Uno - La presenza

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"Anche oggi ho superato questa giornata, e senza nessuna allucinazione!" Pensai quando scesi dal bus scolastico e m'incamminai lungo il viale di casa mia. Persa nei miei pensieri alzai uno sguardo disinvolto verso quell'enorme casa in cui abitavo. Passo dopo passo, sentivo che qualcosa mi osservava da lontano, mi strinsi tra le mie spalle come se volessi ripararmi dal freddo, ma freddo non c'era. Mi guardai attorno, ma nessuna forma fisica era presente, l'unica materia che occupava un tempo ed uno spazio in quel luogo ero io. "Odio dovermi sentire insicura e spaventata nella mia stessa casa." parlai seccata tra me. Aumentai la velocità del mio il passo, quasi corsi, per raggiungere la porta d'ingresso che chiusi subito alle mie spalle una volta sorpassata. Tirai un sospiro di sollievo e, dopo aver riposto la borsa contente i miei libri sul divano del salotto, mi diressi in cucina. Aprì il frigo e presi la bottiglia di succo ai mirtilli che amavo tanto e ne bevvi un sorso, poi, un tonfo al piano di sopra. Quasi soffocai quando deglutii il succo per girare di scatto la testa in direzione delle scale. Posai il succo e con passo cauto mi diressi verso quest'ultime.
-Mamma?- nessuna risposta.
-MAMMA?- gridai una seconda volta con tono più alto, ma non ricevetti alcuna risposta.
Un altro tonfo mi fece sussultare, salì di corsa le scale e mi guardai attorno, nulla era fuori posto, decisi di controllare nella camera da letto di mia madre, "è vuota, lei non c'è" pensai "ma allora quel tonfo da dove veniva?" mi chiesi, incerta nel voler sapere la risposta.
Ritornai nel corridoio, concentrandomi sui rumori della casa, in attesa di qualcosa o qualcuno. Improvvisamente sentì l'aria divenire gelida, il mio respiro si fece affannoso e il battito del mio cuore si velocizzò, qualcosa mi era vicino, sentì il suo respiro su di me ed avvertì lo spostamento d'aria provocato dal suo movimento. Tutto mi girava in tondo, l'aria si fece pesante. Ebbi la sensazione di avere un macigno pesante sul petto, cominciò a mancarmi il respiro, tutto continuava a girare. La sua presenza era troppo imponente su di me, caddi sulle mie ginocchia ed a stento riuscì a respirare.
-Faith... Faith...- fece una voce sussurrata. -Sei sola adesso... Tuo padre non può più proteggerti... Sei inevitabilmente... Mia!- fece quella voce. Ricordo ancora la sensazione che provai alla pronuncia della sua ultima parola, quando mi disse che ero sua. Era come se il suo volto fosse ad un palmo dalla mia guancia e giuro che mi sembrò di sentire il suo respiro su di me. Rimasi in quella posizione per qualche minuto, fino a quando sentì la sua imponenza su di me. Un altro tonfo, più forte dei primi due, mi fece sobbalzare ridandomi controllo di me stessa e dandomi la possibilità di scattare al piano di sotto, verso lo studio di mio padre, dove ero certa ci fosse stato il terzo tonfo. Aprì di scatto la porta a vetro e tutto era in ordine, ma come varcai la soglia, dei libri vennero lanciati in aria, come se qualcuno li avesse presi da uno degli scaffali alla mia destra e li volesse lanciare verso di me, ma toccando il soffitto. La stanza divenne fredda e tutto cominciò a tremare, prima con debolezza, poi con ferocia, terminando con un vento impetuoso in tutta la stanza.
-COSA VUOI DA ME?- urlai con disperazione. Ero stanca di sopportare tutto questo, nulla mi faceva paura adesso, ero determinata più che mai a far cessare quella cosa.
Una voce rispose alla mia domanda -La. Tua. ANIMA!- urlò. Quella risposta mi fece gelare il sangue, ma ancor di più lo fece la sua voce così terrificante da restarmi impressa nella mente ancora oggi. Era stridula, pesante, claustrofobica, ma anche raffinata e seduttrice.
Tutto cessò al suo urlo. Dei fogli svolazzavano ancora in aria oscillando lentamente verso il pavimento, ma le mie gambe, al contrario di quei fogli, erano rigide, incapaci di muoversi in avanti o all'indietro. Mi sforzai con tutta me stessa di riprendere le mie capacità motorie per sistemare quel casino che si era creato, ma quando finalmente ci riuscì, una forza mi attraeva, senza nessuna logica spiegabile, alla libreria di mio padre, quella custodente i libri più rari del mondo, tanto rari e antichi che mio padre li mise in una libreria chiusa, potendovi accedere solo attraverso una chiave. La chiave! Chissà dov'era adesso. Provai ugualmente ad aprire la libreria, "Dannazione!" esclamai nella mia testa. La libreria naturalmente era chiusa, ma quando provai a cercare la chiave nella scrivania alle mie spalle, sentì lo scatto di una serratura. Alzai la testa di scatto credendo che mia madre fosse tornata a casa e che quindi fosse stata lei a scattare la serratura della porta, ma un cigolio alle mie spalle mi fece ricredere. La libreria era stata aperta. "Ma che..." pensai perplessa, poi una voce entrò nella mia testa spingendomi ad avanzare e prendere uno di quei libri, ma non un libro qualsiasi, uno in particolare richiamava il mio nome. Sentì come tante voci confuse tra loro nella mia testa, man mano che mi avvicinavo con l'indice al libro. Le voci aumentarono di volume, sempre più forte, sempre di più, mi sentivo estraniata dal mio corpo, come se fossi entrata in una sorta di trance. Le voci continuavano sempre di più, sussurrando parole incomprensibili, disconnesse fra loro, poi il silenzio.
Ero lì, ferma di fronte alla libreria con lo sguardo rivolto verso ciò che le mie mani tenevano strette. Una presa decisa e rigida, sicura di sé.
Feci un respiro profondo, provando a calmare il battito del mio cuore.
-Grand.. Grimoire..- sussurrai.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 23, 2015 ⏰

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