~ Capitolo 15 ~

773 50 0
                                    

Sto per uscire da scuola quando qualcuno mi afferra un polso e mi tira indietro, Ethan; l'ho evitato per tutto il giorno ma a quanto pare è arrivato il momento che più temevo.
:- Ti sei dimenticata che venerdì dobbiamo consegnare una ricerca?!
:- No, me lo ricordo troppo bene! - rispondo col veleno in bocca.
:- Ok, non possiamo lavorare così quindi... ti va se ci vediamo a casa mia per lavorare alla ricerca? - dice con voce gentile e un'espressione dolce sul viso. Ma fa sul serio?
:- Ok, alle quattro. Mi dice il suo indirizzo ed usciamo da scuola.
Il cuore sta battendo all'impazzata, non riesco a calmarmi, il ricordo dell'aggressione è vivido nella mia memoria e tremo al pensiero che sarebbe potuta finire di gran lunga peggio. Ho un attacco di panico e mi impietrisco a guardare la strada da dove quei tizi erano sbucati:- Hei... - sento urlarmi dietro.
Torno in me e reagisco; tolgo la borsa dalla spalla e corro più veloce che posso. "Mi segue!".
Anche lui sta correndo; non voglio rischiare che mi raggiunga, perciò aumento la corsa, ma non si da per vinto, continua a corrermi dietro.
Sono praticamente davanti alla porta di casa e non ho le chiavi a portata di mano, inoltre non riesco più a correre, i polmoni sembrano scoppiarmi e ogni mio muscolo è alla ricerca di ossigeno.
È finita, mi ha presa.
Anche lui è esausto ma continua a venire verso di me; arretro verso la porta di casa e mi blocco per osservarlo meglio, ma è come se i miei occhi non volessero vedere, sono sconvolta.
Mi mette le mani sulle spalle e si avvicina a me:- Stai bene?
"Ethan" ringrazio il cielo che sia lui.
Il mio cuore rallenta e il panico svanisce lentamente.
Annuisco e respiro lentamente per ossigenare i muscoli ancora tesi e stressati.
:- Tutto ok? - mi chiede.
:- Perché mi stavi inseguendo? - inacidisco leggermente la voce, mi sono quasi presa un infarto per colpa sua.
:- Ehm... - sembra imbarazzato - ho visto che non stavi tanto bene ma hai cominciato a correre ed io... ti ho seguita.
Oddio, che imbarazzo, gli sarò sembrata una stupida... a quanto pare sarà una lunga giornata e non voglio pensare a come potrebbe peggiorare, soprattutto senza Josh che mi bacia e mi abbraccia e...
"Stop, rischio di vomitare!" mi ricordo che Ethan è ancora qua, davanti a me:- Grazie. - sussurro imbarazzata, il corpo e la mente ancora sconvolti.
:- Sei certa di stare bene? - è piuttosto gentile rispetto a ieri e mi sento a disagio, non sono abituata ad avere a che fare con i ragazzi, li considero, o forse consideravo, infantili; Ethan potrebbe farmi ricredere.
:- Si è tutto ok, ci vediamo alle quattro. Apre la bocca per parlare ma io entro in casa e chiudo la porta prima che possa anche solo fiatare. Il mio cuore si rilassa del tutto solo dopo pranzo, la mia mente non riesce a calmarsi e trascorrono tutto il pomeriggio davanti al libro di biologia senza riuscire a prepararmi un poco, prima di andare da Ethan.
Sono le quattro meno dieci, perciò prendo la mia borsa, ci infilò il cellulare e il libro di biologia e vado verso la porta; casa sua è vicino, ci arriverò a piedi.
Sono ancora agitata e, non appena sono davanti alla porta, la mia mente sfugge al mio controllo e si impanica, immaginando spietati serial killer dietro la mia porta.
Scuoto la testa nel tentativo di restare lucida e apro la porta.
Lancio un urlo ma mi accorgo che è Ethan:- Che ci fai qui? - sussurro mentre respiro a pieni polmoni.
:- Ho... pensato di... venirti a prendere, sai non conosci dov'è casa mia...
Non è sincero ma lascio perdere, dato che è piuttosto imbarazzato; credo si stia preoccupando per il mio comportamento e ciò è imbarazzante, gli sembrerò una pazza rimbecillita, oltre che un'associale.
:- Hem... Ok.
Camminiamo per qualche minuto fino a casa sua, in silenzio, e ancora non riesco a calmarmi.

×××××××××××××××××××××××××

:- Ok, ora non ce la faccio più a sopportati. Non possiamo lavorare se non collabori e nemmeno mi ascolti! - urla al limite della pazienza. Mi sono limitata ad aunnuire per tutto il tempo, non riesco a pensare a quello che dice, ma ora ho perso la pazienza.
:- Vuoi smettere di rimproverarmi e fare le veci dei miei genitori?! Non sono stata io a voler lavorare con te! - esploso urlando, tanto che temevo di far crollare i muri di questa deliziosa casa.
Si alza di scatto:- Questo non è lavorare! - sbotta mentre tenta di far sbollire la rabbia, passandosi le mani fra i capelli.
:- Se non ti andava bene potevi lavorarci da solo alla ricerca! - continuo a urlare mentre lui sembra invece essersi calmato.
Lo stress che ho accumulato in questi giorni si riversa nei miei occhi mentre apro la porta per uscire di casa, non voglio che mi veda piangere. Ancora non capisco come sia potuto rimanere con me, sopportarmi ed essere carino tutto questo tempo.
Cammino avanti e indietro davanti a casa sua senza accorgermi che Ethan è dietro di me.
Quando mi tocca le spalle quasi caccio un urlo e, mentre mi volto verso di lui, posso dire di essere sconvolta dall'espressione CBE ha sul volto.
Ho il viso rigato di lacrime e mascara, gli occhi rossi e ancora tremo al pensiero dell'aggressione. Con Josh accanto lo avevo dimenticato ma, ora che lui non c'è, mi accorgo di quanto sono terrorizzata dall'episodio.
:- Stai piangendo... - bisbiglia gentile, con un pizzico di preoccupazione nella voce.
Scuoto la testa mimando un no, senza sapere perché l'ho fatto, dato che è ovvio che sto piangendo.
:- Hai freddo? - chiede con lo stesso tono.
Scuoto nuovamente il capo.
:- Che ti succede? - le immagini di Josh distrutto, dell'aggressione, mi assalgono e le lacrime riprendono a cadere sul mio viso.
Ethan me tira sul suo petto e mi abbraccia, cercando di farmi calmare, ed io non capisco come riesca ad essere così gentile con me, dopo tutte le sceneggiate che ho fatto.
Il suo abbraccio mi tranquillizza; nonostante io non lo conosca, sento che mi trasmette calore e affetto, ed è ciò di cui forse ho bisogno.

Il Figlio della NotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora