Parte II

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Aprile 1990 Il nonno materno, dopo un lungo periodo di malattia, muore. Tamara ha sei anni, è nella stanza da letto dei nonni, sdraiata, con accanto la sua mamma e sente baccano in cucina, qualcuno che si dispera, che batte la testa al muro. Lei non capisce, nessuno le ha detto nulla e allora fa l'unica cosa logica, chiede. "Mamma che ha lo zio?" Lei resta un po perplessa, non sa cosa rispondere. Attende un attimo, poi le dice: "È triste, il nonno è volato in cielo!" Quindi continua: "Però puoi salutarlo un'ultima volta se vuoi, altrimenti usciamo dall'altro lato!" No, perché proprio il nonno? Il suo punto di riferimento, la sua trave portante, non può averla abbandonata. Lo vuole abbracciare ancora, ma non può. "Mamma andiamo dal nonno!" Lei la porta in quel salone, glielo fa salutare e la porta via perché Tamara non riesce a smettere di piangere, urla, lo rivuole accanto a se'. Per la seconda volta ha perso qualcuno a cui lei teneva troppo. Qualche tempo dopo capirà che lui non l'ha affatto abbandonata, ma continua a proteggerla da una stella e continua a parlarle, le dice di non correre perché potrebbe cadere e farsi male. La bimba sta malissimo. Se solo suo padre non l'avesse abbandonata, magari sarebbe riuscito a colmare quell'enorme vuoto che le era rimasto dentro. La nonna materna, la mamma e gli zii però le sono sempre rimasti accanto. Lei cresce, sana e forte e, all'età di 15 anni, decide di cercare suo padre. Sa che abita in alta Italia, ma che qui ha una sorella. Raccoglie tutte le sue forze ed il suo coraggio, va sul posto di lavoro della sorella del padre e, dopo essersi presentata, le chiede di poterlo contattare. La signora le risponde: "Devo prima avere il suo consenso per poterti dare il suo numero di telefono!" Lei ringrazia, saluta e va via, attendendo l'assenso del padre. Qualche giorno dopo, finalmente, riesce ad avere questo suo recapito. Torna a casa contenta, va in cabina telefonica e, per la prima volta in vita sua, sente la voce di suo padre. Chiacchierano del più e del meno, ridono, si sentono a disagio, infine si salutano. La ragazza, arrivata a casa, racconta tutto, sprizzando gioia da tutti i pori. Non può di certo sapere che questa sua felicità non durerà a lungo. La ragazza, d'accordo col padre, lo va a trovare e trascorrono il loro primo Capodanno insieme. Si divertono, passano alcuni giorni insieme. Il giorno prima del ritorno in Sicilia, Tamara va a far colazione insieme al suo papà, che, invece di approfittarne per dirle cose dolci, le dice: "Non ci hai nemmeno ringraziati per la festa di Capodanno in tuo onore. Mi hai deluso!" Tamara resta scioccata e non riesce a rispondere, ma pensa: "Che stronzo! Lui è deluso da me? Ed io che dovrei dire di lui? Ne avrei di cose da rimproverargli, prima fra tutte il fatto di aver tradito mia madre, di aver trattato da schifo i miei nonni ed aver abbandonato anche me... Per quanto riguarda il Capodanno, la festa era per lui che compie gli anni proprio il primo gennaio. Comunque lo avrei ringraziato prima di partire, non vado via senza dire grazie!" Tamara torna in Sicilia ed ogni giorno va in cabina a chiamare suo padre. Durante una delle loro tante telefonate, però, Tamara chiede: "Papà, ti spiacerebbe chiamarmi una volta al mese? Sai, io scendo sempre in cabina e consumo un sacco di soldi ogni giorno!" Non l'avesse mai fatto, accadde il finimondo. "Tu non sai ragionare" le disse lui "io faccio ciò che mi sento di fare, non ciò che mi viene imposto! Quando imparerai a ragionare ci risentiamo. Vaffanculo!" E le chiuse il telefono in faccia. Lei, disperata, illusa e delusa, torno' a casa in lacrime, dove raccontò l'accaduto.

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