Who are you waiting for?

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Le strade di Londra traboccavano turisti, gli auguri e i ringraziamenti echeggiavano per le vie, creando un allegro orchestra di voci felici. Una piccola banda improvvisata suonava canzoni natalizie, decorazioni rosse, verdi, oro e argento pendevano da ogni vetrina e terrazza. Harry camminava con passo spedito, il naso rosso, le mani gelide seppur avvolte nei guanti di lana, ma una sensazione di calore e calma nel cuore. Sua zia Mary lo aspettava in una laterale di quello stradone affollato per le 3 pm, ma ormai stava facendo buio e le 4 erano già passate da un pezzo. Il ragazzo estrasse il suo cellulare dalla tasca del giubbotto e compose il numero della zia. La donna rispose subito, con la sua voce zuccherosa ma allo stesso tempo preoccupata per il ritardo del nipote.

"Harold! Dove sei finito?"

"Sono in Regent Street, zia, ma non vedo la New Burlington..."

"È difronte al Colebrand International, Harold, appena sei lì davanti imbocchi la via e cerchi Heathcoat House."

"Va bene. Ciao." La zia riattaccò.

Harry sbuffò e continuò a camminare, cercando di non scivolare sul ghiaccio depositato a terra che, seppur coperto di sale, era sdrucciolevole e umido. Arrivò a casa della zia bagnato dal ginocchio in giù, visto che non avevano spalato la neve in New Burlington Street.

"Oh, Harold caro, sei tutto bagnato!" Zia Mary gli fece fare un bagno con acqua calda e sale grosso da cucina, che secondo lei gli avrebbe rilassato i muscoli. Harry accettò di buon grado l'invito di quella calda vasca bianca colma d'acqua e trascorse quasi un'ora con gli occhi chiusi e il corpo immerso nel calore, interrotto però dallo squillo del suo cellulare. Rispose indispettito alla chiamata.

"Pronto?"

"Harry, amore, sono io." La voce calda di sua madre lo confortò molto e quella pigra rabbia che gli era venuta svanì all'improvviso, trasformandosi in quiete e calma.

"Ciao mamma."

"Tesoro, sei arrivato da zia Mary?"

"Sì."

"È andato tutto bene?"

"Sì, certo. Tu quando arrivi?"

"Io arriverò per cena, penserai tu ad aiutare la zia, vero?"

"Sì sì, non c'è problema."

"Va bene amore mio. Allora ci vediamo dopo."

"Okay mamma. Ti voglio bene."

"Anche io." Harry uscì dalla vasca e avvolse il suo corpo nel grande asciugamano che gli aveva preparato la zia. Si vestì per la festa, le 6 erano passate da un pezzo e gli invitati sarebbero arrivati in un'ora e mezza. Indossò una maglia a maniche lunghe nera, un maglione verde con delle decorazioni marroni e rosse fatte a renna e a pacchi regalo e degli skinny neri un po'strappati sulle ginocchia. Nulla di che. Sistemò i capelli troppo lunghi con una fascia rossa, sorrise allo specchio e si piacque abbastanza per affrontare una cena di Natale.

Gli invitati arrivarono alle 7.30. Prima di tutti entrò sua mamma, Anne, che lo abbracciò e lo baciò sulle guance, poi sua sorella Gemma, zia Samantha, sua cugina Helen, altri zii e cugini, talmente tanti che non ricordava neanche di conoscerli tutti. Tra la folla però si distinguevano sette o otto volti estranei, sicuramente non appartenenti alla famiglia di sua madre. Harry notò che Anne stava discutendo appunto con una donna che doveva essere la madre di tutti i ragazzi sconosciuti, quindi decise di avvicinarsi alle due donne.

"Oh, guarda chi c'è!" Esclamò sua mamma, vedendolo arrivare. "Joy, ti presento mio figlio Harry. Harry, lei è Johanna, una mia nuova collega che passerà il Natale con noi." Sorrise alternando la sguardo tra il ragazzo e la donna. Quest'ultima ridacchiò, stringendogli la mano. Sembrava molto giovane, possibile che avesse già otto figli?

Who are you waiting for? (Ita)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora