Prologo

41 4 2
                                    

"Il vento oggi è molto forte, mi scompiglia i capelli e mi graffia il viso come pietre sul vetro. Sento freddo stando qui fuori all'aperto, ma poco m'importa. Il gelo è la mia seconda casa, rincuora la mia anima cristallizzata come piccoli frammenti di ghiaccio. In casa non voglio starci, sopratutto dopo quella discussione animata contro mia madre e la mia stanza non mi fa sentire protetta, tutt'altro, m'incute paura, sento uno sguardo fisso e pesante su di me la notte. Ho raccontato delle ombre, dei rumori, dei graffi alle pareti, ho raccontato perfino del respiro che ho sentito la notte scorsa, a mia madre, mi ha presa per pazza, mi ha urlato di smetterla di leggere libri di fantasia perché poi questo è l'effetto che hanno su di me, le ho detto che non era la prima volta che avvertivo tutto ció in quella dannatissima casa, il risultato? Ha preso un appuntamento con uno psicologo. Se ci fosse stato mio padre, mi avrebbe creduto.
Papà, mi manchi.
Lui è morto in circostanze che ancora oggi non comprendo e quando chiedo spiegazioni a mia madre, lei evita il discorso. Mi ha anche vietato di entrare nello studio di papá, pur sapendo quanti ricordi ho rinchiusi lá dentro.
Credo che sia ora di andare, il freddo mi ha spaccato le labbra e le nocche delle mani.
Voglio mio padre, lui saprebbe come gestire il mio umore in questo momento.
-Faith."

La pioggia cadeva fitta contro l'asfalto che osservavo dalla finestra della mia cameretta. Poche auto percorrevano la strada, illuminando le tenebre della notte con la loro luce gialla. In casa vigilava il silenzioErano le 3:00 di mattina e non riuscivo a prender sonno, avvertivo qualcosa nella mia stanza e il suo sguardo mi disturbava il sonno. Dei brividi percorrevano lungo la mia schiena ogni volta che provavo a chiudere gli occhi e rilassarmi nel mio letto, ma niente da fare. L'atmosfera era troppo pesante li dentro perciò provai ad alzarmi, ma sentì il mio corpo pesante come un mattone e a stento riuscì ad alzarmi. Una volta alzata, uscì dalla mia stanza e scesi le scale, passando per la cucina, ma nel tragitto scorsi una luce dalle porte a vetro dello studio di mio padre, la cosa mi stranizzò dato che mia madre era di sopra che dormiva. Provai ad entrare nello studio, ma mi fermai sull'uscio della porta. Qualcuno era dentro e cercava indaffaratamente qualcosa tra gli scaffali di papà. Aprì un po' di più la porta per scorgere meglio quella figura, ma questa si accorse di me.
Feci un passo indietro quando le vidi il volto. Era una donna con il viso dannatamente segnato da cicatrici con capelli argentei ed occhi che scrutavano l'anima con il loro colore azzurro cristallo. Mi sentì per un attimo spogliata, svuotata di tutta la mia essenza quando mi guardò dritta negli occhi. Posò con cura un libro che aveva preso da uno scaffale, si voltò di nuovo dalla mia parte e dopo il cenno di un sorriso, mi venne addosso, ma non fu lei a colpirmi bensì una scia di fumo improvviso nella quale lei svanì. Caddi all'indietro sbattendo la testa, poi mi svegliai di soprassalto.
Il mattino seguente non feci tanto caso al sogno della notte scorsa, ma qualcosa mi turbava dentro, ma non saprei dire esattamente cosa fosse. Mi preparai per andare a scuola e dopo aver divorato, letteralmente, la colazione, salutai mia madre, poi sparì da quella casa dannata casa.

Helltown - Il Principio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora