Cause I was made for loving you
Even though we may be hopeless hearts just passing through
Every bone screaming I don't know what we should do
All I know is, darling, I was made for loving you- I Was Made For Loving you ( Tori Kelly feat Ed Sheeran )
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Il sole le accarezzava il viso abbronzato delicatamente, sfiorava la sua epidermide riscaldandola. Théa notò come i raggi bollenti al contatto con la sua pelle divenissero ammalianti fasci di luce.
In quel momento la giovane invidiò la grande stella e la sua innocenza, imperturbabile e possente nel cielo estivo.
Sua madre e sua sorella si erano barricate in casa aspettando la morte esattamente come avevano vissuto la loro esistenza; da codarde.
Théa voleva morire con dignità considerato che la fine di tutto sarebbe giunta da lì a qualche ora.
La spiaggia era vuota, intorno a lei il creato appariva calmo, troppo calmo.
La pineta l'ammirava da lontano, i vertiginosi pini la sovrastavano con aria altezzosa. Théa sospirò e si accovacciò sulla sabbia morbida e fresca.
Ogni telegiornale, radio o sito web squittiva con insistenza l'arrivo dell'onda anomala che avrebbe sommerso ogni continente conosciuto.
Scienziati, meteorologi, astronomi; tutti erano alla ricerca di un perché che a Théa appariva fin troppo chiaro e lampante.
La giovane provò a ripensare alla sua breve esistenza, 'infondo è ciò che si fa prima di morire' si disse.
Ma ogni qual volta chiudeva gli occhi rivedeva il compagno di sua madre, la sua cintura di cuoio invecchiata e sfilettata, le sue mani insanguinate e le lacrime silenziose di sua sorella.
Théa si convinse che la sua esistenza era fin troppo pietosa e non ripensarci avrebbe reso il tutto meno doloroso.
Avrebbe tanto voluto avere dei ricordi migliori da esaminare in punto di morte.
Il suo cuore perse un battito e una lacrima solitaria salata e umida le bagnò il delicato viso.
In fretta con il sottile pollice cercò di eliminarla di ripulire il volto da giovane donna.
A Théa venne in mente il suo unico giorno felice.
Quel giorno di pochi mesi prima in cui da lontano aveva scorto suo padre.
Richard Dichmoond, ricco amministratore delegato che in gioventù aveva messo in cinta la più piccola delle ragazze di Jake.
L'uomo quel giorno era seduto in un bar sulla quinta e beveva allegramente un cappuccino con colei che doveva essere una modella giovane e snella dai lunghi capelli rossi.
Théa lo ammirava da lontano, nascosta tra le fronde di una pianta dall'altro lato della strada nella speranza di scorgere una qualche somiglianza nel suo viso, un lineamento anche lontanamente famigliare con i suoi per sentirsi parte di una vera famiglia, per fingere di non essere figlia di una prostituta, di non vivere in una catapecchia con il continuo terrore di essere picchiata.
In un certo senso quell'onda era arrivata per lei, Théa sentiva che l'onda l'avrebbe resa libera da quel sopravvivere scomposto.
Théa aveva tinto i suoi capelli di rosso, aveva abbandonato il biondo platino che portava dalla nascita per un rosso vivo, un rosso forte e caparbio, aveva sopportato le percosse di Jake per un rosso fiammeggiante, un rosso simile, forse troppo simile alla modella con cui aveva scorto suo padre nella lontana e inesistente possibilità che quest'ultimo l'avrebbe accettata.
Un altra lacrima scivolò sulla guancia scarna ma questa volta Théa lasciò che giungesse fino al petto nudo e sfociasse tra l'incavo dei seni.
Théa Primrose Waynald non aveva paura, non aveva timore del dolore perché l'avrebbe liberata, non aveva paura dell'onda perché sarebbe stato un attimo, un istante, un flebile passo verso l'aldilà, un soffio di brezza sulla pelle abbronzata, un lampo tra i capelli rosso fuoco.
Théa non temeva la morte perché la venera e la desidera come l'aria.
Théa in quel momento si accorse che il traffico continuo della città era cessato, gli abitanti attendevano la morte con un arrendevole calma, una quieta impotenza verso il volere della natura, il volere di Dio.
Théa chiuse gli occhi e sollevò il capo, pensò a Dio, a come immaginava il paradiso e l'inferno, a come desiderava ardemente di poter visualizzare il volto angelico del sovrano dei cielo una volta trapassata.
Théa gli avrebbe chiesto pace.
Non chiedeva altro da diciassette anni se non pace.
Pace per se stessa, per sua sorella che piangeva sulla sua spalla ogni notte inzuppandole la canotta; pace per sua madre che medicava le ferite in silenzio la mattina presto azzannandosi il labbro inferiore con l'arcata superiore trattenendo i singhiozzi mischiati alle fitte di dolore e la notte si donava al maggior offerente, pace persino per suo padre che Théa aveva sempre immaginato come un uomo giusto e meraviglioso che amava il suo lavoro e un giorno l'avrebbe salvata portandola via con se.
Théa pensò che ormai quel pensiero era inutile perché l'onda avrebbe spazzato via ogni cosa, ogni sua speranza, ogni sua ferita, ogni suo pensiero malsano.
Théa non riusciva a vedere in quella calamità naturale altro se non liberazione.
Un altra lacrime traditrice le colò sulla guancia bruna.

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Vetri Infranti
RomansaThéa Primrose Waynald non ha paura, non ha timore del dolore perché la libererà, non ha paura dell'onda perché sarà un attimo, un istante, un flebile passo verso l'aldilà, un soffio di brezza sulla pelle abbronzata, un lampo tra i capelli rosso fuoc...