E mentre aspetto i voti nell'altra fanfiction, ho pensato di dover scrivere questa OS perché sì. Ps. godetevi anche questa canzone alquanto deprimente.
10 anni dopo.
Mi inginocchiai sul terreno ancora fresco e bagnato per via della pioggia leggera che si era risentita il giorno precedente. Inevitabile era l'odore di rugiada che mi attraversò le narici facendomi inspirare più ossigeno possibile, tanto da gonfiare perennemente i miei polmoni. Appoggiai il mazzo di fiori che avevo comprato strada facendo, per la precisione, un mazzo di girasoli, sul cemento che già presentava alcune crepe. Newt aveva sempre amato questo tipo di fiori perché gli ricordavano il sole cocente d'estate, ovvero la sua stagione preferita e per questo motivo amava ammirare i girasoli.
"Lo trovo ancora una cosa surreale" La mia mente vacillava ancora nel profondo abisso nero, perso tra il nulla dove le parole confuse mi si andavano contro una dietro l'altra e non sapevo davvero che emozioni provare. Soltanto quando le mie mani sfiorarono il suo nome, scritto in una calligrafia regale, inciso sulla lapide di cemento che un brivido mi percosse tutto il corpo, spingendomi ad accettare il fatto che l'unica persona a cui avevo dato amore, a cui avevo negato l'ipotesi della chimica tra due persone, l'unica persona d'eccezione che mi aveva insegnato così tanto in così poco tempo, se n'era andata per sempre. E lì mi ricredetti, quando all'età della gioventù pensavo che il per sempre non esisteva eppure mi ritrovavo a combattere tra due strade diverse. Il per sempre che mi aveva lasciato prima di andarsene e il per sempre che mi aveva lasciato dopo essersene andato. Il buio della notte non mi dava la possibilità esatta per poter leggere bene cosa vi era scritto sulla lapide, solo il luccichio delle stelle mi permisero di leggere brevi frasi e il dolore che provai nel leggere Newt Edison era troppo immensa che dovetti ritrarre la mia mano con uno scatto.
<< Hey >> sussurrai complice con una voce lievemente spezzata da un pianto silenzioso che non mi ero neanche accorto.
Un paio di lacrime solcavano le mie guance rosee, lente e strazianti come il ricordo di quando lo vidi steso su un lettino d'ospedale, ignaro del fatto che quel giorno sarebbe stato l'ultimo giorno per lui.
Un'ondata di aria fresca mi accarezzò il viso e a quasi sembrare pazzo, il tocco dell'aria era così delicato quanto una sua carezza. L'immagine del suo sorriso che si faceva vivido nella mia mente la prima volta che lo vidi in classe si fece più limpida e infondo al cimitero, tra lapidi ed erbacee ormai essiccate potevo ben vedere la scena in cui mi chiamò per la prima volta Tommy.
Da quando lui se n'era andato mai e poi mai qualcuno si permise di chiamarmi in quel modo. Tirai su col naso, lasciando cadere lo sguardo su una stella tra mille che mi sembrava così vicina da poterla afferrare ma l'unica cosa che riuscii ad afferrare era una manciata d'aria, preso dal nulla. Pensavo che la sua morte, dopo anni di terapia e psicologia, mi sarebbe passata eppure nonostante il mio grande desiderio di dimenticare, era forte la sua voce che mi compariva viva nella mente.
Il dolore che aveva segnato era qualcosa di indelebile, difficile, impossibile da superare.
<< Hey >> sussurrai nuovamente come se mi aspettassi una sua risposta, vivendo nell'illusione più totale e in una speranza mai vissuta.
Le parole non bastavano; il ricordo del nostro primo bacio, della nostra prima volta, di quel momento in cui avevamo deciso di fare coming out, di quei momenti difficili, quei momenti in cui mi era sempre stato affianco....e ora non lo avevo più con me.
Da quando era entrato nella mia vita avevo iniziato a pensare ad un "c'era una volta" ma era così difficile per me pensare di poter vivere non avendo l'unica persona che mi abbia dato la prova del possibile nell'impossibile. Un sorriso amaro mi pervase il volto.
