First Trial

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[... Caterina, più di ogni altro voi potete capire l'animo tormentato e afflitto di colei che vi ha generato. Rimembrate quei giorni lunghi, afosi, tra le mura cadenti del castello di Tordesillas? Oh, mia dolce creatura innocente, la maledizione che marchiò me alla nascita si trasferì a voi ancora in fasce. Nasceste prigioniera e come tale viveste l'infanzia nella crudeltà dei carcerieri, senza i lussi e l'egregia istruzione dei vostri fratelli. Potrete mai perdonare le colpe di una madre che ha condannato l'ultima sua erede ad un tale strazio? Anche se ho rifiutato ogni ricapitolazione ad opera dei frati che mi sorvegliano, ho pregato tanto Iddio affinché vi risparmiasse dalla sciagura della pazzia. Voi non sapete cosa ho visto e cosa vedo ancora. Figlia cara, vi supplico di non dover mai scorgere ciò che ai mortali é vietato. Mai. Che ciò che muore, deve rimaner tale...]
Giovanna I di Trastàmara a Caterina d'Asburgo, regina consorte del Portogallo.

1485

La piccola Giovanna si portò le mani tremanti in grembo e le strinse sopra la gonna damascata. La bambola di pezza preferita giaceva inerte sulle sue ginocchia.
Sentiva lo sguardo azzurro e deciso della madre, la ferrea e dispotica Isabella di Castiglia, studiarla con severa lentezza.
Giovanna sapeva che solo una parola sbagliata o un movimento troppo brusco avrebbe fatto crollare tutta la fiducia che la madre stava deponendo in lei.

Juana, non credete con abbastanza fervore nell'unica e vera fede di Nostro Signore l'Altissimo. E ciò é terribile e ignominioso, soprattutto per una principessa di Spagna.

Isabella era stata convinta da Tomas de Torquemada, suo fanatico confessore nonché consigliere, a far assistere la scapestrata e viziata figlia terzogenita all'autodafé. Ma qual'era poi la colpa di una piccola bambina di 8 anni? Aborrire i metodi brutali e terrificanti dell'Inquisizione? Sfidare apertamente le norme rigorose della corte Spagnola? Distrarsi durante lo svolgimento degli uffizi della santa messa?
Giovanna sapeva di non avere scuse, non di fronte alla sua mostruosa empietà nei confronti di Dio.
Il cupo ambiente di corte, sebbene fosse lussuoso ed estremamente colto, era sempre sottoposto al rigido condizionamento dei frati che Giovanna temeva come si può solo temere i diavoli dell'Inferno.
Aveva il terrore di lui soprattutto, di Torquemada, che con le sue prediche ardenti e spassionate guidava ogni decisione di Isabella soffocandone la pietà e facendola muovere di torce e spade.
Fin da quando era molto piccola, la giovane Infanta era stata obbligata a flagellare il suo corpo per invocare il perdono di Dio e la sua insofferenza a tali pratiche l'aveva trasformata agli occhi della regina in una rinnegata.
Veniva costantemente ripresa per la sua indole ombrosa e passionale, che nascondeva un senso di ribellione non confacente al suo rango di donna reale. Eppure sua madre era tutt'altro che una sottomessa.
Giovanna ebbe un brivido, quando le note lugubri del Miserere echeggiarono nella piazza affollata. Dal palco fastoso e ricoperto di arazzi, Giovanna vide sistemati secondo un ordine preciso i vescovi, i parroci, gli abati, le dame, i nobili e oltre scorse l'avanzare claudicante del condannato. Riconobbe il sacco giallo, il sambenitos, con la corda e il capello bianco dipinto di fuoco e insetti.
Giovanna socchiuse gli occhi e notò con orrore che il colpevole non era che una ragazzina senza capelli, dal volto emaciato e il corpo magrissimo. Sfilava tra inquietanti individui incappucciati, spie dell'Inquisizione, e piangeva. Giovanna non riusciva a muoversi. Era come se stesse vivendo un sogno, anzi un incubo, e non fosse pienamente cosciente di sé.
Fu pronunciato il nome dell'eretica destinata al rogo e la giovane principessa percepì un urlo muto graffiarle la gola.
Lanciarono il tizzone benedetto e il fascio di legno inumidito al quale era legata Nadja iniziò a consumarsi sotto l'opera del fuoco. Qualcosa dentro Giovanna si spezzò del tutto. Il grido straziante e impotente di Nadja si fuse al suo, il lezzo di carne bruciata le entrò nel respiro e le accuse del prelato la soffocarono lentamente.
Ricordò quando per non ascoltare gli accesi dibattiti di religione tra Isabella e Torquemada fuggiva con le sue ancelle moresche nei giardini. Nadja era la più gentile, la più acculturata e amava leggere. Ricordava i suoi boccoli neri come la pece e i suoi occhi castani come mandorle dolci.
E adesso Nadja crepitava e diveniva cenere.
Uno squarcio di dolore le aprì il petto, mentre le membra formicolavano di bruciore. Giovanna sentì il respiro smorzarsi, il cuore smettere di battere e il suo corpo cadere a terra.
- Juana!-
La voce terrorizzata di Isabella le strappò un'ultimo gemito. L'oblio le azzannò i sensi, mentre colpiva con la testa il pavimento e il freddo del nulla la prendeva con sé.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 20, 2015 ⏰

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