ALBUS' POV
Fu un'estate deliziosamente spiacevole.
Passavo le giornate in camera mia, sdraiato sul letto e con le mani incrociate al petto ad osservare silenziosamente il soffitto, come una di quelle mummie che avevo visto quando ero andato a visitare il British Museum con mamma e Lily qualche anno prima.
Rivedevo nel sonno gli occhi grandi e pieni di lacrime di Dena che mi guardavano; la sua voce rotta dal pianto che mi supplicava di perdonarla.
Era successo davvero in fretta e, cosa più raccapricciante, con la mia obbligata presenza in quella dannata stanza circolare per rendere il tutto decisamente (e volutamente) più frustrante: un attimo prima era Dena colei che mi stava davanti, un secondo dopo l'incantesimo, una ragazza qualsiasi.
Avevo visto la scintilla dei ricordi svanirle dagli occhi e, sebbene fossi stato io stesso a volerlo in un moto di rabbia, in quell'istante, per un solo piccolo istante, avevo desiderato di non aver mai aperto bocca, solo per poterla riavere indietro.
Ero stato impulsivo quel giorno assieme a Rose nel dormitorio femminile e, reagendo d'istinto, ero corso dalla preside e non avevo esitato a rivelarle ogni cosa.
Non era il pentimento quel sentimento che dimorava nel mio cuore.. era ben altro, ma non sapevo attribuirgli un nome.
Tristezza, frustrazione, delusione..
Già,forse la delusione era stata e continuava ad essere molta: non avrei mai e poi mai pensato che Dena potesse essere capace di arrivare a tanto pur di avermi tutto per sé.
Un anno fa avevo osservato i miei da un angolo della cucina intenti a baciarsi e mi ero sorpreso a desiderare un rapporto come il loro.
Così, quando Dena mi aveva baciato il giorno del mio compleanno, ero stato travolto da una gioia tale da pensare perfino di essere riuscito a trovare colei con la quale avrei potuto replicare, anche se non fedelmente, l'amore dei miei genitori.
Avevo pensato di poter finalmente riuscire ad essere completo e me stesso in tutti in sensi, con qualcuno che non fossero i miei due amici.
Invece,qualcuno da lassù me l'aveva impedito.
Che stupido che ero stato.
Guardando Bryan con Cecily lo stomaco mi si torceva quasi volesse ridursi ad un piccolo bozzo indistricabile colmo di tristezza e un pizzico di invidia.
Perché loro sì e io no? Cosa c'era di così sbagliato in me?
Che stupido che ero.
Rose continuava a ripetere che, metaforicamente, era una cosa da nulla e che non dovevo buttarmi giù per una ragazza, tanto meno alla mia età.
Forse aveva ragione, ma forse sarebbe stato meglio omettere il "forse", perché Rose aveva sempre ragione.
Mi ero decisamente ripreso dopo le sue costanti parole e i pomeriggi passati assieme a cucinare torte per distrarmi dal pericolo incombente della mia mente avevano fatto sì che riuscissi a lasciarmi cullare tranquillamente nelle braccia di Morfeo senza svegliarmi di soprassalto nel bel mezzo della notte con il rumore dei suoi singhiozzi nell'orecchio e le sue lacrime nei miei occhi.
Ma appena Scorpius mi aveva annunciato di aver finalmente fatto coppietta con Catherine, un macigno indistruttibile era improvvisamente riapparso sopra di me pronto a soffocarmi.
Era impensabile, e me ne rendevo tremendamente conto, eppure non potevo proprio fare a meno di lasciarmi sopraffare dall'inquietudine, la quale dominava la mia mente ogni qual volta il sole tramontava e il mio corpo era steso sul letto.
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Echo II
Fanfiction||Sequel di "Echo"|| Abbiamo lasciato i nostri protagonisti con la vittoria in pugno e il sorriso stampato in faccia. Tutto sembra finalmente andare per il verso giusto senza ulteriori interferenze e, fra canzoni, partite di Quidditch e risate, i lo...