Michael
Sono sulla soglia del palazzo sudicio che abito. Non mi sono mai dovuto preoccupare delle condizioni dell'edificio fino ad adesso fortunatamente, e spero di non doverlo mai fare. Mi passo le dita fra i capelli, inspirando ed espirando rumorosamente. Non voglio cadere di nuovo, questa volta no. Cammino lentamente, portando le mani nelle tasche. Questo è un quartiere viscido, e non mi sorprende vedere sparse per terra delle siringhe con del fottuto liquido trasparente ancora all'interno. Fortunatamente questo vicolo è vuoto, la poca gente che lo abita si trova a scatenarsi per le discoteche dell'isolato, come faccio io, di solito. Vorrei solo qualcosa, qualcosa che mi faccia continuare, che mi faccia respirare.
Ne ho bisogno, adesso.
Ripercorro velocemente la strada a ritroso, alla ricerca di qualche preda facile. Le luci al neon quasi mi accecano mentre cerco di rientrare nello strip. Apro vacillante la porta, e tutto è come prima, come se il tempo si fosse stranamente fermato in attesa del mio ritorno. Mi avvicino al balcone e ordino altri due shot. Non so di preciso il perché della mia scelta, ma so che per un attimo mi rilasserà, e per adesso non voglio altro dalla serata. Una brunetta mi squadra e mi divora con lo sguardo passandomi accanto, e per un attimo, decido di trasformare la notte in qualcosa di più eccitante. Gli faccio segno di farla sedere accanto a me, e senza indugiare un attimo, accetta l'invito. Passiamo il tempo a chiaccherare, anche se la musica non ci permette di comprendere a pieno le parole. Per un momento biascica qualcosa di incomprensibile, ed un attimo dopo mi ritrovo ad assaporare le sue labbra, accecato dalla puzza d'alcool che emana. Non riesco del tutto a comprendere questa mossa, ma mi piace, perché rende le cose ancora più facili. Senza nemmeno esserci presentati, ci spostiamo verso una stanza. Per mia sfortuna sono talmente ubriaco che a malapena riesco ad attraversare il corridoio. Accenna qualcosa, per poi chiudersi la porta alle spalle. Sorrido, ma è un sorriso falso, senza senso. Non ricordo qual è stata l'ultima volta che io abbia sorriso sinceramente. Quando la tizia alza il lembo della mia maglia e comincia a passare il pollice sulla superficie della cicatrice più profonda che ho su di un fianco, un fremito instantaneo percorre il mio corpo, quasi infastidito dal suo tocco maldestro. Cerco di non dargli troppo peso, ma nel più bello comincio ad agitarmi, a vedere le cose in modo diverso, in modo quasi agghiacciante. Ripercorro velocemente il passato, come una scossa elettrica, e spengo il mio corpo, quasi fosse un comando del cervello. Mi alzo, lasciando tutto in balia dell'alcool, e faccio per andarmene. Quando raggiungo la maniglia, la apro con un semplice click. E in quel momento il mio corpo si risveglia. Perché l'unica cosa che voglio ora è correre, correre, correre. Per non affrontare la realtà, il passato, niente. Perché in realtà non merito niente dalla vita, che sofferenza, come tutti mi hanno fatto comprendere.
Megan
Camminiamo leggiadri per le vie di Los Angeles. Sheldon sorride, e per un attimo anche io ricambio. I mei sorrisi sono sinceri solo con lui, solo con chi veramente tiene a me. Ci teniamo la mano, ed anche se la gente non fa altro che adocchiarci e sparlare alle orecchie degli amici, ce ne freghiamo.
"Allora, cosa abbiamo intenzione di fare?".
Mi stuzzica pizzicandomi il fianco. Sheldon è sempre stato un ragazzo d'oro, ma quando si tratta di serate, mostra sempre il suo lato malizioso.
"Non so, dimmi tu. Sono le 21:30".
Il suo sguardo si fa ancora più intrigante, e nei suoi occhi cristallo splende una scintilla.
"Okay, va bene quello che vuoi tu" sospiro frustrata, già consapevole della sua "stravagante" idea.
Cerco di sembrare il più contenta possibile, mentre cerchiamo una festa nella confraternita nei paraggi. La sua stretta non allenta, anzi, quasi mi stritola la mano. Perché anche se a volte può sballare, afferma sempre che ha il dovere di proteggermi, qualunque cosa accada.
Dovere, dovere, dovere.
Tu non ti meriti questo, Megan.Per un attimo torno alla realtà, affogata dai miei pensieri, e quando Sheldon mi sorride quasi compiaciuto della mia fase "ricordi" mi limito a ricambiare, in modo quasi forzato. Mi do una scrollata di spalle appena entriamo in un bar. C'è puzza di fumo, e l'alcool non è da meno. In quello stesso istante, Sheldon mi lascia la mano, e si dirige al balcone, incominciando ad adocchiare qualche ragazza facile. Lasciando un sospiro anche troppo fragoroso, scuoto la testa e con le dita mi massaggio delicatamente le tempie, per poi raggiungerlo al balcone ed ordinare assieme a lui qualcosa da bere.
