Capitolo 1

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Entriamo nel bungalow. Sembra proprio una casetta. È piccolo, ma ha tutte le comodità. Un soggiorno con una TV, un divano letto e un piccolo angolo cucina. Il tavolo da pranzo è sulla veranda fuori dalla casa. Ci sono tre porte, una camera matrimoniale, una con due letti singoli ed un bagno.
«Matthew, tu dormi sul divano letto.» dico avviandomi verso la camera.
Mio fratello inizia a lamentarsi.
«Demetra, non fare l'arrogante.» mia madre mi rimprovera.
Sbuffo «Va bene. Ma la sera non iniziare a parlare come al tuo solito.»
Lui ride «Va bene Demi.»
«Se volete potete iniziare ad andare in spiaggia. Io e vostro padre abbiamo ancora un po' da fare qui.»
«Va bene.» entro nella camera e butto la mia valigia sul letto, chiudo la porta, poi prendo un costume nero e lo indosso. Prendo uno short di jeans e una canotta bianca. Lego i miei capelli biondi in una coda e prendo la mia borsa da mare - che avevo preparato in precedenza - poi esco dal bungalow.
A metà strada sento qualcuno chiamarmi. Riconosco la voce, quindi non mi fermo e continuo a camminare. D'un tratto un Matthew carico di borse e con un ombrellone chiuso sulla schiena compare al mio fianco.
«Ehi Demi.» dice.
«Che c'è?» chiedo, continuando a camminare e a guardare di fronte a me. Dev'essere un'orario ideale per un bagno, perché le persone stanno uscendo ora per andare in spiaggia. Percorriamo un vialetto alberato, poi scendiamo delle scale insabbiate per arrivare alla spiaggia.
«Ti stavo portando l'ombrellone, e poi ho voglia di farmi un bagno.» risponde, poi si dirige verso uno spazio vuoto della spiaggia. Pianta l'ombrellone e lo apre, mentre io stendo il mio asciugamano sotto l'ombra proiettata da esso. Mi spoglio, rimanendo in costume. Lui si toglie la maglietta, poi corre verso l'acqua.
Mi sdraio, togliendomi di dosso la sabbia sollevata dai suoi piedi, poi prendo il libro che devo leggere. Hunger Games, il canto della rivolta, riletto per la terza volta. Amo quella saga, quasi quanto quella di Harry Potter. Lo apro e inizio a leggere, immergendomi nella lettura.
«Acquagym! Acquagym! Chi viene a fare acquagym?» la voce di una ragazza mi distrae un secondo. Alzo lo sguardo, per trovarmi davanti una ragazza poco più bassa di me, dai lunghi capelli lisci castano chiaro «Ciao! Sei arrivata da poco?» parla con lo stesso accento dei mafiosi nei film.
«Ehm... Si. Oggi.» rispondo.
Faccio per ricominciare a leggere, quando la ragazza mi porge la mano «Lorena, piacere. Tu sei... ?»
Mi alzo leggermente sui gomiti, poi le stringo la mano e rispondo «Demetra. Tu chiamami Demi.»
«Cosa leggi?» mi sta leggermente seccando. Le mostro il libro «Bello. Hai letto anche gli altri?»
Annuisco ovvia e ricomincio a leggere.
«Io vado a vedere se altri babbani hanno voglia di fare acquagym.» è una fan di Harry Potter? «A proposito, tu vuoi?»
«Mmh... Magari dopo vengo.» Neanche per sogno. Sono troppo pigra per alzarmi da questo asciugamano.
«Ti aspetto eh!» mi dice, prima di andarsene.
«Si si. Verrò di sicuro.» sussurro, venendo avvolta di nuovo dal libro.
«Ehi Demi!» sbuffo, volgendo il mio sguardo al mare «L'acqua è perfetta! Vieni dai!»
Continuo a leggere, ignorando mio fratello.
Avrò letto qualche capitolo, quando qualcuno si apposta sotto il mio ombrellone.
«Guarda chi c'è, tesoro.» alzo lo sguardo e lo vedo.
«Ciao Austin.» ricomincio a leggere.
«Perché te ne stai tutta sola qua sotto? Vieni a fare amicizia!»
«E se non volessi?» non alzo lo sguardo dal libro.
«Te lo fai volere.» mi sfila il libro dalle mani e mette il segnalibro, per poi metterlo nella borsa. Mi sento sollevare di peso, poi inizio a vedere tutto al contrario. Mi porta fino ad un campo di beach volley a mo' di sacco di patate, mentre mi dimeno e gli do' dei pugni sulla schiena.
«Calma tesoro, siamo arrivati.» mi prende per la vita ridendo e mi poggia a terra.
Sbuffo e incrocio le braccia «Grazie.»
«Vogliamo fare le presentazioni?» chiede una voce dietro di me «Oppure interrompo qualcosa di romantico? Eh, piccioncini?»
Mi sto per girare per dare un pugno allo sconosciuto, ma Austin mi tiene ancora per la vita.
«Chi è questa bella ragazza?» mi volto, incrociando lo sguardo di un ragazzo abbronzatissimo, dai capelli mori raccolti in tante treccioline lunghe appena sotto il mento. I suoi occhi, di un'azzurro ghiaccio chiarissimo che va a sfumare nel bianco della cornea, sono in netto contrasto con la sua pelle color bronzo.
«Demetra.» lui mi guarda dalla testa ai piedi, dopodiché mi fissa negli occhi con aria di sfida, mentre sulla sua bocca si apre un sorriso malizioso. A quanto pare qui tutti hanno quel fastidioso sorrisetto sulla faccia «Jacob.» mi porge la mano, che stringo ricambiando il suo sguardo.
«Ehm... Vogliamo andare a farci un giro?» Austin è in evidente imbarazzo.
«Con piacere.» Jacob mi lascia la mano, senza smettere di guardarmi negli occhi.
«Mi hai trascinata qui, senza neanche lasciarmi prendere il telefono, con l'intento di farmi fare "nuove amicizie"» mimo le virgolette con le dita «e mi fai conoscere questo qui?» chiedo incrociando le braccia.
«Avrei un nome.» Jacob ridacchia, fissandomi negli occhi. Vuole fare a chi distoglie lo sguardo prima? Sfida accettata.
«Stai calma tesoro.» lo ignoro. Non la smetterà mai «Anche io non conosco nessuno. Sono arrivato oggi, come te. Ho avuto l'onore di fare amicizia solo questo simpaticone qui. Lui, essendo già da due settimane in questo villaggio, conosce quasi tutti, quindi ci aiuterà ad "integrarci".»
«Perché "integrarci" e non "integrarmi"?»
«Perché tu verrai con me.»
Iniziamo ad avviarci sopra una collinetta dietro il campo di beach volley «Quindi sono l'unica asociale tra i presenti che non vuole fare amicizia?»
Jacob ride, distogliendo finalmente il suo sguardo dai miei occhi, e Austin annuisce ridacchiando.
La stradina sterrata che stiamo percorrendo è costeggiata a destra di bungalow bianchi dietro i quali si stagliano dei pini marittimi, i cui aghi secchi cadono lentamente al suolo. Alla nostra sinistra invece si vede il mare e la spiaggia piena di ombrelloni di diversi colori. Riesco a intravedere mio fratello che fa il bagno e conversa con una ragazzina. È troppo socievole e si fida troppo delle persone, sarebbe capace di dire il nostro indirizzo ad un bambino conosciuto da meno di un'ora. Non si è nemmeno minimamente preoccupato del fatto che sono scomparsa senza avvertire.
Mentre camminiamo incontriamo un gruppetto di ragazzine, più o meno dell'età di Matthew. Mi guardano ridendo, e io rispondo con un simpatico dito medio, che le fa smettere di ridere. Quanto non sopporto queste bambine che si credono già delle adulte. Come vorrei che capissero che crescere non è poi così bello, e che darei qualsiasi cosa per tornare ad essere una bambina spensierata senza nessun problema.
«Ehi Jacob.» due ragazze si avvicinano a noi. Una di loro, dai capelli biondi ossigenati, si dirige verso il ragazzo e lo abbraccia.
«Chi sono i tuoi amici?» l'altra ragazza - dai capelli lunghi fino alle spalle - prende parola.
«Oh, loro sono Austin e Demetra.» ci indica Jacob.
La ragazza bionda stringe la mano prima a me, poi a Austin con un sorriso a 32 denti palesemente falso «Tiffany. E lei è Jennifer.» la mora alza la mano per salutare, sorridendo falsa come la sua amichetta.
«Voglio fargli conoscere qualcuno. Sono arrivati oggi.» dice Jacob.
«Non c'è problema!» esclama Jennifer «Solo che la maggior parte dei ragazzi è andata via ieri con il cambio... Siamo rimasti solo noi, Mark ed un altro ragazzo di cui non ricordo il nome.»
«Andiamo a presentarglieli, allora.» dice Tiffany.
«Io penso che tornerò al mio ombrellone.» annuncio «Ho fatto anche troppe amicizie per oggi.» giro i tacchi con l'intenzione di tornare a leggere il mio libro, ma mi sento prendere per i fianchi e girarmi. Mi trovo a pochi centimetri dal viso di Austin.
«Non andrai da nessuna parte, tesoro.» sbuffo. Tiffany e Jennifer ridacchiano come ochette.
«Ma chiamarmi per nome ti costa tanto?»
«Lo hai detto tu che il tuo nome non ti piace. E poi mi piace chiamarti tesoro.»
«Beh, a me non piace essere chiamata "tesoro". Quindi mi chiami Demi o non mi chiami affatto.»
Austin mi lascia i fianchi, arretrando con le mani alzate in segno di resa, mentre Jacob ride «Che caratterino la ragazza.»
«Grazie.» rispondo.
Sto per andarmene, quando mi sento chiamare.
«Che cosa c'è?» chiedo esasperata girandomi di nuovo verso il ragazzo.
«Almeno vieni, no? Non ti farebbe male conoscere gente nuova.»
Mi lascio convincere. Cammino verso di loro sbuffando, mentre vedo che sul volto di Austin si apre un sorriso. Cerca di mettere un braccio intorno alle mie spalle, ma mi scanso «Cos'è tutta questa confidenza? È già tanto che sto vedendo con voi.»
Arriviamo in un piazzale circolare circondato da panchine di marmo bianco, uguali a quella dove ho conosciuto Austin. Al centro c'è un grande vaso - anch'esso bianco - con una bellissima pianta dalle lunghe foglie. Dei bambini sullo skateboard e sui pattini girano intorno alla pianta, mentre alcuni vecchietti li sgridano per la loro eccessiva velocità. Sembra la scena di un film. Intorno al piazzale ci sono altri bungalow. Ci dirigiamo verso uno di questi, mentre Jennifer parla «Il suo bungalow deve essere questo.»
Dal bungalow indicato dalla bionda esce un ragazzo. Assomiglia leggermente a Matthew Lewis, l'attore che ha interpretato Neville Longbottom nei film di Harry Potter, tranne per il fatto che ha i capelli biondicci.
«Lui è Mark.» mi dice Tiffany all'orecchio, mentre il ragazzo si avvicina.
«Ehi Jacob.» saluta lui, battendo il cinque al ragazzo, che sorride.
«Siamo venuti a presentarti dei ragazzi. Mark, loro sono Demetra e Austin.» lui ci saluta con un cenno della mano.
«Guarda chi c'è, lisca di pesce.» quel nomignolo. Quel dannato nomignolo. Mi volto. Solo lui avrebbe potuto chiamarmi così.

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