15th November

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Era da un po', ormai, che strofinavo la slavietta imbevuta di gel struccante, sotto al mio occhio.
Ieri sera avevo dimenticato di levare via il trucco, che alla fine consisteva in una linea di eye-liner e un po' di mascara.
Quando il viso era completamente pulito, mi sono sciacquata la faccia con dell'acqua rigorosamente fredda, come piace a me.
Ho spazzolato i miei denti per vari minuti, e mi sono diretta in cucina, dove l'odore di caffè regnava ormai.
Assaporo con calma il liquido scuro, bollente e più zuccherato del normale, come al solito, mentre leggo i numerosi giornali sparsi sul tavolo, per informarmi bene, ed essere pronta appena arriverò a lavoro.
Spalanco gli occhi quando leggo che è stata violentata una ragazzina di tredici anni, appena vicino Bradford.
Li sbatterei tutti sulla sedia elettrica quegli uomini che violentano le ragazzine, o le donne in generale.
Noi donne non siamo giocattoli. Meritiamo lo stesso rispetto che ricevono gli uomini.
Scuoto la testa e vado avanti.
Non voglio iniziare male la giornata.
Leggo Le Monde, Les Echos e il New York Times, prima di alzarmi e lavare la tazza.

«Già sveglia alle sette di domenica mattina?»

Mi volto e Zayn è seduto su una delle sedie intorno al tavolo in legno bianco.
Con una mano continua a strofinare l'occhio sinistro e con l'altra sposta i capelli indietro.
Il mio cuore perde un battito, mio Dio come è bello...
Persino appena sveglio, è bello da mozzare il fiato, con il viso stanco e i capelli spettinati.

«Uhm...sì...oggi devo lavorare...»

In risposta annuisce mentre strizza gli occhi e sbadiglia con una mano davanti alla bocca.

«E tutti questi giornali? Parli il francese? E anche il tedesco?»

Ridacchio posando la tazza piena di caffè, assieme alla zuccheriera, sul tavolo, davanti al suo viso.

«Natürlich, dass ich spreche. Je parle français aussi, mon chère.»

L'espressione di Zayn era indecifrabile e sconvolta.
«Okay, okay. Qualunque cosa tu abbia detto, va bene, sono d'accordo. Gracias por el café.»

«Nada.»

«Prima o poi troverò una lingua che non sai parlare.» sorseggia il caffè nella tazza, fra le sue mani, chiaramente divertito dalla situazione. «Di che ti occupi? Sei il google traduttore umano?» si lecca le labbra, bagnate di caffè, e perdo il respiro per un secondo.

«Purtroppo no, lavoro in radio, quindi devo sapere anche le notizie oltre il confine britannico, perciò devo leggere i giornali stranieri, e ho dovuto imparare il francese, il tedesco e lo spagnolo, che ho comunque studiato a scuola.»

«Mh, va bene. Ti posso accompagnare a lavoro, o è una cosa estremamente personale?»

Rimango sorpresa da questa sua proposta.
Sono rimasta ancora un po' interdetta dalla reazione di due giorni fa, e questo suo comportamento inaspettato mi ha davvero stupito, anche se è completamente normale.
Il ricordo del suo lato peggiore è riuscito a crescere, sovrapponendosi a quello migliore lasciando in mente solo il lato più triste di lui.
Però mi voglio concentrare sul suo lato migliore. Non può essere così male.

«Mi farebbe piacere. Fra mezz'ora usciamo, dammi il tempo di prepararmi.» sorrido e lui ricambia.
Il suo sorriso...
Sta mattina sono già tre volte che mi fa quasi svenire.

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