"Mi sembri tesa, questa sera".
"Come tutte le sere che finiamo qua ad ubriacarci, d'altronde" protesto acida, quasi infastidita della sua ingenuità.
Ma mi pento subito, perché in realtà poco fa gli avevo fatto capire l'esatto contrario.
"Oddio scusa non intendevo...è perché sono un pò stanca, ma niente di ché, hai diritto di divertirti anche tu, scusami".
Non mi risponde, aggrotta la fronte, quasi deluso. Porto le mani alle cosce, nude. Mi pento amaramente del fatto che indosso dei semplici shorts e un top con l'orlo corto, di modo da far vedere l'ombelico: un gruppetto di ragazzi comincia a ronzarmi attorno, scrutando ogni mio piccolo movimento. Mi sento a disagio, quando uno di loro si avvicina e pronuncia delle parole, anche troppo confuse, perché possa essere qualcosa di comprensibile. Mi limito a sorridere, cercando in qualche modo di far cadere la sua attenzione sul mio sorriso, anziché sulle mie curve. Sheldon mi scruta da dietro il bicchiere, con fare protettivo. Mi ha sempre consigliato con quali uomini dovessi uscire o no, ed ora il suo sguardo è pieno di dissenso per l'atteggiamento del ragazzo. Mi sto annoiando, avrei preferito restarmente a leggere un libro, o girovagare semplicemente per le bancarelle del quartiere, dove tutto è più calmo, ma non posso lasciare Sheldon. Lui si diverte, ed è quello che vorrei anche io, per una volta. Così saluto il tipo che grugnisce appena capisce di non aver fatto colpo, e mi giro verso il balcone, cominciando a tracannare birre e bere shot, che mi possano in qualche modo aiutare. A non ricordare il passato. Oramai sono sotto effetto dell'alcool e la mia mente è ormai un insieme di nuvola densa e priva di emozioni. Sono spenta. Mi piace questa sensazione, anche se restare qua a lungo comprometterebbe una pomiciata non voluta e cose del genere. Giro lo sgabello su cui sono seduta verso la sala, e torno alla realtà quando mi accorgo che Sheldon non è più accanto a me. È strano vedermi così, senza nessuno accanto.
Senza nessuno su cui appoggiare.
No no no. Non vederla così, Megan. Sheldon non ti può stare appiccicato, e per una sera non potrà succedere il finimondo. Mi faccio forza, e decido di uscire dal locale, per reprimere la sbronza, e correre lungo il marciapiede. L'alcool è l'unico modo per scacciare quelle ombre, l'unica soluzione. Tiro il cappuccio sopra la nuca quando mi accorgo che cadono gocce e la pioggia si fa vicina. Mi piace correre sotto la pioggia, è sempre stata una scappatoia dai miei problemi, almeno fino a quel giorno."Sheldon, la posso assaporare, la posso sentire". Giro attorno a me stessa, scostandomi i capelli bagnati dal viso appena l'acqua riesce ad inzuppare anche i vestiti. "Cosa, la pioggia?". Scherza lui, i capelli fradici, e gli occhi ammiccanti. "Sì, perché? Non è una bella cosa "assaporare"?". Non risponde, perché siamo costretti a nasconderci dietro ad un grande masso per non farci vedere, e riconoscere. "USCITE FUORI DA LÌ, O VE NE PENTIRETE!". Il tono brusco della sua voce rompe l'atmosfera che si era formata tra noi, la nostra tanto amata atmosfera. Sento i suoi passi farsi più pensanti mentre ci raggiunge. Siamo finiti, verremo picchiati e nessuno fermerà le nostre lacrime. La vedo da dietro il masso, la potente governante dell'orfanotrofio. I suoi movimenti goffi, la sua bacchetta malconcia e rovinata dalle botte con cui ci affligge ogni giorno dolore. Sento una stretta per la delicata camicetta di stoffa, nonché la sento strapparsi. Un ghigno le esce dalla bocca appena mi riconosce. "Guarda chi si rivede...". E quando muove la sua bacchetta, per prepararsi al colpo, tutto si spegne in me. Non sento più niente. Niente. Niente. Non sento nemmmeno dolore.
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Revenge
ChickLit"E per un attimo sentii veramente il bisogno di lei accanto". Megan è una ragazza semplice, rovinata da una vita di sofferenze. I suoi genitori sono morti quando era piccola e così la sua infanzia è stata frantumata dai castighi che le venivano aff...