Prologo

32 4 2
                                    

"Non capisco perché a me tutto questo" sbuffó la ragazza dai capelli color biondo miele, mentre la sua compagna stava cercando di sistemarsi i suoi capelli castani in una coda di cavallo.
"Vorrei poterti aiutare, ma io non so cosa fare, non posso far resuscitare la gente" disse cercando di consolare l'amica abbracciandola.
"Arrivo, vado un attimo in bagno" disse la biondina alzandosi dalla panchina all'ombra, mentre l'altra rimaneva seduta a ridere per la camminata goffa dell'amica.
Era una di quelle poche giornate a Londra in cui faceva caldo, si sentiva però un venticello leggerlo.
I bambini si rincorrevano per il parco, le mamme chiacchieravano tra di loro, alcune avevano in mano i cestini con dentro degli alimenti comprati qualche momento prima.
Passavano i minuti, ma dell'amica neanche l'ombra, così si alzò e corse nella direzione dove era andata eppure il bagno non era tanto distante quindi non poteva essersi persa.
Quando lo raggiunse bussò alla porta, ma niente, nessuna risposta.
Riprovò più volte ma la porta non si apriva.
Provò ad aprirla, diede un calcio e continuò così finché non riuscì a spaccare un pezzo di porta in modo da riuscire ad aprirla.
L'odore di marcio la avvolse completamente quasi da farle venire il volta stomaco, ma la scena proposta davanti a lei quasi la fece svenire per un momento.
La bellissima amica era distesa per terra, i suoi bellissimi capelli dorati ricci macchiati di sangue, gli occhi sbarrati e i muscoli del viso tesi, come se lei sapesse di star morendo, o meglio di saper che qualcuno la stava decapitando.
Le scarpe le si macchiarono di sangue e si accorse di star calpestando qualcosa di duro, un coltello? No era un macete.
Lo raccolse e le mani le si sporcarono di sangue, di quel sangue che la condannarono a vita.

DeceptionsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora