Quel giorno,Harry, invece di mezza giornata arrivò a casa verso sera distrutto. Quella mattina dopo aver lasciato Richie nel suo ufficio si diresse verso il suo camerino dove provò eterne quantità di abiti per trovare quello adatto con cui sfilare fra tre giorni e fare colpo sul nuovo direttore.
Naturalmente non aveva trovato nulla da indossare quindi il giorno dopo sarebbe andato a fare shopping in chissà quale costoso negozio di Parigi. Adesso non voleva più pensare al lavoro, era stanco, distrutto, ma era finalmente a casa e la prima cosa che fece è mettersi sulla piccola poltrona che aveva in stanza,vestito come suo solito soltanto in boxer. Assunse una posizione molto scomoda che gli lasciava una gamba a penzoloni dal bracciolo della poltrona, che dopo un paio di minuti iniziò a dondolare per il nervoso. Si sentiva così solo. Non aveva acceso nessuna luce, fissava il buio della casa e sentiva il rumore dei motori delle macchine lontane, al centro di Parigi.Harry inizialmente voleva prendere casa al centro di Parigi, il "Palazzo" a piedi era lontano solo 10 minuti e riconoscendo di essere un gran ritardatario gli sarebbe andato comodo. Non si sa per quale motivo poi scelse quella casa, con quel portone che ha un difetto a chiudersi e con solo tre stanze, buia e senza pittura decente sulle pareti. Il perchè della decisione così affrettata non si sa, ma dopo aver visitato quell'appartamente se ne innamorò decisamente. Harry si riprese dal suo dèjá-vu e decise di fumarsi una sigaretta, giusto per rilassarsi un po'. Si alzò e la cercò nel cassetto del comò che aveva affianco al letto ma all'interno c'era solo un atavoletta di cioccolata un po' mangiucchiata e un clipper vuoto.
"Uff con questo freddo devo uscire a comprarle.." disse infastidito portandosi una mano fra i capelli come se scocciato.
Si vestì velocemente, sempre al buio, non pensando all'abbinamento e indossando un cappotto abbastanza pesante poi uscì. Faceva un po' freddo quella sera ma Harry aveva bisogno di una sigaretta per calmarsi un po'. Quanto voleva prendere un aereo e non tornare mai più! Uscendo di casa si assicurò di aver chiuso bene il portone e dopo aver sentito la vecchia serratura scattare si incamminò verso Avenue Hausommes cercando un distributore aperto. Sotto le fioche luci dei lampioni che percorrevano il viale che si trovava sotto il suo appartamento riconobbe il cappotto firmato con cui aveva anche fatto qualche scatto un mesetto prima. Lo teneva al caldo ma non abbastanza e si stringeva nelle spalle cercando più tepore almeno al petto. Parigi era davvero bella di notte, anche in quel piccolo vicolo lontano dal chiasso notturno della grande città. Harry camminava svelto sperando di fare presto e tornare in fretta a casa prima che i piedi perdessero sensibilità dal troppo freddo e il naso ghiacciasse, ma sentendo un tossire molto forte dall'altra parte della strada si voltò per vedere chi era. Un uomo più basso di lui, vestito molto male, con i capelli spettinati sulla fronte si era appoggiato al muro e iniziò a tossire in modo preoccupante. Harry si fermò e attraversò la strada dirigendosi verso l'uomo che intanto si era accasciato a terra quasi non riuscendo più a respirare per la forte tosse. Harry si inginocchiò affianco a lui appoggiando una mano sulla spalla con aria molto preoccupata.
"Ehi signore cos'ha?"
L'uomo smise di tossire con molta difficoltà e con un filo di voce rispose:
"Tutto bene grazie"
"Senta devo accompagnarla a casa? Avrá una terribile bronchite!"
"Nono è tutto apposto"
"La prego lascia che l' accompagna a casa.."
L'uomo si appoggiò sulle enormi spalle di Harry e si tirò su.
"Riesce a stare in piedi?"
"Si."
Appena si alzò ebbe altri forti colpi di tosse tenendosi con una mano appoggiata al muro e l'altra sul braccio di Harry, poi riuscì a stare in piedi da solo.
"Dove abita?"
L'uomo guardò Harry e rimase sconvolto di quanto un essere umano può essere bello, sembrava che ogni piccolo difetto si incastrasse a perfezione con gli altri in modo da creare incantevole bellezza. Si sentiva davvero uno sgorbio rispetto a quel ragazzo così slanciato e vestito così bene "deve essere di chissà quale famiglia aristocratica di Parigi..." pensò..
"Ehi?"
"Ehm...si... ecco...non ho una casa... cioè si ma è lontana..."
"Oh la seguirò allora."
Incominciò a camminare svoltando a sinistra, strada parallela ad Avenue Hausommes. Harry iniziò a scrutalo mentre camminava alla sua destra. Molto più basso di lui, almeno di 20 cm,un viso giovane ma poco curato,con quei capelli spettinati sulla fronte e la leggera barbetta che circondava le sottili labbra... aveva lo sguardo basso con le mani nelle tasche, il passo era svelto e non aveva alcuna voglia di socializzare nonostante Harry si fosse preoccupato per lui. Quando si accorse che Harry lo stava fissando si gira esclamando con una voce acuta ma, che Harry, trovò incredibilmente dolce.
"Che c'è?"
"Oh nulla." Limitò a rispondere Harry.
Incrociando i suoi occhi Harry si sentì a disagio, erano ghiacciai. Stupendi occhi azzurri, così trasparenti e di un colore così cristallino, eppure così eternamente tristi e spenti. L'espressione era seria e turbata, infastidita, forse voleva tornare a casa da solo senza rompiscatole che non si fanno i fatti loro tra i piedi. Continuò a guardare davanti a sè senza dire nulla, ma Harry non riusciva a staccare gli occhi da quella creatura così bella.
"Come si chiama?" Fece Harry per rompere il silenzio o perchè gli interessava saperlo.
Si girò di nuovo verso Harry facendo incrociare di nuovo il verde smeraldo e l'azzurro ghiaccio.
"Louis."
"Louis...." ripetè Harry, come se lo conoscesse da una vita. Louis continuava ad ignorarlo come se non ci fosse,guardando davanti a sè la strada. Non chiese il nome ad Harry, perchè semplicemente non gli importava nulla. Ma Harry, dopo un periodo di silenzio glaciale,prese coraggio e si presentò:
"Io sono Harry,in realtà mi chiamo Harold, ma tutti mi chiamano Harry."
"Okay Harold" Rispose Louis con un sorriso malizioso per poi tornare a fissare la strada.
Il resto della strada fu in "silenzio di parole", ma gli sguardi che Harry regalava a Louis erano qualcosa di straordinario.
"Chissà se fa il modello... impossibile non ha una postura corretta...e poi non è molto..ehm..alto... ma è così bello."pensava Harry.
Ad un certo punto Louis si blocca e riprese a tossire davvero forte, incominciò a farsi pallido in viso. Portò a pugno la mano vicino le labbra e la stringeva così forte che le nocche era diventate bianche. Si girò di spalle ad Harry, che si era totalmente bloccato e non riusciva a muoversi spaventato dalla situazione di salute dell'uomo. Louis si accascia a terra senza respiro, strizaando gli occhi dal dolore e portandosi le mani in faccia per nascondere l'espressione sofferente.
"Signor Louis!" Urlò Harry riprendendosi e inginocchiandosi di fianco a lui.
Harry non sapeva cosa fare, gli portò una mano sulla spalla e percepì il tremore del corpo.
"Signor Louis cosa devo fare?!"
Louis non riusciva a respirare, era diventato pallidissimo e sudava freddo. Stringeva i denti per fermare gli attacchi di tosse ma il suo petto sussultava ogni volta che ne aveva uno. Harry, preso dal panico, gli sbottonò i primi bottoni del cappotto rovinato e poi con tutte le forze che aveva riuscì a metterlo di nuovo in piedi. Prese un suo braccio e se lo portò intorno al collo, con l'altra mano lo manteneva alla vita. Louis aveva quasi perso i sensi per la mancanza di ossigeno al cervello, quindi Harry lo portava quasi trascinando a casa propria.
"Signor Louis la porto a casa mia... chiamerò un medico..."
Harry camminava svelto con un peso addosso e iniziava ad avere un po' di fiatone. Louis era come se si fosse addormentato, non riusciva a reggersi in piedi e a volte si sbilanciava troppo rischiando di cadere insieme.
Harry tornò all'incroncio, svoltò di nuovo, e si ritrovarono nel viale.
"Signor Louis siamo arrivati, resista!"
Harry arrivò al suo vecchio portone, prese con difficoltà le chiavi, mantenendo sempre Louis appoggiato a sè. Sentì la serratura scattare. Appena aperto si precipitò dentro chiudendolo con un calcio.
Attraversò il piccolo piazzale e appena entrato nell'appartamento appoggiò Louis privo di sensi sul letto. Respirare non è un termine adatto a descrivere quella pochissima aria che entrava nei suoi polmoni.
Harry era spaventatissimo ma riuscì a mantenersi lucido e non andare nel panico. Velocemente gli sfilò il cappotto e gli appoggiò una coperta addosso.
"Signor Louis torno subito, vado a chiamare un dottore!"
Era quasi l'una del mattino.
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《Il tempo di uno scatto.》
FanfictionTemiamo i legami a volte perché per una manciata di istanti, l’amore ci dona la sensazione d’immortalità, anche se sappiamo di non esserlo. Scegliere di vivere in attesa o nel rimpianto è un alibi per non affrontare la paura più grande che abbiamo:...