Capitolo 1

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*Sto per salire sul traghetto. Tra un'ora capirai come ci si diverte d'estate*

Mi scrive su whattsapp Savanna.

*Ha-ha-ha come no? comunque so come ci si diverte*

*Scherzi vero!? Stare seduta sul letto tutto il giorno per tre mesi con solo un computer non si chiama divertimento*

*C'è a chi piace e a chi no. Poi non mi diverto sul portatile. Lo apro raramente se non per fare i compiti e leggere ebook*

*Estate al chiuso. Computer. Libri. Dimmi ora dove trovi la parola divertente*

*Sei crudele. Comunque sono fuori casa al momento. Nel bar davanti al porto*

Ed è vero. Sono seduta a uno dei tavoli all'aperto con una sedia vuota davanti a me che presto sarà occupata da Savanna venuta qui con l'intento di farmi divertire o Dio sa solo quale altra pazzia.

Ho ordinato una centrifuga all'arancia, melone e carote. Decisamente squisito. Non esiste aggettivo che lo descriva meglio di così. La centrifuga parla da sè.

Mentre mi gusto la centrifuga guardando verso il traghetto che si sta avvicinando un ragazzo da una faccia famigliare si siede al posto che dovrebbe andare a Savanna.

"Scusa, ma quel posto è occupato." gli dico con voce calma e gentile.

"Sì e anche gli altri 25 del bar." ha i capelli di un marrone scuro, quasi nero, e da quanto ho visto prima che si sedesse è anche molto alto, ha gli occhi più azzurri che abbia mai visto che ricordano il mare, è anche molto attraente ma non mi lascio intimidire, nè dal suo tono sfacciato.

"Sono dispiaciuta per te ma sto aspettando qualcuno."

"Sempre sicura di sé Richmond eh?" come mi conosce e come si permette di chiamarmi per cognome, non è un professore, troppo giovane, troppo arrogante. "E poi" Alza i palmi verso l'alto e fa come per guardarsi intorno "qui non vedo nessuno."

"Cosa non hai capito di "sto aspettando qualcuno"? E poi come mi conosci?"

"Tutti ti conoscono, io in particolare." sono colpita. come mi conoscono se non esco ma di casa? "Sei la bionda ricca col villone sulla spiaggia" i termini che ha usato per descrivere la mia casa sulla spiaggia mi fa ridere e lui pare stupito dalla mia reazione ma ride con me un attimo dopo "comunque sono Lorenzo Ferri, sono a due case dopo la tua, quella azzurra."

"Sì, tuo padre è Fabrizio Ferri. L'amico di mio padre. Io son-"

"Sì sei Amanda Richmond." e sa anche il mio nome "ricordi? ti conoscono tutti."

"Questo ancora non riesco a spiegarmelo. Come fanno tutti a conoscermi se io non conosco nessuno?"

"I tuoi conoscono un po' tutti dell'isola e frequentate questa spiaggia dapprima che nascessi tu, e poi te ne stai seduta sul balcone di casa tua a guardare chissà cosa per ore, quindi è inevitabile."

"Direi di sì" dico mentre ricevo una notifica da Savanna.

*Il traghetto dove sarei dovuta salire si è guastato appena sono salita a bordo e per di più gli altri sono già tutti pieni.Credo che dovrò passare la notte in albergo. Domani prenderò il primo traghetto. Mi dispiace.* sono le sei del pomeriggio e l'ultimo traghetto è alle 7 e dato che l'isola è una grande meta turistica, non mi stupisco che non riesca a trovare posto.

*Questa non ci voleva. Comunque mi manchi*

*Anche tu. Ci sentiamo questa sera.*

Faccio un respiro e prendo la borsa per cercare il portafoglio e pagare il conto.

"Cosa succede? Com'è quella faccia?"

"I traghetti sono pieni ed il suo è guasto. Non ci vedremo prima di domani mattina."

"Ma di chi parli?"

"Della persona che avrebbe dovuto occupare quel posto." cos'è stupido e soffre di alzheimer?

"Ah, credevo fosse una scusa per non sembrare un'idiota sola al bar."

"E' per questo che ti sei avvicinato? Per pena?" Lo guardo per un secondo ma non risponde, così pago, prendo la borsa "Lo dico di rado, ma sei uno stronzo." e me ne vado.

"Ehi! Amanda!" mi sento chiamare dei minuti dopo, quindi mi fermo e mi giro di scatto.

"Enzo, o Lorenzo, come diavolo ti chiami, se avevi intenzione di insultarmi perché non esco mai di casa, complimenti, missione compiuta. Ma non ho intenzione di farmi insultare e restare a sentire. Quindi se hai qualcosa di sensato da dire, dilla?"

Sembra colpito dalla mia reazione ma si ripende subito. "Senti non avevo intenzione di fare lo stronzo, solo che ho avuto una giornata di merda e ... non è da me. Mi dispiace veramente"

"Io non ho aiutato facendo la stronza dal momento in cui ti sei seduto, quindi direi che è un po' di entrambi."

Sorride sfoggiando quel suo sorriso, non so come faccia, ma è una specie di ipnosi. "Bene." Dice.

"Dovrei andare a casa quindi ti saluto."

"Vuoi farti tutta quella strada da sola?"

"Mi credi una donzella in pericolo? C'è ancora il sole, c'è ancora gente a quest'ora ed io ho diciottanni."

"No certo che no, mi chiedevo se non volessi compagnia per arrivare a casa."

"Allora andiamo."

Mentre camminiamo parliamo del più e del meno. Lui è di Milano e a quanto pare odia i suoi genitori a morte, lo dice in tono scherzoso quindi non gli faccio domande.

"Bene. Siamo arrivati. Allora direi che sia ora che entri."

"Si certo. Vai.." Speravo ci fosse qualcos'altro ma lo saluto con un sorriso e vado nella direzione verso casa "Aspetta!" Dice proprio mentre inizio a salire le scale del portico.

"Cosa?"

"C'è un-un falò questa sera."

"Già come sempre. Dall'altra parte della spiaggia."

"Già e mi chiedevo se volessi venirci con me?" Mi sta chiedendo di uscire?

"Vuoi dire una specie di appuntamento?"

"Io speravo che lo fosse." A quelle parole mi sento le guance in fiamme e scommetto che ha notato anche lui il mio rossore.

"Okay. Emm.... non so..."

"Non puoi dirmi che hai degli impegni, perché da quanto mi hai detto la tua amica arriverà domani"

"Mi hai beccata." E ridiamo insieme "Va bene. Ci sto." Sembra sorpreso quanto me della mia risposta.

"Okay. Bene."

"Direi di sì."

"Quindi vengo a prenderti alle 8.30 qui, sotto casa?"

"Si va bene."

"Allora a dopo."

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