Capitolo 1

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~Dicembre 2005~

Cammino calpestando la neve che scricchiola sotto la suola delle mie scarpe:converse consumate e rovinate,le stesse da sempre.

Oggi fa un freddo cane,ma io cammino lo stesso fra le strade innevate e deserte col fruscio del vento che mi fa da compagnia.

Sfrego le mani per cercare di riscaldarmi un po',poi mi fermo un attimo e levo il pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans prendendone una e lasciandola scivolare velocemente fra le labbra.

Prendo l'accendino e metto una mano avanti alla sigaretta per impedire al vento di spegnere la fiamma,ma nonostante i miei tentativi di accenderlo,l'accendino non ne vuole sapere.
Lo scuoto per cercare di farlo accendere ancora,ma è inutile,ho finito il gas.

"Fottuto accendino"

Mormoro tra me e me.
Lo rimetto in tasca e mi guardo intorno accorgendomi di essere vicina al palazzetto dello sport.
Oggi ci sono i ragazzi della squadra di calcio giovanile che fanno gli allenamenti,di sicuro ci sarà qualcuno disposto a prestarmi un accendino.

Faccio pochi passi ed arrivo vicino all'enorme portone del palazzetto,lo spingo per aprirlo ed entro.

Mi ritrovo subito davanti ragazzi in maglietta e pantaloncini che fanno addominali ed esercizi vari e ragazze sugli spalti che gridano come oche a mo di cheerleader per i giocatori più carini della squadra.
Pff,i soliti stronzi,le solite troie.
Non capisco come facciano con questo freddo ad indossare quelle magliette leggere e attillate solo per mostrare le loro "curve" che a volte sono anche inesistenti,ma vabe',a me non importa.

Ricomincio a camminare e sento gli sguardi dei pochi spettatori posarsi uno ad uno su di me,che cammino a testa alta,con la sigaretta fra le labbra,ignorandoli,ma tanto questa cosa succede sempre.

Mi guardano sempre tutti,ma non perchè sono bella o famosa o cose del genere,ma per il semplice fatto che non mi lascio condizionare da niente,tutti mi vedono come quella forte,menefreghista,sicura di sé e mi piace,mi piace tantissimo il fatto che loro lo pensino,che non sappiano come sono veramente,la gente se ne approfitta di meno se sa che sei una stronza che sa rispondere a tono e che non può essere toccata da nessuno.
Per loro sono così,un pezzo di ghiaccio inscalfibile, una ragazza che sa ciò che vuole.
Forse è per questo che non ho un ragazzo,perchè a loro non piacciono quelle che sanno tenergli testa,preferiscono le prede facili,quelle che si lasciano sottomettere,come quelle troie sugli spalti appunto.

Continuo a camminare indifferente cercando qualcuno a cui chiedere l'accendino,altrimenti mi toccherà aspettare la fine degli allenamenti.

Non trovo nessuno e mi siedo sugli spalti ad aspettare.

Ho proprio bisogno di sfogarmi con una sigaretta e a casa non ci voglio tornare,mi sono sempre ritenuta uno spirito libero e lì fra quelle quattro mura non mi sento a mio agio,specialmente se devo sentire ogni cinque minuti mia madre che dice: "Sara fai i compiti" "Sara non fumare" "Sara non tornare tardi la sera"
e di sentirla ripetere sempre le stesse cose non mi va proprio quindi preferisco rimanere a guardare questi coglioni coi calzettoni lunghi fino a sopra il ginocchio.

Il palazzetto comincia a svuotarsi,le persone più grandi tornano a casa ma le cagne no,loro sono sempre lì pronte ad andare all'attacco appena finito l'allenamento.

Si sente il fischietto dell'allenatore e lui che da il comando:

"Adesso allenatevi col pallone,fate palleggi,passaggi,quello che volete,ma muovete quelle gambe flaccide!"

Molto diretto l'allenatore,mi piace.

Dopo aver detto questo esce dal campo delimitato solo da un piccolo muretto visto che siamo all'interno.
Più che un campo sembra una palestra,non è neanche fatto di erba,ma se loro lo chiamano così...

Appena l'allenatore esce di scena loro,come non detto,cominciano a fare i dementi,ridendo e scherzando mostrando quanto sono bravi a fare i loro "giochetti" col pallone.

Vabe',qui la porteranno per le lunghe,meglio se vado via.
Scendo dagli spalti rimettendo la sigaretta nel pacchetto e volto le spalle al campo dirigendomi verso il portone,quando sento una botta alla schiena.

"Ma che cazzo è stato?!"

Mi giro col mio solito sguardo,quello che intimorisce tutti,sono consapevole dell'effetto che i miei occhi hanno sulle persone,quando voglio so usarli molto bene.
I giocatori dopo essere rimasti immobili per un millisecondo si voltano tutti facendo finta di niente riprendendo a giocare con gli altri palloni,hanno capito che è meglio se non rompono le palle.

Tutti si concentrano a fare altro,tutti tranne uno,che è rimasto lì a fissarmi.
È alto,molto alto,ha i capelli mori con quattro ciuffetti che gli ricadono sulla fronte,lo riconosco,è Mattia Bellegrandi, viene a scuola con me e le ragazze praticamente gli sbavano dietro,frequenta l'altra sezione,per fortuna.
Rimango ferma a fissarlo anch'io per vedere se si volta dall'altra parte come gli altri,ma non lo fa,mi guarda immobile.
Ma chi me la fa fare a restare immobile a sostenere il suo sguardo?
Ho di meglio da fare.
Mi rigiro per andarmene di nuovo ma sento Mattia che dice:

"Ragazzì,me passi la palla?"

Ah,ecco cosa voleva.
Pensavo di aver fatto capire che non l'avrei riportata indietro,ma a quanto pare lui non l'ha capito.

"Moretta,parlo co te,me la riporti o no
'sta palla?"

Moretta?
Moretta?
Ma da dove gli esce "Moretta"?
Mi giro di nuovo per guardarlo in faccia mentre lui è li che aspetta.
Infilo le mani nella tasca della felpa e mi posiziono,poi tiro un calcio al pallone puntando nella sua direzione e sperando che lo colpisca in piena faccia,ma,sfortunatamente,la prende al volo.

" Bel lancio moretta"

Mi fa l'occhiolino e si rigira unendosi al resto del gruppo mentre io infilo il cappuccio della felpa in testa e riprendo la sigaretta dal pacchetto per poi andare via.
Su di lui non ho l'effetto che ho sugli altri e questa cosa non mi piace per niente.

Mattia's POV

Mi unisco al resto del gruppo giusto il tempo per farla voltare e poi mi rigiro di nuovo verso di lei.
È bassina, con la felpa larga e i jeans,i capelli mori e lunghi,non ho idea di chi sia.
La guardo ancora imbambolato mentre si allontana da me,con la sigaretta fra le labbra,le mani nelle tasche della felpa e il cappuccio in testa,come se nulla la potesse toccare,come se lei fosse immune alla volgarità di questo mondo,con i suoi occhi blu che mi hanno guardato con quell'intensità e quella forza,quegli occhi che mi sono rimasti impressi nella mente.
Gli altri non hanno avuto il coraggio di guardarla negli occhi per vedere cosa c'è dentro,ma io si,io l'ho guardata e ne sono rimasto folgorato.

"Mattì lascia stare,non è roba per noi quella,guarda là quante belle ragazze ci sono"

Il mio amico Francesco mi fa tornare alla realtà e mi porta a guardare le ragazze sugli spalti,non hanno niente a che vedere con quella ragazza,ma c'è roba buona.
Gli sorrido malizioso e punto lo sguardo su una di loro,cadrà anche lei ai miei piedi come hanno fatto tutte.









Più forte del tempo||Mattia BrigaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora