Eppure sentire

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Entrando nella stanza la vidi alla finestra, immobile, mentre una strana luce lasciava i suoi occhi.
Occhi che sembravano fissare qualcosa fuori dalla finestra, qualcosa d'indefinito.
Io, quasi stregato da quell'immagine, chiesi:"Ma cos'è che guardi?". E lei, continuando a guardare altrove, quasi non curandosi di me, mi rispose:"Cerco". Io, stupito da quella risposta, la guardai con più attenzione, cercando di capire da un suo gesto, da un suo sguardo quello che cercava di dirmi; la mia attenzione però non mi fu di aiuto, vidi soltanto una ragazza che si affacciava alla finestra, appoggiandosi al davanzale ad osservare quello che io avevo visto e rivisto tutti i giorni fino a quel giorno.

Era la mia stanza. Era la mia finestra.

Mai come quel giorno fui curioso di ridare uno sguardo fuori ed osservare quello che io conoscevo già a memoria. Mi avvicinai lentamente, tentando di non rovinare quel momento, fino ad essere dietro le sue spalle e guardai.

Alberi, foglie, gabbiani, sabbia, mare.

Provai con tutte le mie forze a stupirmi di ciò che vedevo, di far brillare i miei occhi scuri come i suoi. C'era qualcosa che non comprendevo, che faticava ad entrare nei miei occhi.

Mi abbassai, avvicinandomi al suo orecchio, e dissi:" Ma cos'è che cerchi esattamente?". E lei, immobile nel suo respiro, rispose:"Nulla che non cerchi anche il mio cuore". Mi sentii gelare.

E prima che ogni mia domanda potesse trovare qualsiasi conforto, aggiunse:" Sto cercando tanti pezzetti di me e i soli occhi...beh credo che non bastino, sai c'è tanta vita lì fuori, lontano da questa finestra, magari lì si è nascosta anche la mia..".

La sua ultima parola ancora non aveva lasciato la sua bocca che le sue labbra mi baciarono.

Fu un lungo bacio.

Solo dopo mi accorsi che in quel momento quella luce nei suoi occhi si era già spenta.

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