Avete presente le solite scuole?
Forse era proprio quello che mi aveva colpito: l'essere diverso dalle scuole che Austin mi aveva mostrato per foto, immagini prese dai siti internet perché lui non possedeva alcuna foto della scuola che frequentava.
Quel posto era così enorme. Alzai il viso per scorgere le enormi vetrate trasparenti che mi permettevano di vedere quanto fosse bello il cielo durante quella giornata.
Di fronte a me, una fila di armadietti riempiva la stanza, quelle strutture rosse e bianche erano bellissime da ammirare perché, una dopo l'altra, percorrevano il corridoio, interrompendosi solo per dare spazio alle porte delle aule che scorrevano in quell'androne infinito.
Mi guardavo intorno, cercando di capire a cosa dovessi rivolgere la mia attenzione, mentre Austin sorrideva ed ogni tanto salutava qualche gruppo di ragazzi.
Sentivo l'adrenalina scorrere nelle mie vene, come in quelle di tutti gli altri ragazzi che erano in quel corridoio, probabilmente perché era strano tornare a scuola dopo una rilassante domenica passata a casa.
Ogni giorno vedevo Austin ritornare a casa con una buona o una cattiva notizia, che raccontava ad Emma in ogni suo dettaglio.
Avevo sempre pensato che, data la giovane età di Emma e Will, probabilmente Austin li considerava più come un fratello e una sorella che un padre ed una madre.
Emma mi raccomandava spesso che, una volta arrivata a scuola, avrei potuto finire in qualche guaio, come ci era finita lei a quindici anni, quando era rimasta incinta di Austin: "a una certa età – diceva - è inevitabile fare certe esperienze, ma bisogna fare attenzione perché non sai mai in che guaio potresti finire."
A quelle parole mi spaventavo sempre, anche perché non ricordavo nulla delle mie "precedenti esperienze", tranne per il fatto che avevo letto sul mio diario che, dopo che Liam se n'era andato, avevo iniziato a fumare, bere, andare praticamente a letto con chiunque.
Quindi arrivai alla conclusione che forse il perdere la memoria era stato un bene, forse Dio voleva farmi smettere di soffrire in quel modo, e,forse, avendo perso i miei genitori, aveva preferito farmi dimenticare anche di loro.
Il mio armadietto non era molto distante da quello di Austin che, dopo avermi accompagnata in segreteria per ritirare i miei libri e il codice del mio armadietto, si avviò in classe di algebra, lasciandomi in corridoio con qualche decina di ragazzi e ragazze che aspettavano che la loro lezione iniziasse.
La pila di libri che portavo in mano era pesante tanto quanto un televisore al plasma, tant'è che feci fatica a riporli nel mio armadietto senza combinare guai.
Guardai la lista delle materie che avrei avuto quel giorno: Letteratura, Inglese, Biologia e Algebra. Wow, solo quattro.
Alzai le spalle e cercai il libro di Letteratura che avevo riposto prima, assieme agli altri sette, nel mio armadietto, benedicendolo mentalmente perché non era un mattone come quello di Chimica.
Così mi avviai in classe.
« Uhm.. aula B15... » sussurrai fissando il foglio con la piantina della scuola, per capire dove andare.
Trovai la classe e vi entrai, mettendomi all'ultimo banco, al momento vuoto, per non dare nell'occhio.
C'erano una decina di persone in classe, ed ognuna se ne stava lì a chiacchierare per i fatti suoi, e ne fui contenta perché almeno così nessuno si era accorto della mia presenza.
Quando la professoressa entrò in classe ognuno corse al proprio posto, ma nessuno prese a sedere vicino a me, meglio così.
« Ragazzi, com'è andato il Weekend? Spero bene. » sorrise andandosi a sedere, mentre ognuno ridacchiava perché non aveva avuto il tempo di rispondere alla domanda, forse nemmeno lo voleva.
STAI LEGGENDO
Hard
FanfictionNon ricordavo nulla, nessuna traccia della mia vita, nessun ricordo di un’eventuale famiglia, nessun sorriso di qualche ragazzo che mi avesse rubato il cuore, nessuna promessa fatta con un’eventuale migliore amica, nessun primo bacio, nessuna prima...