e prese un'abito e me lo mostrò, era bellissimo nero con una collana dorata.

Andò a provarlo e quando uscì dal camerino le parole mi uscirono senza che nemmeno pensassi cosa dire:"sei a dir poco stupenda, sembra che questo vestito fosse stato fatto per te."

Una volta scelto il vestito andammo alla cassa a pagare e uscimmo.

Continuammo la passeggiata fino al Palazzo Reale, quando cominciò a piovere davvero forte, facemmo una corsa sotto la Galleria Umberto e ci rifugiammo lì per un'oretta, prendemmo un caffè e intanto mi fumai una sigaretta.

Poi andammo a sederci su di un marmo a mo' di muretto e mi chiese il perché io fumassi, non le dissi la verità le raccontai che accidentalmente presi il vizio con il mio ex migliore amico, ma non era così.

Mi iniziò a baciare, stranamente a lei piaceva baciarmi quando avevo il sapore di fumo sulle labbra diceva che era strano, prima amaro poi dolce e che non aveva mai provato un sapore simile.

Smise di piovere e ci avviammo verso la metro, purtroppo dovemmo scendere prendere la metro molto prima di quanto avevamo deciso, così ci fermammo lì sotto, era la fermata di Toledo.

Notai una sorta di "buco" nel muro e ci mettemo lì.

Stemmo per più di un'ora abbracciati a parlare, baciarci e ridere.

Quel giorno non fù bello per dove lo passammo, ma per come lo passammo.
Lo stare abbracciati per ore mi ricordava la sensazione che si ha quando si sta in spiaggia di notte, quella sabbia fresca in superficie e calda quando metti il piede sotto.

E proprio come in un'abbraccio che ti fa stare bene in quel calore.

Tornavamo a casa e mentre la mamma mi accompagnava ci chiese se volevamo mangiare al Mc Donald's, così ci fermò e mangiammo un panino al volo, e pensandoci passammo più tempo a parlare che a mangiare.

Alla fine la mamma mi riaccompagnò a casa ci salutammo e andai verso casa, mi fermai sotto al palazzo a fumare e a sentire una canzone.

Salii e le diedi la buona notte dicendole grazie per tutto quello che stava facendo per me.

The last oneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora