Incontro

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Nel bosco dietro casa tutto taceva, non c'era nemmeno un corvo a gracchiare fastidiosamente come ogni giorno. Il silenzio venne rotto dallo squittio spaventato di uno scoiattolo, seguito dal calpestio leggero di foglie secche.

Il lupo si fermò ad annusare l'aria, muovendo la coda grigia e vaporosa avanti e indietro come un piumino per la polvere. Poi, con aria circospetta, s'infilò dentro la catapecchia di legno di fianco alla casa.

Questo odore è peggio del richiamo delle femmine... cibo?

Niente cibo. Il suo stomaco brontolò.

Un rumore di passi.

Shane si voltò di scatto a vedere se fosse l'umano che abitava in quella casa. Proprio lui. Un ragazzo strano, alto, muscoloso, con i capelli corvini e gli occhi dello stesso colore del sangue dei cervi.

Il lupo fece schioccare i denti, minaccioso. Il ragazzo lo osservò con espressione indecifrabile, prima di abbassarsi sui talloni.

- Ehi - disse. Aveva una voce roca, come un ringhio che sale dal profondo della gola. Shane rimase sulla difensiva, rilassandosi appena. - Non c'è nulla da mangiare qui...

Lo vedo anch'io...

- Hai fame?

Shane emise un gorgoglio in affermazione.

- Vado a prenderti qualcosa da mangiare - asserì il ragazzo, rientrando in casa. Il lupo se la svignò, sparendo nel bosco.

Chase tornò nella catapecchia che usava come ripostiglio, in mano uno striminzito pezzo di carne. Il lupo dagli occhi dorati non c'era più. Sul terreno, solo impronte confuse.

Scrollò le spalle e lasciò la carne dentro la baracca. Ne era certo: lui sarebbe tornato.

Quella sera il moro aspettò a lungo il lupo, sbirciando in continuazione fuori dalla finestra mentre cenava. L'animale non venne.

Calò la notte. Shane trotterellò fino al proprio albero preferito, quello che delimitava il proprio territorio, e l'annusò. Niente di nuovo. Scivolò di soppiatto fino alla casa dell'umano, l'umano dall'odore irresistibile.

Andò fin sotto la sua finestra e poi si tirò su fino ad appoggiare le zampe sul bordo. Dormiva, illuminato dalla tenue luce della luna.

Qualcosa in lui lo spinse a marcare anche la casa e la baracca come proprio territorio. Il prossimo punto sarebbe stato marcare l'umano, se degno di fiducia e all'altezza di un lupo speciale come lui.

Il ragazzo alzò il capo di scatto e si girò verso la finestra.

- Ah, sei tu - disse, tranquillo. Si fissarono per un po', poi il lupo decise che era stato abbastanza e riscomparve nella propria, di casa, il bosco.

Mentre fissava e si lasciava fissare da Chase, una sensazione indefinita gli si era agitata nel profondo dello stomaco (vuoto). Non era un semplice umano, non era come lui ma... aveva qualcosa di diverso.

Nel proprio giaciglio trovò una fastidiosissima volpe, che cacciò ringhiando. Quella si voltò un'ultima volta, prima di cercare un altro rifugio appartenente a qualcuno ma non usato.

- Non ti innamorare degli umani, non ti capiranno mai - lo mise in guardia. Shane fece schioccare le fauci vicino al suo muso rossiccio.

~~~

Nei giorni successivi si costrinse a non gironzolare troppo da quelle parti, per quanto la presenza dell'umano lo attraesse. Diede la colpa semplicemente al fatto che lui gli lasciasse ogni giorno carne fresca, carne che annusava un po' e non mangiava mai completamente.

Quel mattino decise di cacciare, aveva fiutato da qualche tempo una cerva col suo cucciolo. Li seguì per parecchio, cercando di controllare la fame che lo indeboliva in modo più che evidente.

Nell'esatto momento in cui si decise ad attaccare la madre (al piccolo avrebbe pensato più tardi, non era come i soliti agili e tenerelli bensì magro e tremante) e provò a saltarle addosso, arrivò il maschio.

Accidenti, non l'ho sentito...

Il cervo lo puntò immediatamente con i palchi dall'aria tutt'altro che rassicurante e anche se Shane riuscì a schivare qualche colpo, deciso a non rinunciare al pranzo, venne poi comunque colpito al petto dalle sue maledette corna appuntite. Il colpo gli tolse il fiato ed iniziò a sanguinare copiosamente.

Ecco che fine fanno i lupi solitari ed orgogliosi come te...

Represse un guaito e scappò. Dove poteva andare, prima di trasformarsi? In una forma o nell'altra sarebbe morto lo stesso, senza cure.

Corse alla baracca. La porta era socchiusa, come al solito. Entrò, accasciandosi goffamente a terra, il proprio ingombrante corpo che iniziava a rimpicciolirsi. La vista gli si fece nera e un gemito soffocato rotolò fuori dalla bocca non più canina.

Poco dopo la porta si aprì.

- Oh mio Dio! - squittì Chase, portandosi le mani al volto. Davanti a lui un ragazzo bellissimo e... nudo, con un'enorme ferita sanguinante sul petto. Fece per portarlo in casa, quando egli spalancò gli occhi dorati e lo fissò con la morte in essi.

- Aiu... tami - mormorò, disperato. Il moro lo prese in braccio senza fatica e lo depositò nel proprio letto, prima di medicarlo. Era così magro che poteva contargli le costole.

- Come ti chiami? - gli chiese. Il castano lo guardò sofferente e non rispose. Chase era certo che quello fosse il lupo, il suo lupo, nessuno aveva gli occhi di quel colore.

- Ho sete - ringhiò il ragazzo-lupo. Non era strano, per lui. Parlava così raramente che gli veniva naturale esprimersi come faceva nella propria forma alternativa.

- Non ti muovere - disse Chase, e tornò neanche un minuto più tardi con un bicchiere d'acqua che gli fece bere pian piano. - Che ti è successo?

Ma Shane s'era addormentato. Il moro restò ad osservarlo finché non scese la notte. Era così bello, un ragazzo bellissimo.

Decise di dormire sul divano e andò nella stanza adibita a salotto. Il ragazzo-lupo aprì gli occhi e si scrollò di dosso le coperte, poi scese dal letto. Il pavimento di legno sotto i piedi nudi gli fece un effetto stranissimo. Si stiracchiò, cercando di fare meno rumore possibile. Il petto gli faceva male come non mai dove quel maledetto cervo l'aveva trafitto.

'Lupo, lupo, lupo...', pensò. Un attimo dopo non c'era più il ragazzo dagli occhi dorati e i capelli castani. Al suo posto un grosso lupo grigio, il pelo sul petto macchiato di sangue secco e con una strana medicazione che si strappò in fretta coi denti.

Trotterellò silenziosamente verso la porta d'entrata. Il suo salvatore dormiva.

La porta era chiusa.

Accidenti.

Non gli restava che provare ad aprirla a testate. Un mugugno lo fermò.

- È così che si ringrazia chi ti ha salvato? - chiese Chase, sistemandosi sulla pancia e fissandolo, inespressivo.

Il lupo batté piano la coda.

- Ho capito, razza di ingrato. Come ti chiami?

L'animale ringhiò e si contorse, restando in piedi.

- Shane - disse a fatica, la sua voce molto diversa da quella umana che gli aveva sentito.

- Shane - ripeté il moro. - Sai, cioè, puoi parlare, Shane?

Il lupo si contorse ancora e scosse il capo.

- Tornerai? - insistette il ragazzo dagli occhi rossi.

Shane batté ancora la coda e si voltò, puntando la porta. Con una sola testata quella si aprì. L'ultima cosa che Chase vide del suo lupo fu la coda folta e vaporosa.

Tornerà, si disse. E ci credeva.

Patto con la lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora