Jace non avrebbe potuto sperare in una fine migliore. Si ritrovò finalmente a stringerle le piccole e soffici mani tra le sue senza più nessun timore per ciò che gli altri avrebbero potuto pensare, su ciò che era vietato e ciò che, invece, non lo era.
Era come se gli avessero tolto un peso dalle spalle. Si sentiva più mite, più leggero, più libero. Libero finalmente di portare il loro amore alla luce del sole e di fargli spiccare il volo.
Clary, a quel contatto, si voltò verso di lui, osservandolo nello stesso modo in cui avrebbe potuto osservare un angelo appena sceso dal cielo. Jace le sorrise, un sorriso senza malizia o pudore, solo un semplice sorriso, quel tipo di sorriso che avrebbe potuto fare un qualsiasi innamorato davanti alla propria amata. E di questo si sentì felice.
Gli occhi della ragazza si accesero di verde, un verde intenso, non come due smeraldi, due pietre così conosciute e spente, i suoi occhi presero la stessa sfumatura di un prato primaverile, una bellezza nascosta, rigogliosi di vita e speranza; infinita speranza.
Mano nella mano, s'incamminarono verso il modesto appartamento di Clary. Jocelyn non avrebbe mai accettato che la figlia rimanesse a dormire anche solo per una notte all'Istituto o in qualsiasi altro posto in cui avrebbero potuto condividere la stessa medesima aria; ma questo, a Jace, non importava. Dopo tutto ciò che il suo cuore aveva passato; dopo tutti quelle menzogne, la guerra e Sebastian - o Jonathan -, quel piccolo divieto non poteva far altro che impallidire. E poi, niente era più perfetto di poterla toccare senza nascondersi ai volti sconvolti di chi non capiva quale pena fosse innamorarsi dell'unica persona che non avrebbe mai potuto possedere. Ma Clary non poteva essere posseduta.
Le armi, i libri, i piccoli sfizi senza valore si possiedono. Lei, invece, si amava, si viveva. Lei non si poteva avere, lei era.
I due ragazzi camminarono con calma lungo la strada, invisibili al mondo dei mondani, positivamente persi e soli nel loro piccolo universo.
Cammivano silenti, parlottando quel tanto che bastava per non soccombere al silenzio.
Il sole stava accennando a scomparire dietro gli enormi palazzi della città, tingendo il cielo di un arancione dolciastro. I mondani sfrecciavano loro davanti come treni, travolgendoli qualche volta durante il loro frenetico passaggio.
Jace, che non accettava di buon grado che fosse già l'ora di riportarla a casa, cercava in tutti i modi di farle cambiare strada e riuscire finalmente ad avere un attimo di pura e vera tranquillità.
- Solo cinque minuti... non se ne accorgerà neanche. - ripeteva imperterrito. Clary ridacchiava a ogni parola, ricordandogli tutte le minacce che gli aveva rivolto sua madre quando avevano ritardato di appena dieci minuti.
- Mandale un messaggio per dirle che c'è traffico. - ribattè a un certo punto.
Clary sollevò un sopracciglio, compiaciuta di se stessa per esserci finalmente riuscita. - Traffico? A piedi?
Ci vollero altri quindici minuti per convincerla e, finalmente, quando acconsentì, Jace si sentì gonfiare di soddisfazione. La sollevò quasi di peso per trascinarla verso Central Park; non che pesasse molto la sua nana. Quando l'aveva vista l'aveva paragonata a una fragile bambola di porcellana, una di quelle bambole a cui bastava una caduta per rompersi irreparabilmente, ma più passava il tempo, più si rendeva conto di quanto la sua piccola fosse coraggiosa e di come una caduta non facesse nient'altro che renderla più forte. Amava quella parte di lei, amava tutto di lei. Ogni pregio, ogni difetto; ogni cosa che faceva di lei la meravigliosa ragazza che era.
Jace le infilò una mano sotto la maglietta e le accarezzò la schiena, suscitandole ondate di brividi che le fecero battere forte il cuore. Anche il cuore di Jace batteva come se volesse uscire dal petto. Era sempre così quando era con lei. I baci erano i peggiori. Uno ne tirava un altro, fino a volerne sempre di più e ancora. Ma i suoi baci non erano come droga. La droga uccide, distrugge, l'amore, invece, era tutt'altra cosa. Una volta la poteva pensare così, ma adesso, adesso che aveva compreso cosa fosse quell'oscuro sentimento, aveva anche capito che l'amore era forse l'unica cosa in quel mondo fatto di cicatrici e morte a coprire ogni dolore e a far sentire meravigliosa ogni persona.
- Mia madre mi ammazzerà per "aver tradito così la sua fiducia". - bofonchiò Clary. - E dopo ammazzerà anche te, per aver "compromesso la mia virtù" in soli cinque minuti... - gli lanciò uno sguardo offeso, ma che sfociò subito in un sorriso. Un sorriso che Jace paragonó come la cosa più bella al mondo.
Arrivarono a Central Park tra una risata e l'altra, la notte scendeva leggiadra su di loro come una vecchia signora pronta ad allungare le sue scure vesti per proteggerli da occhi curiosi.
Jace si fermò sotto un immenso albero e si voltò a osservare Clary che faticava a sostenere il suo passo. Teneva i capelli raccolti disordinatamente in un chignon, sparati in ogni direzione.
- Vuoi sbrigarti pel di carota! - gli urlò Jace, poggiando le braccia sui fianchi e sorridendo malizioso.
Clary affettò il passo e gli fece una linguaccia. - Disse il biondo tinto. -
Jace per poco non si soffoco nella sua stessa saliva. - Ehi! -
La ragazza rise di buon gusto e, oramai arrivata in cima, si sollevò sulle punte e gli diede un piccolo buffetto sulla guancia. Jace rabbrividì e, per un attimo, pensò che il cuore gli si sarebbe sciolto nel petto come ghiaccio al sole.
L'abbracció forte, sollevandola di pochi centimetri da terra e rimettendola giù subito.
Clary rimase immobile in quella vigorosa e dolce stretta. Il corpo minuto di lei si adattava perfettamente al corpo di lui.
Jace la osservò in viso, studiando le più piccole sfumature dei suoi occhi verdi, e, per un attimo, si ritrovò a sperare, si ritrovò con in mano una speranza che da molti anni credeva l'avesse abbandonato.
Appoggiò le labbra su quelle dell'amata e le premette con voga, baciandola con passione. Non si sarebbe mai stancato delle sua bocca piccola e soffice, del suo inebriante profumo che gli riempiva i polmoni.
La sollevò dolcemente da terra e la depose sul prato.
- Mia mamma ti ucciderà davvero se non torno a casa subito. - constató Clary, alzando lo sguardo verso il cielo.
- Correrró il rischio.- boffonchió Jace, sdraiandosi al fianco della sua ragazza. Le sorrise dolcemente e fece scivolare la mano nella sua, gustandone ogni brivido.
Rimasero lì, mano nella mano, spalla contro spalla, ad aspettare che la notte calasse su di loro avvolgendoli nelle sue soffici e leggiadre vesti, dimenticandosi del mondo intero.
Nessuno avrebbe mai potuto dubitare del loro amore. Lo si vedeva sbocciare in ogni loro minimo gesto; un contatto, una carezza, un bacio...
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L'amore ci rende meravigliosi
Fanfiction{ Clace | Het | One-shot | amore } Jace non avrebbe potuto sperare in una fine migliore. Si ritrovò finalmente a stringerle le piccole e soffici mani tra le sue senza più nessun timore per ciò che gli altri avrebbero potuto pensare, su ciò che era...