Capitolo 1.

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Quando suonó la sveglia per poco Harry non ebbe un infarto. Aveva avuto una notte poco tranquilla, un forte mal di stomaco lo colse non appena si mise a letto e si svegliò solo dopo due ore scarse di sonno.
"Andiamo Harry, oggi devi fare solo mezza giornata." Si incoraggiò, alzandosi dalla posizione fetale assunta durante il sonno e sedendosi al bordo del letto, con le mani tra i capelli spettinati dal cuscino. Aveva ancora gli occhi socchiusi e tutto intontito dal sonno, scattò per alzarsi ma ricadde con un tonfo. "Dai gambe sorreggetemi per un paio d'ore" Detto questo si alzò finalmente, barcollando, ma si alzò. Prima si stropicciò gli occhi, poi si stiracchiò per bene e camminò verso la cucina soltanto in boxer, calzini con infradito. Tra la piccola stanza da letto e la cucina c'è un piccolo corridoio con un armadio pieno zeppo di vestiti e sembrava che da un momento all'altro sarebbe esploso. Guardò il suo riflesso nello specchio di una delle ante e sbandò alla vista. "Wow Harry, per fare il modello alla YSL i calzini con gli infradito ti donano." Sorrise. Si passò una mano tra i capelli ricci per sistemarli un po', guardò la luce fioca proveniente dalla cucina creare piccole ombre sul suo corpo slanciato. Si passò una mano sulla clavicola destra, quasi come una carezza di cui aveva bisogno e si fissò a lungo. I suoi occhi verdi guardavano il suo riflesso nello specchio come un vuoto, era rimasto lì come incantato. Era sempre stato in armonia con il suo corpo ecco perchè aveva deciso di fare il modello. Confronto i suoi amici, Harry aveva sempre amato vestirsi bene, con abiti che risaltassero bene le sue fattezze e utilizzando colori che a volte facevano risaltare in modo particolare gli occhi, come il giallo. Non era mai uscito di casa con qualcosa fuori posto e quando i suoi amici lo invitavano in qualche spericolata avventura,egli rifiutava perchè aveva paura di sporcarsi o rovinare qualche capo. I fotografi lo amarono subito, fin dal provino sapeva posare con totale naturalezza come se fosse destinato a fare quello e nient'altro. Da quel momento ha sempre lavorato per la YSL,dai suoi appena compiuti 16 anni fino adesso e ne ha 21.
Si scosse da quel tuffo nel passato a causa dell'isterico squillo del suo cellulare che prese sbuffando e dirigendosi in cucina rispose.
-Pronto.
-Harry dove sei finito?!
Harry conosceva ormai quella voce così familiare.
-Ehi Richie, buongiorno eh.
-È un pezzo che è giorno! Sei in ritardo di mezz'ora e se non muovi il culo ti rimpiazzo!
Detto questo riattaccò.
Harry però non sembrava preoccupato, diceva così da anni ormai e non era mai successo. Così si vestì in tutta calma indossando degli anfibi neri con dei jeans stretti sempre total black, una semplice camicia bianca con piccoli pois grigio scuro e una giacca blu. Uscendo iniziò a sentire il freddo pungente di Parigi, poi si tirò dietro il grande portone chiudendolo con un forte scatto. Erano le nove e mezza -doveva essere a lavoro un ora fa- Si concesse un caffè con un croissant e 20 minuti dopo era finalmente nel Palazzo di Sain-Sulpice dove risiedeva la casa di moda YSL. Entrò dalle porte di vetro nel "Palazzo" e salutò Adam, il portiere. Quei due andarono fin subito d'accordo.
Adam lavorava per la YSL da una vita ormai e quando vide il piccolo Harry la prima volta entrare impacciatamente da quelle grandi porte di vetro indossando un buffo cappellino di lana non fece altro che sorridere. Harry divampò in faccia e abbassò lo sguardo, così, Adam lo chiamò con un cenno. Il timido sedicenne si avvicinò alla grande scrivania della reception attraversando il lungo corridoio, con lo sguardo un po' perso in quelle mille luci che illuminavano sia il pavimento che il soffitto. Adam a quei tempi aveva ancora la barba e i capelli di un colore rossiccio, con qualche piccola ruga che si notava soltanto nel sorridere.
-s-sono nuovo.
-come ti chiami?
-Harry. In realtà Harold, ma tutti mi chiamano Harry.
-Io sono Adam, Adam e basta.
Si sorrisero entrambi.
-Allora Harry, quanti anni hai?
-Sedici e tu?
- molto più vecchio.
Harry ripensandoci non ha mai saputo quanti anni aveva Adam. Ma non poteva perdere altro tempo, doveva correre nell'ufficio di Richie. Accennò un altro sorriso ad Adam che ricambiò, e prese l'ascensore per il quarto piano.
-Finalmente.
Harry era appena entrato nell'ufficio di Richie e si era seduto pesantemente su una delle poltrone appoggiando la giacca sull'altra, incrociò le gambe, mise il gomito su un bracciolo della sedia portando una mano chiusa a pugno al mento.
-Allora Richie dimmi.
-Harry ricordi quando sei venuto qui la prima volta? Passato tanto vero?
- Sì saranno quattro anni.
-Quattro anni grandiosi no?
-E di ritardi
Richie scoppiò in una risata mettendo in mostra il bel sorriso che aveva. Lui sì che era un uomo elegante, ma che dire, era figlio di Pierre Bergè uno dei fondatori della YSL.
-Oltre ai ritardi hai fatto molti viaggi, hai guadagnato molto specialmente in America, sei uno dei modelli migliori...
Harry iniziava a sentirsi un po' turbato, lo voleva rimpiazzare davvero stavolta? Richie continuava a parlare con le mani incrociate come se fosse un poliziotto che sta eseguendo un interrogatorio, seduto un po' curvo verso la scrivania, ma Harry non batteva ciglio e continuava ad ascoltarlo.
-...insomma Harry sei davvero portato per il tuo lavoro.
-Grazie.
Sì limitò a rispondere.
Richie lo guardò per qualche secondo con aria turbata, poi fece un gran sospiro e si alzò. Si diresse verso la vetrata che dava proprio sulla cittadina di Parigi,guardando la grande distesa di costruzioni con la Torre Eiffel che spiccava sulle altre, dando le spalle ad Harry.
-Harry, mio padre ha fondato tutto questo tanti anni fa, e dopo la sua assenza ho iniziato a gestirlo io. Ma non ne sono all'altezza. Ci ho provato, ma io non amo questo lavoro. Ecco perchè abbiamo venduto le azioni aziendiarie ad un plurimiliardario tedesco e presto lui dirigerà la YSL...
Harry era muto. Non riusciva a muovere un muscolo, tutta la sua passione e la sua vita gli stavano scivolando dalle mani. Uno stupido capriccio di Richie lo stava mandando in rovina,"Egoista!" Pensò, un grandissimo egoista, a lui non piaceva quel lavoro, ne era stanco e cosa faceva? Distruggeva la passione degli altri.
-...I patti sono che dovremmo licenziare parecchio. Ma sono riuscito a convincerlo di lasciargli insieme all'azienda anche gli indossatori migliori.
-Io sono tra quelli, vero Richie?
Richie si girò con aria maliziosa e si riavvicinò alla scrivania, sedendosi di nuovo.
-Devo valutarti meglio. Certo sei bravissimo Harry, sei fatto per...
-Allora inseriscimi nella lista di quelli che rimarranno.
-Senti Har...
-Senti tu! Non puoi rovinarmi perchè vuoi fare gli affaracci tuoi chissà dove! -Harry ascoltami troviamo un'accordo.
-Okay.
Harry si sentiva divamparsi in faccia dalla rabbia.
-Il 5 ci sarà una sfilata okay? Verso le 22. Al discopub in Avenue Poirot. Fai una bella figura, fatti notare, alla sfilata ci sarà anche Wolfgang.
-Il nuovo direttore?
-Sì prenderà il mio posto per la metà di questo mese.
Harry guardò in modo determinato Richie e con uno sguardo di chi non aveva più alcuna stima per l'altro prese la propria giacca, uscì dall'ufficio sbattendo forte la porta senza nemmeno salutarlo.

《Il tempo di uno scatto.》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora