Peeta

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La Coin ha capito e ha accettato la mia condizione di prendere parte a qualche riunione, senza pressioni.
Gale, appena ha saputo del mio miglioramento, è corso nella mia camera e mi ha preso tra le braccia, facendomi volteggiare per tutta la stanza. Mentre la mia testa brontolava per l'improvviso scossone.
Finnick ha accettato di farsi aiutare, e non soltanto dai sedativi che gli rendevano impossibile ragionare a modo: ogni giorno uno psicologo va da lui, per parlare di Annie e cercare di dissipare un poco il suo dolore. Finnick insiste nel dire che è tutto merito mio, che è grazie al mio sogno se ora vuole smettere di prendere sedativi e cercare di curarsi in maniera più salutare. Io arrosisco ogni volta che mi ringrazia, perché so che in realtà è merito di Cinna, che ora sarà una specie di mio angelo custode.
Insomma tutto sembra andare a meraviglia. Ma pare quasi che la felicità mi abbia abbandonato e che non abbia intenzione di tornare a farmi visita.
Continuo a pensare a Peeta: è là, nelle mani cruenti di Snow, che possono accoltellarlo o torturarlo a morte da un momento all'altro.
Ho pregato Plutarch e la Coin in ogni modo conosciuto, ma ancora non sono dell'idea di mettere in atto una missione per riportarlo qui al 13. Perché non riescono a capire che ho bisogno di lui?! Ho detto alla Coin che con Peeta accanto troverei la forza per essere la Ghiandaia Imitatrice, ma nemmeno questo l'ha fatta cedere.
Di questo passo dovrò accettare l'idea di non rivederlo mai più. E so che se questo succederà la mia risalita dall'oblio sarà molto lenta. Perché io credo di amare Peeta. Forse non quanto lui ami me, ma lo amo e mi mancano i suoi abbracci durante le notti insonni, i suoi baci dolci e le nostre confidenze. Mi manca.
E quelli del 13 devono fare qualcosa! O impazzirò.
E la rivolta morirà con la mia sanità mentale.
Haymitch, per quanto mi stia vicino in tutta questa storia, non riesce a convincere nessuno che liberare Peeta è la cosa migliore. Quindi lui può solo consolarmi e ripetermi quanto gli dispiace di averlo lasciato là, nell'arena. Ma più mi ripete le sue scuse più sento che la disperazione accresce, quindi il più delle volte lo metto a tacere abbracciandolo e fingendo di addormentarmi appoggiata a lui. Sembra funzionare, perché lui smette immediatamente di parlare.

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