La strana alleanza

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Traccia: dialogo tra due personaggi acerrimi nemici (ambito paranormal) scaturito dal loro imprigionamento e loro conseguente collaborazione per l'evasione. (min. 3000 parole)


La guardia fece scorrere le sbarre di ferro con un rumore metallico quasi assordante e Taynarim la osservò darle le spalle e marciare in un'altra direzione. Non era possibile che fosse capitato a lei! Questo accadeva a dare retta ai Satiri.. e a partecipare a uno di quei rave spericolati. Con la mascella contratta e la coda che frustava i fianchi equini, la ragazza si voltò a scrutare il luogo in cui era stata rinchiusa. Si era opposta con tutta se stessa a quel gigante robotico, ma era stato tutto inutile. Le sue capacità di cyborg avevano prevalso sulla sua forza fisica di centaura, e così adesso era costretta a rigirarsi in uno spazio ristretto che le metteva addosso rabbia e anche una vaga sensazione di claustrofobia. Scalpitando lungo il perimetro della sua cella nervosamente si ritrovò a fissare una lunga coda squamosa. Si trovava nel cubicolo adiacente e all'inizio non riuscì a capire di cosa si trattasse essendo divisi da grosse sbarre di metallo.

Con la fronte aggrottata, Taynarim iniziò a percorrere con lo sguardo quella figura che mano a mano si faceva sempre più grossa. La coda era attaccata a un corpo rettile alto quasi due metri, sollevato sulle zampe posteriori, e chiaramente rivolto verso di lei. Con uno scatto finale della testa che fece ondeggiare le numerose treccine che le ricoprivano il capo, la centaura si ritrovò a fissare due occhi di un verde così chiaro e brillante da fare quasi male alla vista. La pupilla verticale era talmente stretta che sembrava sparire in quello sgradevole color limone. La lingua biforcuta apparì tra le labbra appena accennate dell'essere che continuava a scrutarla senza alcun timore.

«Lacertiliano...» disse lei con disgusto fissandolo di nuovo nervosa.

«Centaurrrro..» rispose l'altro con una voce atona ma colma di disprezzo.

Non avrebbe in nessun modo saputo dire se si trattasse di un maschio o di una femmina, ma in ogni caso non le interessava.

Con i denti stretti come se le avessero messo il morso, Taynarim fece un passo indietro allungando le mani ai fianchi e stringendole a pugno. Non solo il danno, anche la beffa! Non poteva tollerarlo! Dando il fianco all'essere vicino di cella si avvicinò alle sbarre e urlò in direzione della guardia che l'aveva segregata.

«Ehy! Cervello di Yeti! Voglio essere spostata da questa gabbia! Adesso!»

La sua voce rabbiosa riecheggiò a vuoto nella stanza. Il Cyborg dai sembianti per metà umani si voltò a fissarla come se fosse solo un pezzo d'arredamento, poi tornò a fare qualunque cosa stesse facendo.

Sempre più irritata per la piega che stava prendendo quella storia, Taynarim si spostò all'indietro e si alzò sulle zampe posteriori preparandosi a calciare le sbarre davanti a lei. Se avesse assestato bene il colpo, probabilmente le avrebbe divelte dai propri cardini.

«Ci penssssserei due volte ssssse fossssssi in te...» la avvertì il lucertolone nell'altra gabbia, ma lei non aveva intenzione di farsi dire cosa fare da un essere tanto disgustoso e infido.

Senza dar segno d'averlo sentito, caricò il colpo sulle zampe posteriori, sollevandosi da terra in un'impennata, poi si lasciò cadere sulle sbarre con tutto il suo non indifferente peso. Non appena gli zoccoli toccarono il metallo, una scossa elettrica assai vigorosa attraversò il suo corpo e Taynarim si scostò rapidamente da esse, avvertendo il dolore della corrente abbandonarla velocemente com'era arrivata, lasciandola tuttavia intorpidita e stordita. Tornò a posare gli zoccoli anteriori a terra e subito dopo crollò su tutte e quattro le zampe, con il cuore che aveva perso un colpo di troppo e adesso cercava di riprendere la normale corsa di sempre. La sua pelle scura era diventata di una tonalità più chiara e le lentiggini che aveva sul naso e gli zigomi erano magicamente apparse come spesso accadeva in queste circostanze.

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