The majestic and impetuous river

38 6 7
                                    

A Sick
cha manda i prompt quelli belli
e a Hev
perché senza di lei non l'avrei mai scritta.







Alessia sentì il rumore dello scalpello che batteva ritmicamente sulla pietra provenire dalla sua sinistra. Si affacciò: sotto di lei, in piedi su un'impalcatura di legno sospesa sotto il ponte, vi era Leonardo da Vinci che lavorava.

Sorrise appena e si voltò verso Giuliano, che la stava accompagnando alla ricerca dell'artista. «L'ho trovato.» disse, sorridendo, per poi voltarsi di nuovo verso il da Vinci. «Che cosa ci fai laggiù, Leonardo?»
Fu Giuliano a rispondere, mentre l'artista interrompeva il lavoro e alzava lo sguardo verso di loro, agitando lo scalpello in segno di saluto. «Lavora, una volta tanto.»
«Io lavoro di continuo» si difese Leonardo.
«Si, ma non finite mai una commissione. Quanto dovrà attendere ancora mio fratello Lorenzo per il ritratto di Madonna Donati?»
Alessia lanciò a Leonardo uno sguardo eloquente, ma l'artista decise di scuotere la testa e riprendere il martellare. «Se vuole un dipinto ben fatto, deve anche avere la pazienza necessaria perché venga completato. Non ho intenzione di ritrarla in modo approssimativo.»
Giuliano scosse la testa a sua volta, decidendo di chiudere lì la conversazione. Dopotutto, non l'aveva certo cercato per incitarlo a completare le commissioni affidategli da suo fratello Lorenzo.
Uno strano rumore giunse alle sue orecchie e a quelle di Alessia, che aggrottò appena la fronte. «Che cos'è questo suono?»
«È l'impalcatura» precisò Leonardo. «Si muove con un minimo soffio di vento. Ci farete l'abitudine.»
«Mh» mugugnò Giuliano. «Non mi piace granché.»
Alessia arricciò le labbra. «Perché non torni su, Leonardo? Sono appena arrivata, penso che tu possa concederti una pausa.»
L'artista avvicinò il viso alla decorazione su cui stava lavorando. «Devo solo finire questo particolare.»
Di nuovo lo scricchiolio di poco prima, leggermente più forte. Alessia e Giuliano si scambiarono un'occhiata, quindi la rossa si sporse di nuovo un poco per parlare con il da Vinci. «Leonardo, per favore, torna sulla terra ferma. Quella pedana mi sembra poco sicura.»
«Non devi preoccuparti, Alessia.» replicò l'artista, senza distogliere lo sguardo dalla sua creazione.
Sotto di lui, il fiume scorreva impetuoso. Alessia lo osservò: le piogge dei giorni trascorsi lo avevano reso gonfio e di un color marrone scuro che non faceva presagire nulla di buono. Sperò che Leonardo finisse presto: non le piaceva vederlo sospeso sopra quella massa d'acqua irrefrenabile.
Di nuovo lo scricchiolio. Giuliano non era molto sicuro che fosse davvero normale.
«Finito» Leonardo alzò lo sguardo verso i due che lo osservavano preoccupati. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma né Alessia né Giuliano seppero mai cosa volesse dire loro.
Fu come se il tempo avesse deciso di rallentare il suo corso. Davanti agli occhi sbigottiti del Principe della Gioventù e della giovane Augusti, l'impalcatura sulla quale il da Vinci stava lavorando si ruppe all'improvviso, ed egli, colto alla sprovvista, non poté aggrapparsi ad alcunché. Cadde nel fiume che ancora scorreva, impetuoso e irrefrenabile, e a nulla valse il suo nome che Alessia urlò con quanto fiato aveva in gola.
Così come Giuliano si rese conto che nulla poteva per aiutarlo, quando scese le scale che portavano al livello del fiume, perché l'acqua procedeva spedita verso la sua meta, trascinando con sé qualsiasi cosa vi fosse caduta dentro.
Di Leonardo già non v'era più traccia.

UnintendedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora