-Suicide-

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Un ennesima litigata, il mondo è arrabbiato con me.

Scesi in cucina e presi dal mobile una bottiglia di un alcolico qualsiasi. Mi diressi verso il divano e mi sedetti guardando la bottiglia che era nella mia mano destra. Era una bottiglia di vetro con dentro del liquido trasparente simile all'acqua.

Iniziai a svitare il tappo con un unico pensiero che si ripeteva all'infinito nella mia mente. Non voglio problemi, voglio dimenticarli. Buttai il tappo della bottiglia a terra, tanto questa bottiglia non avrà più bisogno di un tappo. Lessi il nome del liquido alcolico, Vodka... che nome strano. Mi portai il collo della bottiglia alla bocca e ingerì una sorsata del liquido trasparente. Sentì la bocca e poi la gola andare in fiamme, per poi sentire un sapore amaro ma allo stesso tempo dolce.

Continuai a bere e più bevevo la realtà diventava distorta, la testa leggera e i problemi soltanto un ricordo lontano. Era una così bella sensazione sentire il bruciore della Vodka nella mia gola e nella mia bocca... era piacevole.

Ormai la bottiglia era mezza vuota, o mezza piena. Tutto dipende dallo stato emotivo dello spettatore... per me era mezza vuota.

Finì di bere tutta la bottiglia e poi, per non so quale motivo, la scagliai con tutta la mia forza contro il muro davanti a me. Alcune volte non ricordavo quanta forza avevo nel corpo, e che con tale forza potevo ferire qualcuno solo con le mie mani. La bottiglia si frantumò in mille pezzi procurando un boato nella mia mente offuscata dall'alcol, ma che probabilmente aveva generato soltanto un botto seguito da vetri infranti.

Vetri.

Erano taglienti.

Taglienti come coltelli.

Potevo prenderne uno e tracciare una ferita verticale lungo l'avambraccio così da dividere le vene a metà e morire nel giro di pochi minuti.

Si potevo!

Sarebbe stato così semplice!

Un piccolo taglio e... Addio Draco Malfoy.

Sentì la voce di mia moglie chiamarmi, probabilmente aveva sentito il rumore. Rimasi in silenzio. Non avevo la forza di rispondere.

Guardai i vetri pensando, per come potesse pensare un ubriaco, ai pro e i contro di ammazzarmi. Mi buttai giù dal divano e mi avvicinai guardano il luccichio dei vetri sotto la luce splendente della luna. Erano così belli e allo stesso tempo potevano essere letali e micidiali. Li guardai per quelle che mi sembrarono ore, ma che probabilmente erano solo una manciata di minuti.

Presi il pezzo di vetro più grande e più affilato. Me lo passai tra le mani procurandomi delle piccole ferite sui palmi. Mi venne in mente in mente mio figlio. Quel bambino che sarebbe cresciuto senza un padre perché troppo vigliacco per affrontare la vita.

Mi tirai su la manica del braccio sinistro e, per non so quale motivo, la vista del simbolo di appartenenza al mio padrone non mi procurò neanche un sentimento.

Presi con decisione il pezzo di vetro e guardai i suoi angoli irregolari. Il vetro che alla fine è solo sabbia. Tutto è sabbia. Cenere alla cenere, polvere alla polvere. Polvere siamo e polvere ritorneremo. Alla fine di una persona cosa rimane? Possono rimanere i figli, i ricordi, dei cimeli o foto... Invenzioni, libri o canzoni. Niente di più concreto. Siamo tutti destinati a cadere nell'oblio... perché l'oblio è inevitabile.

Appoggiai la punta del vetro proprio sotto il palmo della mano esercitando un po' di forza. Vidi il sangue sgorgare sotto il vetro chiaro. Pensai a qualcosa di felice così da poter rivivere solo la felicità della mia vita. Avevo vissuto un infanzia e un adolescenza orribili. Entrambi quei periodi della mia vita mi erano stati strappati via in una maniera brutale dal corso del tempo e degli eventi.

Esercitai più forza sul vetro e, con un colpo deciso, recisi le vene del braccio. Lasciai cadere il vetro a terra mentre dalle mie labbra usciva un sospiro di dolore. Mi appoggiai al muro aspettando la fine. Una volta avevo sentito che quando una persona vuole uccidersi davvero non si taglia in orizzontale, perché quello è solo un modo per farsi del male. Ma se ci si taglia in verticale ci sono più probabilità di morire. E io volevo morire.

Dopo alcuni minuti vidi mia moglie entrare in salotto e rimanere scioccata dalla scena che le apparveva sotto gli occhi. Si precipitò da me piangendo.

La guardai e lei mi parlò: - Oh Draco! Perché l'hai fatto?! Non andartene... non mi lasciare! Non ci lasciare! Ti amo!-

Accennai un sorriso per poi portare lo sguardo sul sangue che lasciava a fiumi il mio braccio creando una pozza. La mano era fredda, non riceveva più sangue. La mia testa era ancora più leggera.

La guardai negli occhi: - Lascia... lascia che... le mie ult... ime parole sia.. no...- presi un respiro - Astoria ti amo- detto questo chiusi gli occhi.

L'ultima cosa che vidi? I suoi occhi verdi.

Sentii il mio corpo irrigidirsi.

Un urlo percepito lontano.

Sentii il mio cuore fermarsi.

Sentii il mio respiro arrestarsi.

Sentii il mio cervello smettere di registrare dati.

Sentii l'oscurità tirarmi giù.

Finii tra le gelide braccia della morte e poi... E poi non sentii più nulla.

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Draco Lucius Malfoy

5 Giugno 1980 - 7 Dicembre 2005

Suicide || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora