La proposta

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La sveglia suonava già da dieci minuti buoni ma di alzarmi non avevo proprio voglia, purtroppo però se hai un compito di matematica (si anche all'artistico si studia matematica purtroppo) proprio quella mattina e alla prima ora poi, non c'è scusa che regga neanche una febbre a quaranta, tu sei costretto ad abbandonare il letto e correre sotto la pioggia per non perdere l'autobus, ed è proprio così che ho cominciato il primo giorno della settimana. Posso affermare con certezza che il lunedì è il giorno che odio di più in assoluto per due motivi: n.1 la sveglia quindici minuti prima e n.2 l'insegnante di matematica per le prime due ore, quindi "allegria gente!!!". Provai prima ad aprire un occhio e, non appena visualizzai i numeri sulla sveglia digitale schizzai fuori dal letto. Le 7:37. Ero in estremo ritardo alle 7:51 avevo l'autobus quindi Mia, la mia migliore amica, sarebbe passata a prendermi esattamente tra due minuti, insieme a Marco il fidanzato. Delle volte speravo davvero che si scordasse, più che altro per vedere che situazione si sarebbe creata tra di loro, in macchina, da soli. Dovete sapere che alle volte cominciano certe discussioni, in quanto? Tre minuti? Si dai esageriamo, tre minuti, ma il bello è che non appena arriviamo alla fermata o è tutto risolto oppure restano lì a discutere finché non arriva il pullman, allora tutto finisce con un bacio e un "Ti odio ma Ti amo". Mi preparai in fretta e furia e in due minuti avevo già messo tutto nello zaino, mi ero truccata e sistemata i capelli, un tempo record per una come me. Scesi le scale per andare in cucina dove trovai mio fratello con il figlio Nicolas, sulle gambe; il mio nipotino avrebbe passato la giornata a casa dei miei genitori con mia madre. –Ehi sorellina, sempre in ritardo tu eh?. Mi disse ed io molto delicatamente - Fratellone io non sto in giro tutta la notte come facevi tu quando avevi sedici anni sai? Stavo studiando e mi sono addormentata tardi ora se vuoi scusarmi me ne andrei, Mia è qui fuori che mi aspetta e tu mi stai facendo perdere tempo. Ti voglio bene, ciao ciao.- diedi un bacetto a Nicolas e uno a lui, urlai un "Ciao mamma vado a scuola" e corsi fuori. Come avevo previsto Mia era già sul vialetto di casa in macchina con il suo tipo che mi aspettava. Entrai nella Volvo blu scura e chiusi di corsa la portiera. – uh, certo che oggi la sta buttando proprio brutta eh! Scusa per il ritardo principè, non ho sentito la sveglia..- le dissi un pizzico imbarazzata. – stai tranquilla amò, che per una volta non succede mica qualcosa..- e ci mettemmo tutti a ridere. Era vero, per quanto mio fratello affermasse il contrario, io ero sempre molto precisa per quanto riguardava la scuola. La fermata non era lontana da casa ma, con quella pioggia era meglio non andare in giro a piedi anche perché non avevo alcuna intenzione di prendermi un raffreddore, stare ferma chiusa in casa, per quanto mi piacesse dormire, non faceva proprio per me, in un modo o nell'altro avrei sarei dovuta comunque andare in palestra per allenarmi. – ehi Marco come va all'università?. Gli chiesi – Non c'è male non c'è male, ho un esame questo pomeriggio e uno domani mattina, teniamo le dita incrociate e speriamo che li superi entrambi. Mi disse e nella sua voce potevo sentire un lieve tremolio dovuto molto probabilmente all'ansia da prestazione. – ma su che andrà benissimo, statte calmo!. Lo rassicurai. – ehi Chiara ma poi con quel ragazzo lì, come se chiama, ah si Mirco, com'è andata a finire?. Mi chiese, con una punta di malizia Mia e con la voce un po' annoiata di chi ne ha abbastanza di quell'argomento le risposi – è andata. È andata che è un bravo ragazzo, che è simpatico, che è molto dolce e romantico, anche se non sa scrivere ma okay. Il punto lo sai qual è. Possiamo parlare di qualcos'altro per il momento?. E così facendo chiusi il discorso "Mirco" almeno per quei cinque minutini di macchina. Riuscimmo a non perdere l'autobus per un soffio e non appena fummo salite cercammo dei posti a sedere e miracolosamente ne trovammo due liberi verso la fine del mezzo. Presi l' Ipod e con Mia cominciammo a sentire delle canzoni dei Dream Theater, il nostro gruppo metal preferito. Non che io potessi definirmi una vera e propria appassionata di quel genere solo che adoravo ascoltare i pezzi con la chitarra di John Petrucci, non so perché ma quel continuo alternarsi di note così scandalose diciamo, ma allo stesso tempo piene di fascino mi dava un grandissimo senso di tranquillità. È un controsenso ma vabbè, alla fine nella vita non si può andare sempre nel verso giusto no? Qualche imperfezione è d'obbligo. Arrivammo a scuola in anticipo stranamente e ci sedemmo alle panchine li fuori aspettando il resto del nostro gruppo – allora sentiamo che è successo con Mirco? Mi chiese Mia. – ma niente è successo che lui è troppo romantico, è troppo sdolcinato, lo sai come sono io, mi piacciono i ragazzi dolci ma che hanno anche un briciolo di personalità e si diciamolo anche un po' stronzi altrimenti non c'è niente. Non c'è passione, non c'è divertimento con tutte quelle frasi poetiche mi è venuta la carie ai denti. Le dissi sbuffando. Non ce la facevo più solo che ero troppo buona non volevo ferire i suoi sentimenti, mi sarei sentita troppo in colpa. Non potevo farci nulla io ero così. –perché allora non glielo dici? Tu non sei il tipo che si tiene le cose dentro Chiara tira fuori la vera te stessa. Mi disse. – lo sai dove viene fuori la vera me e sai che se potessi starei tutto il giorno lì su Mia... non lo voglio ferire ci tengo alla fine, comunque è un mio amico gli voglio bene. Riuscii a chiudere la faccenda anche perché erano arrivati i nostri compagni, o meglio pensavo di averla chiusa, non appena andai ad abbracciare Alessia anche lei mi chiese – e Mirco? – basta con Mirco! Non voglio più sentire domande grazie. Dissi spazientita. – ma dovrai sopportare lui visto che, per caso, è capitato nei tuoi stessi corsi. – lo so Ale, lo so, ma basta vi prego fatemi godere questi cinque minuti con i mie amici please!. Giunsi le mani a mo' di preghiera e chiusi gli occhi assumendo un'espressione un po' tragica scatenando le risate generali; diciamo che mi è sempre venuto facile sdrammatizzare un po' le cose. Purtroppo però il nostro divertimento venne interrotto da due fattori ossia l'arrivo di Mirco e il suono della campanella, almeno una cosa positiva. Prima ora matematica! Evviva! Allegria! Uffa anche il compito doveva esserci proprio oggi?! Fortuna che ero seduta accanto a Mia, non che potessi lamentarmi del mio andamento scolastico anzi, solo che nella matematica per me c'erano, troppi numeri, troppe lettere e troppe figure quindi direi che di sicuro non potrei studiare aritmetica e geometria all'università, ma su questo non avevo mai avuto dubbi. Dopo le prime due ore d'inferno, durante le quali cercai di svolgere il compito nel migliore dei modi, alla fine i risultati erano usciti ma figuratevi se quella lì non trovava qualche errore, ma okay, avrei dovuto aspettare il giorno seguente per saperlo. Le ore seguenti furono di letteratura, inglese, disegno tecnico, disegno a mano libera e per finire in bellezza una delle mie materie preferite: Storia dell'arte. Io e Mia eravamo in due classi separate ma per fortuna qui trovai Stefano, un ragazzo non tanto alto, con i capelli rossi, occhi verdi, occhiali e baffetti. Molto simpatico, gentile e sempre disponibile anche se delle volte se ne usciva con certe battutine sarcastiche, lo avrei strozzato. Lo avevo in classe dal primo anno, aveva scelto anche lui moda come specializzazione quest'anno, facevamo sempre progetti insieme e in tre anni eravamo diventati davvero buoni amici; la sua ragazza Elena era una ragazza davvero timida, non si riusciva a capire come facessero a stare insieme, ma erano davvero belli insieme entrambi con i capelli rossi. Tra risate e cose varie anche l'ultima ora volò via: mentre raccoglievo le mie cose e le mettevo nello zaino mi resi conto di essere rimasta sola in aula, Stefano come al solito usciva prima ed Elena con lui – Chiara? Ehi ti serve una mano? – ehm.. no grazie Mirco davvero non serve anzi ho fatto, magari ci sentiamo dopo eh? Ora devo andare mi aspetta Mia ciao. Gli dissi e corsi via, superandolo e lasciandolo lì da solo. Uscii fuori e trovai come sempre Mia, insieme andammo alla fermata correndo, continuava a piovere in un modo assurdo, ma saremmo sopravvissute. Arrivate a casa trovammo la sorella di Mia ad aspettarci, mi riaccompagnarono a casa e lì pranzai, giocai un po' assieme a Nicholas, feci i compiti e mi preparai per andare a danza. – zia zia! Dove vai?. Mi chiese Nicholas – chicco zia va a ballare vieni anche tu? Gli chiesi scherzando, d'improvviso si fece tutto serio e mi guardò con i suoi occhioni verdi e dopo un po' disse – ma zia, se io vengo poi tu mi insegni come si fanno le giravolte? Cominciai a ridere mi piegai sulle ginocchia.- amore di zia, io non posso insegnarti perché non sono abbastanza brava, però se tu vuoi ci sono i miei maestri che sono bravissimi. Mi guardò giusto un po' perplesso e poi disse – Mh magari la prossima volta, ciao zia! E se ne andò via. Uscii anche io e mi recai in palestra dove arrivai completamente fradicia. Oggi non ci sarebbe neanche dovuto essere l'allenamento però uno in più non fa mai male no?! Quando entrai in sala prove trovai solo gli insegnanti Elia e Maurizio; erano cugini ed entrambi avevano fatto parte di alcuni musical come "Cats" e "Giulietta e Romeo" di Riccardo Cocciante. Elia non era molto alto, aveva i capelli castani e dei bellissimi occhi azzurro-verdi, oltre ad essere ballerino era anche cantante e pittore. Il cugino invece, Maurizio era un ragazzo alto, rasato e con gli occhi scuri ma aveva uno di quei sorrisi dolcissimi. Entrambi erano in grado di metterti a tuo agio ma anche di farti imbarazzare in modo incredibile, o meglio io mi imbarazzavo ogni volta che parlavamo di qualcosa di differente da come si dovrebbero eseguire dei passi di danza. Erano entrambi dei bei ragazzi ovviamente. –Ciao! Mi dissero ed io feci un cenno con la mano e un sorriso poi chiesi – Ma le altre? Maurizio mi rispose –Oggi sono tutte impegnate quindi siamo solo noi tre. – Okay. Lo so ero molto eloquente in certi casi ma vi ho detto, mi imbarazzavo in un modo assurdo, non potevo farci niente – perché sei diventata tutta rossa? Elia come al solito era quello che metteva il carico ed io non sapevo che rispondergli quindi dissi – non sono arrossita ho caldo è diverso. E si misero a ridere. L'allenamento fu tranquillo come al solito, facemmo cose base, non era il caso di aggiungere qualcosa alla coreografia visto che non c'erano le altre. Quando finimmo li salutai ed andai a cambiarmi; uscita dallo spogliatoio li trovai entrambi lì fuori. Il primo a parlare fu Elia – Senti Chiara non so, se hai presente lo spettacolo "Romeo e Giulietta Ama e Cambia il Mondo. Io annuii ero stata a vederlo con la scuola qualche tempo fa e ricordo anche che mi fosse piaciuto moltissimo. Sopraggiunse Maurizio,- ci sarebbe l'occasione di fare un casting , per una nuova ballerina che diciamo sarà in "coppia" con Benvolio per un pezzo che verrebbe aggiunto durante la festa, naturalmente ci sarà anche una ballerina con Mercuzio, ma credo che lei l'abbiano già scelta. Non appena finì la frase cominciai ad agitarmi, non sapevo perché ma stava cominciando a salirmi l'ansia, feci scorrere lo sguardo su entrambi e poi chiesi con una calma che non rispecchiava affatto il mio stato d'animo interiore – okay, perché lo dite a me? – perché volevamo sapere se te la sentivi sabato di andare a fare quel provino sabato al Gran Teatro a Roma, dovresti ballare e recitare una piccola parte che ha aggiunto il regista a tutta l'opera, giusto per dare un po' di risalto in più al giovane Benvolio e far comprendere meglio la voglia di vivere di Mercuzio, quindi cosa ne pensi, ti andrebbe di provare? Non so bene la mia reazione ma credo che rimasi pietrificata per almeno tre minuti buoni. Dopo che mi fui ripresa dallo shock, chiusi gli occhi feci un bel respiro profondo e poi risposi – non saprei, io non so se ne sarei in grado, quel musical è uno dei più gettonati in tutta Italia, forse non ho abbastanza esperienza, io... non lo so.. mi toccai la fronte, che dovevo fare, questa sarebbe stata l'occasione della mia vita, il trampolino di lancio, ma se non ne fossi stata all'altezza avrei deluso loro e in primis me stessa, ma poi non avevo neanche così tanta esperienza, praticavo questo sport da molti anni, anche se ero dovuta stare ferma in più di un'occasione a causa di alcuni problemi al ginocchio. Uffa non sapevo come comportarmi. Maurizio mi disse – Per noi ce la puoi fare, dipende da te, non sentirti in obbligo però. Vuoi pensarci un po'? con tua madre abbiamo già parlato verresti con noi a Roma anche se poi saresti costretta spostarti in continuazione per la tournée. – Con la scuola come faccio? Chiesi. –Tua madre è andata già a parlare con i tuoi professori, in questi casi, si organizza un programma specializzato che ti farà studiare l'essenziale, certo tempo libero ne avrai poco ma è una buona occasione e poi, visto che frequenti l'artistico potrei darti anche io una mano. Mi disse Elia. Rimasi un attimo interdetta se io andavo in giro per l'Italia lui come faceva ad aiutarmi? Glielo chiesi e lui con fare ovvio mi rispose – sei minorenne hai bisogno di una persona responsabile per te e visto che per tua madre sarebbe impossibile ci alterneremmo io e Maurizio, Carola si fida di noi e noi sappiamo che sei una ragazzina con la testa sulle spalle quindi siamo disposti a venire con te per i primi mesi, poi staresti con il resto del cast e saresti sotto la responsabilità del regista . Sbattei le palpebre molto più del normale e restai a bocca aperta, quindi avevano già organizzato tutto? – Se è così allora proviamoci.

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