Siamo andate a casa sua: era esattamente come me la ricordavo.
Camera sua era la camera più disordinata che avessi mai visto, ma la cosa speciale era che il suo comodino, dove c'era una nostra foto, era l'unica cosa sempre in ordine.
Era una foto così stupida, stavamo tornando dal Luna Park: il suo braccio sulla mia spalla e gli sguardi assonnati ma divertiti.Dopo aver parlato un po', abbiamo guardato un film, e Sofia si lamentava dicendo che eravamo da diabete.
Mi sono addormentata sulla sua spalla e mi sono svegliata dopo circa un'oretta: mi sono ritrovata sul suo letto, con una coperta addosso e lui vicino a me.
Dio, quanto è bello.
Era indiscutibilmente la creatura più bella che Dio avesse mai creato.
Quei suoi occhi verdi che mi riempiono il cuore, i suoi capelli castani così lisci e morbidi, le sue labbra, le sue mani, lui.
Lo amavo davvero tanto e speravo con tutta me stessa di passare una bella vacanza.Sofia: "Elizabeth, esco un attimo."
"E dove vai?"
"Stai tranquilla, torno fra mezz'ora."
E così è stato: mezz'ora dopo eccola sul pianerottolo di casa con una busta piena di schifezze da mangiare, qualche birretta e un film appena noleggiato.