Capitolo 1:Sogni stravaganti

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POV Riccardo

Mi svegliai urlando, come ormai da diversi mesi. Non c'era un giorno in cui riuscissi a dormire serenamente. All'inizio pensavo che fosse un grande problema, ma poi mi ero accorto che non influiva per niente sulla mia vita quotidiana, procedeva tutto molto tranquillamente e durante la giornata non ero stanco e non ci pensavo affatto fino all'ora di andare a dormire. Avevo sempre il terrore di fare incubi, anche se il mattino seguente non me li sarei ricordati, ma la stanchezza superava sempre la paura, quindi mi addormentavo lo stesso.

Una volta tranquillizzato scesi a fare colazione e, come ogni mattina, mia madre mi chiese cosa avevo sognato. La liquidai velocemente dicendole che non me lo ricordavo, cosa peraltro vera, poi mi lavai e andai a scuola. Era una giornata nuvolosa, e la cosa mi deprimeva abbastanza ma a scuola ci diedero una notizia che mi rallegrò. Nei giorni seguenti sarebbero arrivati dei nuovi alunni dalla Francia, dalla Germania e da Venezia. Avevo sempre voluto conoscere gente di altri paesi e città. Mi piaceva il fatto di sapere di più su altre culture e magari avrei potuto migliorare le mie abilità linguistiche.

Il resto della giornata trascorse tranquillamente, ma quella notte feci un sogno alquanto strano:

mi trovavo in un'immensa stanza bianca, sembrava quasi non avesse fine, illuminata da una luce accecante. All'inizio non riuscii ad aprire gli occhi ,ma quando iniziai ad abituarmi scorsi una cinquantina di ragazzi disposti in un cerchio perfetto di cui facevo parte anche io. Osservandoli meglio vidi che avevano varie età, più o meno tra i 12 e i 16 anni, ed erano tutti nella mia stessa situazione, con gli occhi socchiusi e le espressioni spaesate. Quando anche quello che sembrava il più piccolo di noi, uno scricciolo che poteva avere al massimo nove anni, aprì gli occhi , il pavimento iniziò a cedere e cademmo nel vuoto.

In quel momento mi svegliai di soprassalto, ero molto confuso, ma la cosa che mi stupì di più era il fatto che ricordassi il sogno. Avevo l'impressione che fosse un sogno premonitore o che almeno significasse qualcosa. Ma cosa? Cercai di darmi delle spiegazioni ma poi guardai la sveglia e sobbalzai. Erano le sette e mezza, ero in ritardo, molto in ritardo!

Arrivai a scuola correndo. Non volevo perdermi la presentazione degli alunni che sarebbero arrivati quel giorno. Fortunatamente arrivai in tempo. Entrato in classe c'erano tre ragazzi dietro la cattedra, quando li vidi sgranai gli occhi: loro erano nel mio sogno.

Si presentarono. Fu una delle prime volte che ascoltai così attentamente in classe ciò che diceva la persona dietro alla cattedra. Iniziò la ragazza francese, Céline Denis. Veniva da Parigi. Non riuscivo a smettere di guardarla, era la creatura più bella che avessi mai visto. Con i suoi lunghi capelli biondi, gli occhi azzurro cielo e la pelle quasi di diafana sembrava un angelo.

Il secondo a presentasi fu il ragazzo tedesco, Williard Ludwig, che veniva da Monaco di Baviera. Mi ricordava tanto il pupazzo di neve Olaf, non so esattamente il perché infatti aveva i capelli chiarissimi, quasi bianchi e gli occhi color ghiaccio. L'ultima fu Olimpia Macii, la ragazza veneziana. Aveva lunghi capelli castani raccolti in una coda laterale e grandi occhi blu oltremare. Finite le presentazioni pensai a come mai la ragazza francese e il ragazzo tedesco sapessero già parlare italiano, mi aspettavo che non lo sapessero affatto e si presentassero in inglese.