<< Newt >> la mia mano vagava sul terriccio e da due lacrime lente ne scesero altre tre veloci passando tra le mie labbra. Potevo sentire il sapore delle lacrime, un sapore così amaro e surreale e, perso nel nulla a vacillare tra le mie stesse parole, la mia bocca si permise di emettere un suono più lungo.
<< Sai? >> la mia voce si alzò di un tono e un dolce sorriso mi parve sul mio volto. << Ho passato un anno in Inghilterra e ho potuto conoscere i tuoi parenti. I tuoi genitori spesso vengono a farmi visita nella casa vicino al lago...già quella casa >> Piccoli ricordi iniziavano a maturare nella mia mente e il senso di tristezza profonda mi pervase prendendo il posto, scacciando letteralmente il mio dolce sorriso.
<< E che tu ci creda oppure no ma ora Minho e Teresa hanno messo su famiglia e addirittura hanno avuto pure una bambina che si chiama Maya >> in quel momento non sapevo più cosa la mia mente elaborasse. Cose tristi, cose belle, cose sorprendenti. << Chuck ora sta studiando ad Oxford seppur moltissime altre università prestigiose gli hanno offerto borse di studio. Invece io ho studiato nella facoltà di medicina e ho finito proprio l'anno scorso >> ero sicuro di aver reso fiero Newt che nonostante sapesse quanto fosse arretrato il mio cervello mi spronava a dare sempre il meglio di me e l'unica cosa che potevo dirgli era grazie, poiché lui era stato l'unica mia ispirazione per poter continuare questo sogno da intraprendere in mezzo a pazienti che si trovano appesi in un filo tra la vita e la morte.
<< Per la tua fortuna non ho ancora trovato nessuno per me perché tu rimani l'unico >> la mia mente voleva giocarmi brutti scherzi. Sentii nella mia mente la sua risata ma ero certo fossero solo paranoie di un uomo che rivuole indietro ciò che era suo. << Gally invece rimane sempre lo stesso idiota di prima solo che ora si batte per la giustizia, sorprendete vero? Tutti qui stanno bene >> e invece non era affatto vero. << Sento regolarmente i miei genitori biologici che ho imparato a volerli bene grazie a te. Sai? >> mi soffermai per un secondo cercando di riprendere fiato. Tra le parole confuse che sparava la mia mente e che la mia bocca assecondava, nell'aria si poteva sentire bene i miei singhiozzi e il dolore fisico che provavo nella mano mi fece rendere conto delle unghia conficcate nella mia carne, per la tristezza o per la rabbia o per tutti e due. << Da te ho imparato tante, tantissime cose >> il silenzio poi regnò tra il perimetro che circondava la mia figura e la sua lapide, incapace di aprire bocca, incapace di far uscire qualche suono dalle mie corde vocali. Così codardo da tremare, da aver paura di continuare a parlare. La mia mente aveva già elaborato da un pezzo quella piccola frase che nonostante fosse piccola rinchiudeva un significato troppo enorme da soffocarmi e da non permettermi di parlare. O era solo dovuto al fatto che non volevo, mi rifiutavo.
Sussultai quando un mano mi si posò sulla mia spalla destra, preso alla sprovvista. Avrei voluto girarmi ma sapevo perfettamente chi era, anche se speravo fosse lui.
<< Dai dillo >> la voce di Minho lungo il corso degli anni si era fatta più possente e rigida. Il suo cambiamento da ragazzo teppistello a ragazzo maturo - grazie all'educazione dei suoi genitori - era alquanto sorprendete.
"Dai dillo" la frase mi si ripeteva nella mente come un disco rotto e scoppiai, non resistetti. Feci un grosso respiro mentre lacrime mi scivolavano perdendo il controllo di ogni minimo movimento e come per magia un calore mi avvolse il petto e nonostante la difficoltà che provai, sussurrai un "mi manchi".
<< Mi manchi >> ripetei più che altro a me stesso. Sapevo bene che sin dal primo minuto in cui era venuto a mancare mi mancava di già e lo sapevo anche nei giorni a venire, nei mesi, negli anni seguenti e mai ero riuscito ad ammettere a me stesso di quanto potesse mancarmi così tanto. Non ero mai stato un ragazzo dai sentimenti aperti, tutti sapevano quanta superficialità avessi e odiavo il fatto che qualcuno mi vedesse a pezzi, vulnerabile al mondo senza lui al mio fianco. Ma infondo, in quel abisso nero in cui mi ero rinchiuso, mi mancava da farmi star male, da farmi impazzire. Nel mondo si sentiva la mancanza del suo profumo, del suo accento inglese, del suo sorriso e dei suoi semplici modi di fare che rendevano sempre tutto così complicato ed enigmatico. Mi mancava da farmi impazzire, rinchiudermi in un manicomio. Volevo sprofondare ancora di più, magari tanto da poterlo raggiungere. Il mio cuore batteva a mille proprio come la prima volta quando le nostre labbra si sfiorarono per la prima volta, quando pensavo che tutto era sbagliato ma così bello per me. Odiavo sentirmi vulnerabile davanti ad un mondo che invidiavo, un mondo coraggioso di esprimere i propri sentimenti e solo allora alzai le mani arrendendomi, accettando il fatto che lui non c'era più e una ragione me la dovevo fare.
<< Newt non sai quanto mi manchi >> le lacrime volevano rendere tutto più complicato.
Avevo capito che era giunta la mia fine, avevo perso il controllo del mio corpo interiore, il mio sistema emotivo era crollato nell'arco di cinque minuti. La scena era alquanto pietosa.
Piangevo senza confini di limiti inginocchiato davanti al suo nome inciso, le unghia ormai sporche conficcate nel terriccio, mi sentivo la spalla stringermi in una carezza di Minho, il silenzio della notte spezzarsi per via dei miei singhiozzi che cessarono. In qualche modo cessarono.
<< Papà papà perché piangi? >>
La voce più minuta del mondo mi andò incontro, una voce sottile e flebile: la voce di mio figlio.
Mi asciugai in fretta le lacrime nonostante gli stessi dando le spalle ed infine mi alzai cercando di riottenere il pieno controllo di me stesso. Mi girai verso i due, Minho e mio figlio che per tutti il tempo erano rimasti in silenzio.
<< Vi avevo detto di aspettarmi in macchina >> nascosi le mani tra le mie tasche dei jeans cercando di sembrare il più normale possibile alla vista del mio piccolo figlio.
<< Scusa è che questa piccola peste voleva a tutti i costi portarti questo >> Minho si passò la mano tra i capelli indicando con sguardo mortificato -pur sapendo che avevo detto chiaramente ed esplicitamente di non seguirmi dentro al cimitero - il piccolo O'brien.
Spostai lo sguardo verso mio figlio che aveva già fatto un piccolo passo verso la lapide appoggiandoci un girasole accanto al mazzo che avevo portato.
<< Volevi dieci girasoli solo che in macchina te n'è caduto uno >> i suoi occhi simili a quelli di Newt mi guardavano dritto negli occhi e la sua voce così innocente mi diede la forza di controllarmi.
Mi inginocchiai davanti a lui scompigliandogli i capelli color nocciola che si ritrovava e gli sorrisi, uno di quei sorrisi che solo Newt sapeva solo darmi, cercando in tutti i modi di far sembrare tutto ok. Anche se infondo non era affatto così.
******
Ero seduto sul piccolo morbido letto di mio figlio che, sdraiato e ben beato sotto le coperte, mi guardava con fare distratto. Erano quasi le 9 pM, ora in cui solitamente lui si addormentava sotto una ninna nanna che mi era uscita in una notte d'inverno eppure il suo sguardo non trapelava affatto nessuna stanchezza sembrando quasi in vena di fare domande su domande proprio come il sottoscritto era lecito fare da piccolo.
<< Papà, per chi erano quei fiori e chi sei andato a trovare? >>
Rimasi leggermente sorpreso a quelle domande, una parte di me moriva dalla voglia di raccontare tutto, l'altra parte di me moriva solo al pensiero di poterne parlare.
Un luccichio nel cielo scuro catturò la mia attenzione, un fruscio di vento spalancò le finestre e fui costretto ad alzarmi per richiuderle ed osservare meglio quella stella che luccicava più del dovuto rispetto alle altre.
"You are my sunshine my only sunshine.
You make me happy when skies are grey.
You'll never know dear, how much
I love you
Please, don't take my sunshine away"
Quella voce, quella voce così matura ma allo stesso tempo acuta. No, non poteva essere. Mi girai di scatto e lo trovai lì, in tutta la sua bellezza mentre emanava una strana luce bianca che gli circondava tutto il perimetro del corpo. Guardava con dolcezza mio figlio che dormiva beatamente sotto la sua voce leggermente stonata ma allo stesso tempo soave.
<< Newt >> sussurrai io combattuto se pensare ad essere in coma o in un solo dannato stupido sogno.
<< Accidenti Tommy, stai crescendo un bellissimo marmocchio >>
Sorrideva, e Gesu, quanto mi era mancato quel dannato sorriso. Con passi lenti mi si avvicinò e per un momento ebbi paura non della sua figura, ormai di paura per i fantasmi e cavolate varie non ce n'era di posto nella mia vita, avevo solo paura davvero che quel momento finisse subito, che quel sorriso, quella voce, quel modo di fare solamente gobbo se ne andasse subito, sparendo nuovamente, lasciandomi di nuovo in quel abisso nero.
<< Io...>> cercai di parlare anche se invano. Le parole mi uscivano forse in piccoli sussurri, in modo così disorientato che sembrava essere tutto così reale, anzi, era reale.
<< Shh >> ridacchiò mettendomi l'indice sulle labbra per zittirmi. Sembra essere così sicuro, tranquillo, in pace con sé quando invece il mio manda stava letteralmente andando in subbuglio e di pensieri non ne avevo assolutamente se non di godermi la sua vicinanza almeno per un'ultima volta.
<< Cacchio ti assomiglia molto sai? >> e mi sorride nuovamente con la mano che sfiorava la mia e giuro, quel contatto, sì quel contatto tra di noi, l'avrei resa infinita se era possibile.
<< Sono fiero dei progressi che hai fatto. Sono così fiero di voi, del ragazzo che sta diventando quel piccolo marmocchio e caspiterina non voglio più vederti piangere in quel modo! A proposito dei fiori, le ho molto apprezzate, grazie. Sai per tutto questo tempo mi sono chiesto come avrei fatto a vivere... Cioè in questo caso ad essere morto..senza te al mio fianco. Me la sto cavando in un certo senso anche se trovo sempre complicato non poterti abbracciare la notte, baciarti o chissà cos'altro fanno quelle coppie smielate >> il suo sorriso si spense proprio come il mio cervello, andato in frantumi già dalla prima sillaba che aveva pronunciato.
<< È che.... Mi manchi anche te, molto, più di quanto avrei immaginato >>
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<< Piacere io sono Newt >> sorrise sedendosi sulla mia destra catturando la mia attenzione.
Era un giorno d'inverno e stavo tranquillamente ripassando per il compito che avrei dovuto affrontare il giorno successivo e mai mi sarei aspettato che il ragazzo appena entrato nel bar e che mi aveva sin dall'inizio colpito mi si sarebbe avvicinato.
<< io sono Thomas >> borbottai preso dall'imbarazzo mentre sistemavo bene i miei occhiali da vista leggermente appannati.
<< Bene Tommy, tu credi nell'amore a prima vista? >>
<< sinceramente non molto >>
Si alzò dalla sedia e si sedette questa volta alla mia sinistra appoggiando il gomito sul bancone e il viso che si sporge a pericolosamente vicina alla mia tant'è che mi girai alla mia sinistra preso alla sprovvista.
Lui con il suo solito sorriso che avevo già iniziato ad amare mi sussurrò un << e alla seconda vista? >>.
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Please, don't take my sunshine away.
FanfictionE mentre aspetto i voti nell'altra mia fanfiction "Come far capire a Thomas di essere innamorato di Newt" ho pensato di scrivere una OS // AU sempre e comunque dai tratti newtmas! Non so da dove mi sia uscita questa OS, spero d'altronde vi piaccia...