Faceva freddo, e un leggero strato di neve ricopriva la poca erba sotto i suoi piedi. In quel momento, si sentiva quasi spettatore di quella vita che invece era sua. Pensava, mentre tremava piano, e piangeva,mentre gridava forte. Tanto, nessuno avrebbe fatto caso a lui. Era solo un'altra anima persa, vuota, rotta, distrutta davanti un nome,una pietra. Una, in mezzo a tante. Nessuno faceva caso a lui, tanto,tutti troppo presi dal proprio dolore, dai propri ricordi. Faceva freddo, e un leggero strato di neve carezzava gentile quelle lettere,incise troppo presto, dopo troppo poco tempo. Gli faceva male il petto, sembrava quasi una sensazione irreale. Provava a crederci, che non era davvero lì, che non era davvero lui, che non era davvero quel nome. Non era lui, ad essersene andato. Così presto, così ingiustamente, così, così da lui. Continuava a piangere, e continuava a gridare. Continuava a farsi del male, non riuscendo a togliere gli occhi, e il cuore, da quel nome, da quelle date. GERARD WAY, 1977-2015. Svuotò i polmoni un'altra ultima volta, e poi si allontanò da lì. Con gli occhi tutti rossi, e le guance ancora bagnate, e le labbra sanguinati per i troppi morsi, con le lacrime che ancora le sfioravano piano, bruciando un poco sulle ferite,camminava per la strada. Gli occhi fissi a terra. Non gli importava cosa pensavano di lui, gli importava solo che ora lui non c'era più.Gli importava solo dei suoi occhi, che non avrebbe visto più, che non avrebbero brillato più, che non lo avrebbero più guardato in quel suo modo di guardarlo quando facevano l'amore. Gli importava solo che non avrebbe più potuto accarezzare la sua pelle morbida, e non avrebbe mai più sentito le sue mani sul corpo, e non l'avrebbe più baciato, e non ci sarebbe stato più, mai. Gli importava solo di tutti quei suoi pensieri, che non era riuscito ad allontanare. Gli importava di Gerard, non di tutta quella gente che lo guardava storto solo perchè soffriva, solo perché si sentiva vuoto, solo perché era distrutto. Si era fermato in un parco vicino casa, le lacrime ormai seccate sul viso, e gli occhi stanchi. Si era steso a terra.Aveva guardato le stelle, e aveva pensato che Gerard gli aveva sempre detto come quella distesa di luce l'aveva sempre affascinato. E pensava, pensava tanto, pensava troppo. Aveva come uno squarcio nel petto, e bruciava come fuoco. Sembrava quasi che qualcuno continuasse a buttare il sale su quella ferita appena aperta, così vulnerabile,così indelebile. Ecco, Gerard sarebbe sempre stato indelebile. Una cicatrice che avrebbe sempre avuto addosso. E lo sapeva, e non poteva farci niente. E allora stava solo lì, a fissare le stelle. E forse si era addormentato, forse aveva pianto. Forse era svenuto. Non lo sapeva. Solo, all'alba si era alzato, la neve attaccata ai vestiti,il corpo tutto tremante, il cuore bloccato, avvolto da un'ombra scura, triste, dolorosa. Era tornato lì, ed era tornato lì tutti i giorni. Aveva alzato gli occhi al cielo, un giorno dei tanti, e aveva guardato all'azzurro chiaro della mattina presto, il sole non ancora del tutto visibile, a pezzi. Non voleva piangere, non poteva piangere più.
-Ti porterò dentro- disse, gli occhi ancora puntati verso l'infinito azzurro cielo. -ti porterò dentro. E non importa quanto male farà. Perché lo so, lo so che farà male. Cristo, il dolore mi sta uccidendo. Ma ti porterò dentro. E sarai con me, sempre. Perché lo so, non ci sono altri occhi che mi amano come i tuoi, non ci sono altre mani che mi amano come le tue, non c'è nessun'altro che mi ama come te, e non amo nessun'altro, non come amavo te. Non come amo te. E ti porterò con me, ovunque, sempre. E farà male, ma non ti lascerò andare. Non così.-
E gli fa male, Cristo se gli fa male, ma non lo lascerà. Non lo può lasciare, non ne ha il coraggio, né la forza. Quindi, solo, resiste.Non cede al dolore che lo lacera da dentro, che sembra divorarlo lentamente, pezzo dopo pezzo, lasciando di lui solo la corazza, ormai inutile, di quello che era. Lasciando di lui solo l'immagine, quello che vedono tutti. Siamo tutte persone felici, viste da fuori. Ognuno,agli occhi degli altri, è felice a modo suo. Però, forse, nessuno è davvero felice, né come gli altri, né a modo suo. Le forze lo stavano abbandonando, e non era sicuro se fosse davvero così, o se fosse semplicemente una sua sensazione. Non lo sapeva, e in realtà non gli importava. Gli fa male tutto, e sembra che per i polmoni sia sempre più difficile raccogliere aria. Sembra tutto scuro, sembra tutto buio e triste. Sembra tutto nuovo, peggiore. Sembra tante cose. Sembra terribile. Sembra la fine. E forse è la fine.
In realtà,quella che gli era sembrata la fine, non era la fine. Era solo l'inizio di una nuova vita, vuota, senza Gerard- era solo l'inizio di un nuovo e vuoto Frank. La fine era adesso, parecchi mesi dopo.Parecchi mesi, tante parole, fin troppe lacrime dopo, era la fine.Quando ormai era stato divorato quasi del tutto, da quel dolore atroce che aveva dentro. Quando ormai il cuore che credeva forte, era stato lacerato dalla perdita di un'amore- dell'amore della sua vita.Quando ormai non era più niente, se non il vuoto e vago ricordo di quello che era, insieme a lui. Quella era la fine. E anche se a tutti era sembrata una brutta fine, ora Frank stava bene. Bene, con le dita intrecciate in qualche strano modo a quelle di Gerard. Bene, perchè ora non sentiva più nulla, non vedeva più nulla, non era più nulla. Bene, perchè non c'era più niente. Bene, perchè se ne era solo andato, per sempre. Bene, perchè aveva smesso di essere, di esistere. Andava solo bene. Ed era una buona fine. Forse.
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Even if it hurts
FanfictionQuesta è una OS, Frerard. No, meglio. E' una triste OS, che solo scriverla m'ha quasi fatto piangere.