Il sole stava sorgendo e per Regina un'ennesima estenuante giornata stava cominciando.
Erano settimane ormai da quando Robin aveva oltrepassato il confine e lei, nonostante fingesse di stare bene, continuava a soffrire. Stava così male da addormentarsi con gli occhi pieni di lacrime e svegliarsi con il cuscino bagnato da quelle stesse goccioline, infatti non riusciva proprio a capire che il suo vero amore le fosse scivolato via delle mani così velocemente.
Ma anche con quel persistente peso sul petto lei si dava forza, si guardava allo specchio e si convinceva ad indossare il miglior sorriso falso che avesse ed andava avanti combattendo contro il suo cuore dolente.Non lo faceva per se stessa ma per Henry.
Per Henry la sua madre adottiva era una vera e propria eroina e nonostante in passato avesse fatto cose terribili, per lui era una persona da cui prendere esempio. Regina lo sapeva, sapeva che suo figlio la guardava con ammirazione e per questo stringeva i denti e sorrideva spingendo via i pensieri più cupi ed oscuri che le passavano per la testa.
Si costringeva anche a sorridere alla persona più odiosa e sfiancante che avesse mai conosciuto nei suoi anni di vita da comune mortale e da Regina Cattiva: Emma Swan.
Non riusciva neanche un po' a nascondere quella smorfia di disappunto che le colorava il viso quando la vedeva entrare da Granny's e non riusciva neanche a reprimere quella voglia di ucciderla con le sue mani per quello che aveva combinato.
E nonostante la Salvatrice avesse fatto di tutto per ricevere il suo perdono lei non le aveva dato la gioia di sentirsi perdonata.
D'altronde Regina era conosciuta perché era la donna che aveva scagliato il sortilegio contro colei che non aveva perdonato cioè Biancaneve, perché avrebbe dovuto perdonare la Salvatrice che le aveva strappato via quella briciola di felicità che aveva faticosamente trovato?Ma nonostante volesse scagliarle contro mille palle di fuoco e diversi incantesimi mortali, Regina non riusciva a non sentire il battito del suo cuore accellerare quando la vedeva, si ripeteva che quella strana sensazione fosse solo odio miscelato con rancore ma nella parte più profonda e nascosta di lei sapeva che quell'urgente bisogno di incontrare i suoi occhi fosse molto di più, sapeva che quella senzazione fosse qualcosa che la rendeva solo più vulnerabile.
Si alzò velocemente dal letto e rimise in ordine la coperta sotto la quale aveva tentato di dormire la notte precedente. Si diresse ancora stordita alla finestra e guardò distrattamente la cittadina che era ancora avvolta dal silenzio che caratterizza la notte, del resto era solo l'alba. La sua attenzione fu catturata dalla macchina dello sceriffo che passò a tutta velocità sotto il suo sguardo.
Regina strinse in una linea sottile le labbra ed alzo' gli occhi al cielo, solo la vista fugace di quella chioma bionda la mise di cattivo umore, ma a parte lo sceriffo c'era qualcos'altro di strano nell'aria. Una strana sensazione le diceva che c'erano guai in vista.Respinse via i pensieri e si diresse alla doccia dove si lavò velocemente, si asciugò con altrettanta velocità ed indosso' un tailleur nero con delle scarpe col tacco dello stesso colore.
Prese un bel respiro e andò verso la porta d'ingresso, sarebbe andata a fare una passeggiata.
Aveva preso quell'abitudine nelle ultime settimane e ne era felice, almeno riusciva a spegnere il cervello per qualche secondo lasciando che parlasse il silenzio appagante della cittadina sfiorata dai primi raggi del sole. In più stava anche perdendo peso, lo stesso peso che aveva preso quando le cose con Robin andavano bene.
Scrollatasi quei pensieri dalla testa cominciò a camminare senza una meta per la città, si sentiva tranquilla ed era serena al pensiero che quando sarebbe tornata a casa avrebbe trovato Henry appena sveglio con ancora gli occhi semichiusi e la voce roca.Sorrise al pensiero non accorgendosi che l'auto dello sceriffo era stata accostata al marciapiede e che nel frattempo lo stesso sceriffo si stava avvicinando a lei.