Prologo

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Mancava solo un ostacolo alla mia vittoria.

Questa gara di atletica si è trasformata in un passaggio decisivo della mia vita.

Se vinco, potrei essere chiamata ai livelli nazionali, se invece qualcuno mi supera, anche solo una persona, potrei dire addio alla mia reputazione di migliore atleta, femmina, della mia categoria.

Alzai il piede, poi la gamba, per poi ritrovarmi dall'altro lato dell'ostacolo in legno. Ora dovevo solo correre. Correre i dieci metri che mi separavano dalla linea del traguardo.

E iniziai a correre, come se fosse una corsa dalla morte, come se non avessi via di scampo, come se mi stessero inseguendo.

Arrivai in pochissimo tempo alla linea di nastro giallo che si ruppe non appena si scontrò con la mia pancia.

Continuai a correre rallentando il passo fino a fermarmi.
La gente, i compagni, mio padre.. Tutte queste persone urlavano dagli spalti, la mia scuola aveva vinto.

La mia gara di fronte agli allenatori della squadra nazionale era finita.
Come anche il mio fiato.

Respirai, inizialmente a fatica. Presi un sorso affannato dalla mia borraccia.

"Ottimo lavoro Adams.." Si complimentò Carl appoggiando una mano sulla mia spalla.
Non riuscii a ringraziare. Ero ancora troppo occupata a prendere l'aria necessaria per vivere.

In ogni caso sorrisi, e lo liquidai piuttosto velocemente.
Una volta sfuggita al mio allenatore scesi i tre gradini che portavano agli spogliatoi.
Entrai in quel corridoio bianco e lungo.

Presi un'altro sorso d'acqua, e poi sospirai.
Beh, per lo meno ora il mio respiro non era più così affannato.
Mi fermai e poggiai la testa al muro.
Sospirai di nuovo.

Tornai a camminare verso la fine del corridoio, dove stava una porta ferrea grigia.

Feci forza sulla maniglia entrando nello spogliatoio.
Corsi a farmi una doccia, prima che chiunque potesse entrare.
Ero solo io. L'ultima gara erano gli ostacoli ed io avevo vinto!
Grazie al cielo. Grazie a Dio.

Girai la rotella del rubinetto facendo uscire, dallo spruzzino, dell'acqua calda. Mi insaponai velocemente, poi sciacquai via la schiuma.
Cercai di non bagnare i capelli perchè li avrei poi lavati a casa.
Dopo due minuti uscii dalla doccia avvolgendomi in un telone.

Mi asciugai per bene, poi mi rivestii con cura infilandomi, sopra l'intimo, i pantaloncini neri che avevo usato per la gara ed una maglietta rosa, che lasciava leggermente scoperto l'ombelico.

Sopra la maglia misi la felpa rossa della scuola, che aveva le maniche bianche ed una 'W' cucita sul lato destro.

Alzai i calzini bianchi fin sotto il ginocchio e mi infilai le converse alte nere.

Poi prendendo il mio borsone aprii la porta che portava all'ingresso del centro sportivo.

Subito mi saltarono addosso, in due, ed ecco di nuovo la sensazione soffocante di prima ritornare mentre quattro braccia mi stringevano in questo abbraccio.

"Sei stata grande Becky" gridò Charlie sistemandosi una ciocca dei suoi capelli, rossastri, dietro all'orecchio.

"Grazie" sorrisi timidamente.

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