Prologo

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Ed eccomi di nuovo qui, seduta sul sedile posteriore dell'auto, con le cuffie alle orecchie, diretta verso il luogo in cui trascorrerò il prossimo mese. Odio viaggiare. O meglio, odio il viaggio. È una cosa insopportabile. Seduta per più di tre ore accanto a mio fratello e con i miei genitori che cercano invano di fare conversazione, a guardare fuori dal finestrino mentre la mia mente elabora film mentali assurdi, e dare una testata al vetro ad ogni buca. L'unica cosa positiva è il fatto che posso stare quanto tempo voglio con le cuffie, ad ascoltare la musica senza che qualcuno mi rompa.
Sbuffo, cercando di addormentarmi, ma Fancy non è la canzone ideale per dormire. Chiudo lo stesso gli occhi, almeno se mio padre mi fa una domanda che non sentirò e a cui non risponderò, avrò la scusa giusta.
Sento dei rumori sopra la musica. Mio fratello Matthew mi sta parlando, ma le sue parole mi arrivano solo come eco confuse miste alla voce di Iggy. Metto in pausa la canzone e mi tolgo una cuffia, mentre Matthew continua a parlare.
«Matthew.» lui smette di parlare e mi guarda, con quegli occhi azzurri di cui sono sempre stata gelosa «Sai che non ti sta ascoltando nessuno, vero?» sbuffa e incrocia le braccia, facendo una faccia imbronciata. Non voglio fare la sorella maggiore cattiva, ma sono costretta ad esserlo. Gli voglio bene, ma lui continua a darmi fastidio nei momenti meno adatti. Quando ascolto la musica, quando disegno, quando gioco a Five Nights at Freddy's. Odio quando viene a disturbarmi mentre gioco a Five Nights at Freddy's. Sono al culmine del gioco, la quinta notte, probabilmente alle 5 di mattina. Sono intenta a cercare di sopravvivere, quando lui entra come una furia in camera mia urlando «DEMIIII! Hanno fatto un nuovo aggiornamento su Pottermore!» mi volto verso di lui, quando inizio a sentire dei respiri. Mi volto di nuovo verso lo schermo del PC, giusto in tempo per vedere il volto di Golden Freddy che mi salta addosso. Lancio un urlo e cado dalla sedia, per poi rialzarmi e dire, cercando di mantenere la calma «Esci. Da. Questa. Stanza. ADESSO.»
Di solito se ne va, lasciandomi sola con il mio caro Golden Freddy. Ecco un'altra cosa che odio dei viaggi: Mattew non se ne può andare, e rimarrà per tutta la durata del viaggio seduto vicino a me.
Mentre la canzone finisce, sento mio padre dire «Siamo arrivati!» per poi girarsi di nuovo verso la strada. Sbuffo. Mentre attraversiamo i cancelli del villaggio turistico in cui passeremo le vacanze, se non ricordo male si chiama "Blue Set", inizia un'altra canzone, Die in a fire, la canzone di Five Nights at Freddy's 3 di The Living Tombstone. Mi piace troppo quella canzone. Si, lo so, sono strana.
Inizio a canticchiarla a bassa voce, mentre mi accorgo che l'auto si è fermata. Sento mio padre chiamarmi, sbuffo e metto in pausa la canzone.
«Noi andiamo alla Reception a chiedere il numero del nostro bungalow.» dice mentre scende dalla macchina «Tu e Matthew aspettateci qui.»
Mio fratello inizia a lamentarsi «Ma io voglio venire con voi!» non lo sopporto quando fa così. Avrà anche tredici anni, ma si comporta come un bambino di quattro.
«Va bene. Vieni allora.» dice mia madre rassegnata e Matthew li segue felice «Mi raccomando. Aspettaci qui.»
«Non ho più due anni, mamma.» dico, mentre i miei si allontanano. Faccio ripartire la musica e inizio a canticchiarla.
Dentro l'auto sta iniziando a fare caldo. Cerco di aprire la portiera, ma non si apre. La sicura. I miei la avevano messa qualche tempo fa, poi non l'hanno più tolta. Non mi va di aspettare che tornino per uscire. Impreco, mentre apro il finestrino e cerco invano di aprirmi la portiera da fuori. Sbuffo, poi mi affaccio e cerco qualcuno che possa aprirmi. Vedo passare un ragazzo, più o meno della mia età, con un cappello blu con la visiera al contrario.
«Ehi tu!» gli grido, lui si gira verso di me «Si, proprio tu! Potresti venire un secondo?» lui si avvicina con una faccia divertita. Mi tolgo una cuffia.
«Cosa ti serve, tesoro?» chiede con una sottospecie sorrisetto malizioso.
«Uno, non chiamarmi tesoro. Due, sembri un idiota con quell'espressione. Tre, aprimi la portiera, c'è la sicura.» dico, scandendo bene le parole.
Lui alza le mani «Calmina... tesoro.» ridacchia. Lo fulmino con lo sguardo, poi continua «Perché dovrei aprirti?»
«Perché io sono una povera ragazza chiusa dentro una macchina e tu sei un ragazzo molto gentile. E poi, non penso che tu voglia tornare al tuo bungalow somigliante ad un panda.» gli faccio notare, lui ridacchia e dice «Non stavo andando al bungalow.» mentre apre la portiera. Scendo dall'auto e mi siedo su una panchina, ancora con le cuffie alle orecchie. Lui si siede vicino a me.
«Come ti chiami?» mi chiede dopo un po'. Io continuo a fissare un punto indefinito di fronte a me, mentre muovo le labbra seguendo le parole della canzone.
«Sicuramente non tesoro.» lui ride «Comunque mi chiamo Demetra, ma preferisco Demi.»
«Un nome davvero particolare.» nota sorridente.
«Già. Ancora adesso non riesco a capire cosa passava nella testa di mia madre quando ha deciso di chiamarmi così.»
«Non ti piace?»
«Nel caso non si fosse capito, no. Non mi piace per niente. Tutti continuano a ricordarmi che mi chiamo come "Demi Lovato", una cantante che non ho mai cercato su Internet per pigrizia.» rispondo. Lo riesco a sentire a malapena, così mi tolgo un auricolare.
«Io penso che sia un bellissimo nome.» mi dice.
«Tu invece come ti chiami, tesoro?» chiedo ridacchiando. Non sono abituata ai complimenti. Lui sorride, poi mi risponde: «Mi chiamo Austin. Cosa ascolti?» cambia discorso così facilmente?
Gli mostro lo schermo del telefono, dove c'è scritto il titolo della canzone, aspettandomi un "Sei strana" o "Che schifo di canzoni senti". Ormai ci sono abituata. Invece la sua reazione mi fa rimanere perplessa. Spalanca gli occhi e sorride, poi dice, con un tono sorpreso: «Esiste la canzone di Five Nights at Freddy's? Devo averla, me la invieresti su Whatsapp?» lo guardo con una faccia stupita. Non mi ero accorta di quanto fosse carino. Con i suoi capelli biondi schiacciati sotto il cappello, gli occhi azzurro chiaro dallo sguardo malizioso... Mi fermo a guardarlo imbambolata, poi scuoto la testa e balbetto qualcosa di poco comprensibile «Ehm... Si... Si certo... Dimmi... Dimmi il tuo numero... E... E io te la mando...» sento le guance roventi e abbasso lo sguardo per non farglielo notare. Come fa a farmi sentire così? Lui ridacchia e mi dice il suo numero. Lo aggiungo su Whatsapp come "Austin". Il suo stato è "Go Tigers!" con la simpatica emoji di una tigre. Ha una foto di lui allo specchio senza maglietta. Ridacchio.
«Carina la foto, tesoro.» lui sorride.
«Quando smetterai di prendermi in giro?»
«Mmh... Diciamo... Mai.» sorrido, e lui ride.
Gli mando la canzone e il suo telefono emette la classica musichetta della Samsung, quella sottospecie di fischio. Lo tira fuori dalla tasca e armeggia un po', poi lo vedo sorridere.
«Carina anche la tua di foto, tesoro.» dice ridacchiando.
«Perché, che foto ho?» apro il profilo e guardo la mia foto. È di molto tempo fa. È in bianco e nero. Una ragazza magrissima, dai lunghi capelli con le punte scure tiene un telefono in una mano scheletrica, ed ha uno sguardo vuoto, spento, triste. Un milione di ricordi bruttissimi mi tornano alla mente, allora scuoto la testa.
«Non c'è tanto da ridere.» dico, cupa.
«Mi... Mi dispiace.» dice lui, abbassando lo sguardo.
«Fa niente. Questa foto è di tantissimo tempo fa. Dovrò cambiarla, un giorno o l'altro.»
Lui annuisce comprensivo, poi sembra che una lampadina gli si illumini sulla testa. Armeggia di nuovo con il telefono, poi lo mette di fronte a se, come se volesse farsi un selfie, e noto che ha aperto la fotocamera.
«Aspetta.» dico, quando capisco tutto «Se dobbiamo farci una foto, facciamola bene.» lui abbassa il telefono, confuso, e io apro Retrica, poi metto l'effetto "Bianco e nero".
«Non in bianco e nero! È tristissima!» esclama, poi prende il telefono dalle mie mani. Cerca un po' tra gli effetti, poi clicca su "Stella" «Ecco!» esclama, poi mi restituisce il telefono «Questo mi piace!»
Roteo gli occhi, poi mi sistemo i capelli su una spalla e sto per scattare, quando lui mi ferma.
«Non così seria.» dice «Sorridi!»
Sbuffo di nuovo - oggi non faccio altro che sbuffare - e mi metto di nuovo in posa, questa volta sorridendo. Scatto, poi osservo bene la foto. Devo dire che è venuta bene: io sono carina, ma lui... Lui è terribilmente fotogenico. La imposto come foto profilo, poi lo guardo sorridente.
«Sai, sei bellissima quando sorridi.» dice, guardandomi serio.
«Anche tu non sei da meno.» rispondo.
Ci guardiamo per un po'. I suoi occhi azzurri fissano i miei neri. Ho sempre odiato i miei occhi. Così neri, così scuri... Per carità, amo il nero, ma i miei occhi non si possono proprio vedere: non si vede nemmeno la pupilla. Poi non so nemmeno da chi li ho ereditati: mia madre ha gli occhi marrone chiaro, mentre mio padre li ha azzurri come Matthew.
Non sento neanche il suono dei tacchi di mia madre che si avvicina.
«Ehi Demi, chi è il tuo amico?» chiede. Ecco che ci risiamo. Sempre a farsi i cavoli miei.
«Mamma, lui è Austin.» lei gli sorride e lui risponde con un educato cenno con la mano «Questi sono mio padre , mia madre e mio fratello Matthew.»
Matthew gli sorride amichevolmente e Austin ricambia, mentre mio padre lo guarda con sospetto, anche se sorride.
«Il nostro bungalow è il numero 17. La spiaggia è libera, quindi possiamo mettere l'ombrellone dove vogliamo e quando vogliamo!» esclama mia madre, contenta.
«Emozionante...» mormoro.
«Wow! Il mio è il 16!» esclama Austin, guardandomi.
«Che bello!» mia madre è entusiasta, mio padre però non la pensa come lei.
«Adesso noi dobbiamo andare a svuotare le valigie. Vieni Demi.» mi alzo e saluto Austin con un cenno della mano. Lui mi sorride.
«Ci vediamo in spiaggia.» dice, e io annuisco.
Prendo la mia valigia dall'auto e mi avvio verso il bungalow numero 17, mentre noto con la coda nell'occhio Austin dirigersi verso la spiaggia.
«Demi!» mia madre mi chiama «È carino il tuo amico...»
«Si, è carino.» ammetto.
«Sicura che...»
«No.» dico ferma «Non mi piace. Non siamo neanche amici, ci siamo conosciuti adesso.»
«Ma hai anche messo una foto con lui come profilo Whatsapp!»
«Come...»
«Demetra Jade Williams, io sono tua madre. Io so tutto.» la guardo sconcentrata, mentre se ne va tranquilla a testa alta verso il nostro bungalow.
In effetti ha ragione. Forse qui al mare potrò farmi degli amici, poter ricominciare da capo. Forse queste vacanze non saranno tremende come sospettavo.

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