Suonò la campanella e durante l'intervallo, incuriosito, andai a conoscere i nuovi alunni. Iniziai a parlare con Williard e lo trovai subito molto simpatico. Dopo averci parlato a lungo mi avviai verso la classe e, mentre mi stavo chiedendo di nuovo perché sapesse già parlare italiano, un mio compagno si avvicinò e mi chiese:-"Come fai a capire così bene il tedesco?"- io sorpreso risposi:-"Io infatti non conosco il tedesco, era Williard che parlava in italiano!"-. Marco mi guardò per un attimo, dubbioso, poi alzò le spalle e se ne andò. In quel momento iniziai a spaventarmi un po'. Forse Marco mi stava solo facendo uno scherzo, non poteva essere possibile che Williard parlasse tedesco. Io non capivo il tedesco e per di più io lo sentivo parlare italiano. Decisi che appena fossi tornato in classe gli avrei parlato di questo, volevo farlo anche prima, ma ero troppo preso da ciò che mi stava raccontando della sua vita e dei suoi amici...

Entrato in classe Olaf, decisi di dare questo soprannome a Williard, si sedette accanto a me, mentre Olimpia e Céline si sedettero davanti a noi. Iniziammo a chiacchierare del più e del meno quando mi tornò in mente la conversazione con Marco, quindi chiesi a Williard:-"Come mai sai l'italiano?"- lui mi guardò sorpreso e mi rispose:-"Io non so l'italiano... Parlo tedesco. Piuttosto tu come fai a conoscere il tedesco!?"- ci guardammo con un misto di paura e incomprensione, quando intervenne Céline agitata:-" Io non vi sento parlare né tedesco né italiano, voi parlate francese!"-. A quel punto Olimpia, che era rimasta zitta fino ad allora, aggiunse:-" Io vi sento parlare italiano, proprio come Riccardo."- poi tornammo a concentrarsi sulla lezione. A quel punto ricordai un'altra cosa e per cambiare discorso dissi:-"Sapete, io stanotte vi ho visto in un sogno..."- e continuai raccontando tutto il sogno. Quando finii gli altri tre urlarono in coro:-"Ho fatto lo stesso sogno!"-. Purtroppo non potemmo commentare perché la professoressa ci riprese e ci divise. Quando suonò la campanella ci salutammo velocemente e credo stessimo pensando tutti alla stessa cosa. Stava succedendo qualcosa di strano e avevo intenzione di scoprire di cosa si trattasse. Tutto ciò non aveva senso. Ero quasi sicuro che c'entrasse anche con tutti gli incubi che avevo fatto negli ultimi mesi. Il mio desiderio di capirci qualcosa era grande, ma per un po' smisi di pensarci per la lasagna che mi aspettava a casa sul tavolo della cucina, perché una buona lasagna della nonna viene sempre prima di tutto.

Quel pomeriggio feci i compiti e andai a scherma, ma ero troppo deconcentrato per fare qualsiasi cosa, perfino per allenarmi. Non riuscivo a togliermi dalla testa tutti questi avvenimenti nemmeno con la scherma che era una delle mie grandi passioni insieme alle mie amate lasagne che, fortunatamente, mi avevano tolto per un po' quel pensiero dalla testa, ma non potevo mangiare lasagne fino alla fine dei miei giorni.

Dopo scherma, per quanto fossi riuscito ad allenarmi, sulla strada del ritorno ebbi l'idea di far visitare Napoli ai miei nuovi amici per approfittare anche di ragionare su ciò che ci stava accadendo.

Quella sera andai a letto senza neanche cenare, probabilmente per colpa della terza porzione di lasagna. Mi addormentai subito e, ancora una volta sognai...

Questa volta non mi trovavo nella stanza bianca, bensì sulla cima di una montagna rivolto verso il panorama che mi sembrava familiare, poi mi girai e capii: non ero su una montagna, ma sul Vesuvio.


Spazio pazze autrici:
Ciaooo!! Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto e che si inizi a capire qualcosa della storia. Commentateeee

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