Every night, I dream you're still here , the ghost by my side, so perfectly clear.
Quattro mesi dopo
Quando Giuliano entrò in quello che era stato il laboratorio di Leonardo, non fu sorpreso di trovarlo già occupato.
Nonostante fossero passati quattro mesi, Verrocchio non aveva avuto la forza di farlo svuotare, quindi tutti i lavori del da Vinci erano ancora lì, forse solo un po' impolverati.
Quel giorno, come quasi tutti negli ultimi mesi, al tavolo, di solito ingombro di fogli o cadaveri e che ora dava riposo solo a vecchi appunti, era seduta Alessia. La rossa sfiorava i disegni dell'artista con aria malinconica, e aveva tutta l'aria di aver dormito lì la notte precedente.
Giuliano la osservò per qualche istante, complice il fatto che ella non si era accorta del suo arrivo. Alessia non era tornata a Roma dal giorno dell'incidente. Riario era andato a trovarla diverse volte, ma non l'aveva mai convinta a lasciare Firenze per la Città Eterna. Le mancava ancora troppo l'artista. Oltretutto, Giuliano non era mai riuscito a consigliarle di tornare a casa: gli faceva piacere averla vicina.
«Buongiorno» il de' Medici le si avvicinò, notando in quel momento che ella aveva in una mano un piccolo pezzo di carboncino e aveva scarabocchiato qualcosa su un foglio.
«Buongiorno» replicò Alessia, rivolgendogli un sorriso. Il più piccolo che Giuliano avesse mai visto. «Stavo cercando di disegnare, ma...» fece una smorfia.
«Non ne sei capace.»
«No, infatti.»
Giuliano abbozzò un sorriso. Negli ultimi mesi, lui e Alessia si erano ritrovati a frequentarsi più di quanto prima non facessero, e almeno quando erano soli avevano preso a usare un tono informale.
Il de' Medici alzò la testa e diede un colpetto al prototipo di macchina volante appeso al muro. «Vorresti fare una passeggiata?»
Alessia gli lanciò uno sguardo di sottecchi. «Non hai degli incarichi da svolgere per tuo fratello?»
Giuliano scrollò le spalle. «Possono aspettare»
La rossa abbozzò un sorriso sghembo. «Va bene.» rispose, appoggiando il carboncino. «Ma evitiamo il ponte.»
~
Santa Maria Novella era come sempre splendida, eppure, quando Alessia la osservò quando vi giunsero, si ritrovò a pensare che non riusciva più a guardarla come prima.
Non c'era stato un funerale, dopo l'incidente. Dopotutto, non avevano nemmeno un corpo da seppellire. Alessia aveva provato ad andare a pregare, ma si era presto resa conto che non le serviva a nulla e aveva rinunciato. Ormai, come Giuliano, andava in chiesa solo per le celebrazioni e, soprattutto, solo per far piacere a Lorenzo.
C'era qualcosa che non andava, nella città. Mentre Giuliano prediligeva stare in mezzo alla gente, contornato dalla caoticità della vita quotidiana, Alessia non l'amava. Preferiva rinchiudersi nello studio di Leonardo a pensare, e parlare con quei pochi che ancora potevano capire come si sentisse.
Sapeva che doveva superarlo, ma il problema era che oltre a Girolamo Riario l'unica persona che avrebbe potuto aiutarla a sopportare il dolore era la stessa che aveva visto cadere nel fiume.
Dal canto suo, Giuliano aveva la necessità di stare in mezzo alla gente. Perlomeno lo aiutava a pensare di meno e sembrare normale.
Stavano ancora camminando, quando una voce famigliare che chiamava il nome di Alessia li fece voltare. Un ragazzetto biondo correva loro incontro, agitando in aria una mano.
«Nico!» esclamò la rossa, sorpresa. «Cosa succede?»
«Buongiorno, messer Giuliano» ansimò il biondo, fermandosi davanti a loro. «Vanessa mi ha chiesto di cercarvi per condurvi al mercato. Crede che uno dei mercanti abbia incontrato il Maestro.»
Alessia e Giuliano non se lo fecero ripetere due volte.
Quando giunsero alla bancarella, Vanessa stava parlando con un uomo corpulento, dalla voce profonda.
Ella si voltò verso i nuovi arrivati e, dopo averli salutati, indicò un quadro appeso poco distante.
Non particolarmente grande, era praticamente la bozza preparatoria del dipinto, che non era stato completato. Ma, come Alessia e Giuliano si ritrovarono a pensare, non v'era alcun dubbio di chi fosse l'autore: il tratto e la precisione con cui aveva riprodotto la campagna fiorentina potevano far pensare solo a Leonardo.
«Dove lo avete comprato?» domandò Giuliano, spostando lo sguardo sull'uomo.
«Fuori città» rispose il mercante, che nel frattempo stava mangiandosi una mela. «C'è una vecchia fattoria a mezza giornata dove soggiornava un ragazzo. Gli avevo commissionato il quadro, ma quando sono tornato a prenderlo aveva fatto solo questo. Non so come sia riuscito a convincermi a pagarlo comunque; sono tornato il giorno dopo per costringerlo a terminarlo ma era già andato via.»
«Potete...» Alessia spostò lo sguardo sul mercante, sebbene i suoi occhi fossero ancora attratti dal disegno. «potete descrivere il ragazzo?»
Il mercante sembrò pensarci su. «Trasandato, capelli e occhi scuri. Era di bell'aspetto, bisogna ammetterlo.» diede un altro morso alla mela. «Aveva continuamente in mano un quaderno rovinato su cui disegnava.»
«Vi ha detto il suo nome?» chiese ancora Giuliano.
Egli scosse la testa. «Non mi sembra, no. I fattori hanno detto che dice di non ricordare nulla e che nessuno sappia come si chiami. Sembra che tutti lo conoscano come l'Artista.»
Nessuno di loro poteva crederci. Giuliano aveva passato i primi due mesi dall'incidente indagando, cercandolo, e discutendo periodicamente con suo fratello Lorenzo che non capiva tutto l'attaccamento nel cercare il da Vinci. Due mesi in cui non aveva scoperto nulla, e ora Leonardo faceva di nuovo la sua comparsa inaspettata. Avrebbero dovuto immaginarlo che sarebbe tornato così, senza preavviso. Era tipico di Leonardo. Anche senza memoria.
Giuliano tornò a guardare il disegno, colto da una nuova speranza. «Quanto volete per quello?»
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Unintended
Fanfiction«Io non ricordo nulla!» Leonardo si alzò, scaraventando lontano il quaderno che sbatté contro il muro e cadde a terra con un tonfo sordo. «Ogni volta che cerco di ricordare chi ero, vedo solo... il vuoto. Hanno già provato ad aiutarmi, come potete p...